Questo sito web utilizza cookie per fornirti la migliore esperienza di navigazione.

Il primo giorno della nuova creazione – Il giorno del Signore

Testi: Genesi 1: 1-2
Genesi 1:31, 2: 1-3
Giovanni 1: 1-5
Giovanni 19: 30
Giovanni 20:1,15-17

Buona domenica, fratelli e sorelle!

Qualche giorno fa  a Firenze, nell’ambito di una serie di incontri sul tema generale “Il Tempo del creato” è venuto a tenere uno studio biblico il rabbino capo di Firenze sul tema “Lo Shabbat, la benedizione del sabato”. E’ stata una serata speciale in cui il Rav ha cercato, ancor prima di spiegare il senso biblico del sabato, di comunicarci un’atmosfera. Il sabato è – ci ha detto – “l’impegno al non fare”, è una “sospensione del tempo ordinario”, è “l’entrata solenne in un tempo sacro e diverso”. Naturalmente noi siamo stati colpiti dal fatto che per un intero giorno – che fra l’altro è più lungo degli altri giorni in quanto va da prima del tramonto del venerdì a dopo il tramonto del sabato – non si usano computer, cellulari, televisioni. E mentre parlava e diceva che è la consuetudine di vivere un giorno in maniera completamente diversa dagli altri giorni che rende il sabato così speciale, io pensavo a quanto sia difficile abbassare la soneria dei nostri telefonini solo per la durata del culto,  a quanto sia invadente il rumore della televisione tutti i giorni della nostra vita, senza eccezioni, e a quanto sarebbe improponibile per giovani e meno giovani un blackout totale della possibilità di rintracciarci tenendo spenti i cellulari per un’intera giornata. Quella serata sul sabato si è snodata tra citazioni di preghiere e risposte a varie nostre curiosità ed è stata un’occasione preziosa per me per riflettere non solo sul significato biblico del sabato, che come cristiani che ci basiamo sull’Antico come sul Nuovo Testamento, deve comunque interpellarci, ma soprattutto sulla nostra domenica, sulla sua origine, sul suo significato. E su come la viviamo o dovremmo più consapevolmente viverla. Vi porgo queste riflessioni che sono basate particolarmente su alcune annotazioni temporali dei Vangeli e particolarmente del Vangelo di Giovanni.

Biblicamente il sabato segna il completamento della creazione. Sei giorni Dio opera, un giorno Dio riposa, Dio compie la creazione sostando davanti al creato. E il quarto comandamento richiede che anche tutti gli altri sostino il settimo giorno di ogni settimana, tutti, compresi gli animali, santificando, cioè mettendo a parte questo tempo e partecipando del riposo di Dio e della sua benedizione.

Il Vangelo di Giovanni  poi comincia con “In principio”. Il riferimento è alla creazione di Dio operata attraverso la Parola. La stessa Parola per mezzo della quale ogni cosa fu creata “è diventata carne ed ha abitato per un tempo fra noi”. Tutto il Vangelo di Giovanni è il racconto di questo tempo speciale in cui la Parola fatta carne ha comunicato con uomini e donne attraverso parole e segni portando avanti fino alla fine la missione che aveva ricevuto dal Padre. La prima parola che Gesù pronuncia nel Vangelo di Giovanni è “Chi cercate?” e l’ultima è “E’ compiuto”. E’ molto importante per la cronologia degli eventi che segnano questo “compimento” che Gesù, che Giovanni ci dice “amò i suoi fino alla fine”, compì  la sua missione morendo sulla croce allo scadere del sesto giorno. Il testo annota che il corpo di Gesù venne deposto dalla croce e portato in fretta da Nicodemo e Giuseppe di Arimatea in un sepolcro nuovo in un giardino vicino al luogo dove era stato crocifisso proprio perché stava per cominciare il sabato, che secondo la cronologia di Giovanni era anche la notte di Pasqua, dunque – annota l’evangelista - era un gran giorno. Gesù compie la sua opera adempiendo tutte le profezie che lo riguardano alla vigilia del sabato. Il sabato il suo corpo riposa nel cuore della terra, poi tutti i vangeli concordano col dire che all’alba del primo giorno della settimana la tomba venne trovata vuota. Il primo giorno (o l’ottavo) dunque Dio ha operato di nuovo nel ridare vita, nel ricreare vita nuova e vita eterna al suo Figlio. E’ il primo giorno della nuova creazione.

