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La pace non e' assenza di conflitto

In questo momento il termine pace è l'argomento centrale dei pensieri e dei discorsi di milioni di persone, crediamo - visto che esso ricorre anche nel nostro essere credenti  - sia importante confrontarci e riflettere insieme sul suo significato. Certo, affrontare il tema della pace nella tradizione biblica, sarebbe un tema degno di diversi studi approfonditi, vista la notevole complessità delle questioni connesse, ma ci limiteremo a fornire alcuni accenni che serviranno a contestualizzare la comprensione del nostro testo.

Possiamo dire in primo luogo che la parola shalom ha un valore semantico molto più ricco delle sue traduzioni nelle lingue moderne: esso sta ad indicare soprattutto la pienezza della vita, corredata dal benessere fisico (salute), da quello spirituale del rapporto con Dio, dall’abbondanza dei beni materiali. Ricorre spesso anche come espressione di saluto e di addio. La pace (shalom), appare costantemente come un frutto dell’azione e della benedizione divina verso il suo popolo che si mantiene fedele all’alleanza. Tutto ciò è particolarmente evidente nella letteratura profetica, che individua un vincolo inscindibile tra pace e giustizia. Lo shalom, infatti, non può essere raggiunto – affermano i profeti –semplicemente con astute alleanze politico-militari con le varie potenze straniere di turno: esso, al contrario, non può in alcun modo prescindere da un vero cammino di conversione a JHWH e dall’impegno per la giustizia, per la cura del povero e dell’indifeso, dell’orfano e della vedova[1].

Assistiamo pertanto, a un incessante rapporto dialettico tra l’azione di Dio, che fa gratuitamente il dono della pace, e la responsabilità dell’uomo e della donna chiamati a collaborare a quest’opera divina. Shalom è così una realtà da edificare all’interno delle relazioni di conflitto umane, la cui realizzazione è però sempre parziale, limitata, del già e non ancora. Pace è la parola dell’eternità, una briciola di Regno nella quotidianità.

«Vi lascio pace; vi do la mia pace».

Nell’antichità greca la divinità che impersonava la pace, che si chiamava Eirene, era raffigurata con Pluto, divinità della ricchezza. Una raffigurazione per immagini di uno spirito che dopotutto c’è ancora oggi: una pace che è base per il benessere, inteso come ricchezza.  Oppure una ricchezza che dà significato alla pace.  Da qualunque parte si giri quest’immagine non convince appieno: non perché bisogna sempre, essere critici verso la ricchezza o perché noi dobbiamo aspirare alla povertà, ma perché l’idea che il semplice benessere garantirebbe la pace è smascherata dal banco di prova del mondo, dove molto spesso è il benessere degli uni a creare l’assenza di pace per gli altri (e dove molto spesso neanche quelli che hanno benessere trovano pace!).  Al tempo di Gesù c’era anche la pax romana.  La pace imposta, per soddisfare l’orgoglio umano, la ricerca umana di grandezza: come fai ad essere l’imperatore coronato d’onore se non sai mantenere la pace?  Eppure non è proprio di fronte a questi tipi di pace che celebrano la grandezza umana, che già nella Scrittura si leva il grido dei profeti che ricordano che le piaghe del popolo non si possono curare alla leggera, proclamando ciò che non c’è?[2]

Gesù nella consapevolezza di tutto ciò non offre la pace del mondo, ma parla della Sua pace.  “Vi do la mia pace”.  La pace che Cristo porta ai suoi non si lega e non dipende dal benessere; la pace di Cristo non è quella portata dal principe che si corona di grandezza, ma è portata da un principe che è stato coronato di spine, non è quindi la pace o il compiacimento della gloria umana.  La pace di Cristo è quella creata dal Consolatore, dallo Spirito che fa tutte le cose nuove, a cominciare da te e da me.  Cristo viene a noi, per dimorare in noi e per donarci la sua pace.  Tale pace potrebbe venire solo da Dio, infatti, è diversa da quella effimera, fragile e superficiale di questo mondo, non dipende dalle circostanze e dal tempo. In mezzo alle difficoltà, al dolore, alle persecuzioni, ai problemi di vario genere, quando tutto va a rotoli, quando non vediamo nessuna via di uscita, nelle prove di vario genere, possiamo avere la pace del Signore. Infatti, l’apostolo Paolo nella lettera ai Filippesi in 4:4-6 stava vivendo una realtà spirituale che va oltre la pace umana, una pace che può esistere e resistere anche in mezzo alle turbolenze della vita.

Cari fratelli e sorelle, questo oggi anziché sfidare Dio chiedendogli conto dell’assenza di pace nel mondo, facciamoci questa domanda:  perché non c’è pace in te?  La pace di Cristo non è del mondo, ma del Regno. Non è degli uomini, ma di Dio. Non riguarda l’assenza di guerra ma vita eterna accanto e in Cristo. «Il vostro cuore non sia turbato», conclude Gesù!

 

 

 

 



[1]Es 22, 21; Sal 82.3