Il Vangelo di Giovanni fa quest’annotazione per ben tre volte. Quando Maria Maddalena va al sepolcro si dice: “Il primo giorno della settimana, la mattina presto, quando era ancora buio”, poi di nuovo la sera quando scrive:  “La sera di quello stesso giorno, che era il primo della settimana”, e poi ancora ricorda un episodio importante con cui conclude il suo Vangelo: “Otto giorni dopo, i suoi discepoli erano di nuovo in casa, e Tommaso era con loro…”. Tutto ciò non è a caso. Vedete, io penso che introdotto da queste annotazioni temporali sia indicato tutto ciò che caratterizza il tempo nuovo inaugurato da Gesù.

Posso dirlo molto brevemente:

1.      Il risorto fa a Maria Maddalena la stessa domanda che fece ai suoi primi discepoli, le prime parole che l’ evangelista ricorda: “Chi cerchi?”. Maria cercava lui: “Hanno tolto il mio Signore e non so dove l’hanno messo”. Gesù si svela a lei e poi le affida l’incarico dell’annuncio: “Va’ dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro”. Il primo giorno della settimana è il giorno del ritrovamento. Maria ritrova Gesù ma anche ritrova definitivamente se stessa. Il primo giorno della settimana è anche il giorno dell’incontro con il risorto e dell’invio per l’annuncio della figliolanza divina, l’annuncio della nuova comunità di fratelli e sorelle.

2.      Gesù risorto in quel primo giorno della settimana dà ai suoi discepoli e discepole lo Spirito Santo promesso e poi con esso, il dono della pace e del perdono, un perdono da estendere a tutti quelli che lo accolgono. Il soffio di Gesù risorto figlio di Dio, Parola incarnata sui suoi discepoli è segno della nuova creazione.

3.      Gesù risorto che torna a visitare i suoi l’ottavo giorno per affermare il primato della fede sulla visione, dà a questo giorno particolare, la caratteristica del tempo dell’adorazione. Tommaso fa la più grande, la più completa affermazione di fede quando esclama:“Signore mio, Dio mio”.

Se dunque biblicamente il sabato è il giorno del riposo e della contemplazione del creato nel riconoscimento del suo Creatore, la domenica è il giorno in cui ritroviamo noi stessi celebrando l’incontro con il risorto, l’inizio di una nuova vita, l’opera di Dio che  si rinnova di generazione in generazione nella comunità dei credenti. Il giorno in cui la comunità dei figli e delle figlie di Dio si incontra per cercare e trovare Cristo, per ascoltare la parola della grazia e del perdono, per sperimentare la presenza rinnovatrice dello Spirito Santo, per rafforzare la fede vacillante, il giorno sacro per adorare il nostro Signore e il nostro Dio. Il giorno santo in cui siamo poi mandati al mondo per proclamare l’annuncio del perdono, della vita nuova, del Regno inaugurato da Cristo risorto.

Un giorno Ides, una cara sorella camerunense mi raccontò che nel suo villaggio la domenica è proprio  diversa da tutti gli altri giorni, che sin dal primo mattino si sente l’aria di festa, che ci si abbiglia con cura con i vestiti e i colori delle grandi occasioni, si sente il trambusto nelle case perché tutti, grandi e bambini, siano pronti in tempo per le lunghe camminate al ritmo dei canti per arrivare in chiesa. E poi i tamburi, il ballo per celebrare il culto al Signore. Senza alcuna fretta. Bello no?

Fratelli e sorelle, diamo valore, significato, rilevanza al giorno del Signore. Creiamo aspettativa di questo giorno speciale in noi stessi e nei nostri bambini, facciamo spazio a Colui che crea e ricrea vita in noi e intorno a noi. Chi di noi può trovi del tempo  il sabato per prepararsi in silenzio e in meditazione entrando nel riposo di Dio e poi diamo spazio alla gioia e alla festa comunitaria nella domenica, giorno del Signore. Entrambi i giorni sono speciali.

Riprendendo una bella metafora di Abraham J. Heschel, che è valida anche per noi cristiani, è nel tempo e non nello spazio che il Dio della Bibbia costruisce le sue cattedrali. Gli spazi possono essere privati, il tempo invece appartiene a tutti. Sta a noi lasciare tempo a Dio perché lo riempia di se stesso. Di memoria e di futuro. E, facendolo, ci dia gioia.

E allora, di nuovo, fratelli e sorelle, buona domenica!