La Storia dei Battisti in Italia
Il dopoguerra
La ricostruzione del dopo guerra seguì due linee fondamentali con il ritorno dei missionari. Da una parte si instaurò una politica di assistenza economica che si traduceva in aiuti e soccorsi economici e distribuzione di cibo e vestiario. Questo aspetto suscitò in alcuni luoghi, soprattutto nel Meridione, molte adesioni ridimensionatesi quando i soccorsi finirono. Dall'altro, più importante, si intrapresero numerose iniziative evangelistiche che in poco tempo fecero raddoppiare il numero di battisti. La scuola teologica battista che in un primo momento era stata stabilita a Roma fu riaperta a Rivoli nel 1949. Lì si formò la nuova generazione di pastori battisti. Le chiese furono strutturate e riorganizzate. Si diede un impulso al lavoro delle scuole dominicali e con i giovani, e fiorirono l'organizzazione giovanile e quella delle donne battiste.
I primi missionari non si limitarono ad aprire chiese. Insieme ai locali di culto essi si occuparono anche del benessere fisico e culturale e fondarono orfanotrofi, ospedali, asili per anziani, circoli ricreativi e culturali, scuole ed altro. Questo tipo di attività non trascende di solito il proprio tempo per entrare nella storia. Occuparsi degli ultimi che normalmente non lasciano traccia di sè implica a sua volta passare a popolare le nebbie del Lete della storia. Sarebbe opportuno riscattare dall'oblio tutte le iniziative tese ad alleviare le sofferenze e la precarietà di vita degli assistiti in questi centri sparpagliati in tutta Italia e gestiti dalle chiese evangeliche italiane. Questa doppia spinta verso l'evangelizzazione e il servizio diaconale formano parte dell'essenza di tutte le chiese evangeliche italiane. Sono due squisiti frutti del tipo di spiritualità risvegliata. Orfanotrofi e scuole furono aperte a La Spezia, Napoli, Roma, Altamura e in molti altri luoghi.
Dopo la guerra si avviò anche la ricostruzione delle opere sociali. In questo contesto è importante notare come i battisti, insieme ad altri evangelici, rinunciarono a riaprire le loro scuole. L'assunzione della necessaria laicità dello stato e dunque della scuola, e la lotta per una piena libertà religiosa in Italia indicano il progresso culturale fatto dai battisti e dagli altri evangelici. Si sentiva però la necessità di creare luoghi di incontro, di dibattito e riflessione aperti a tutti dove confrontarsi con la cultura laica e di sinistra, prima, e poi anche con il cattolicesimo. Furono creati a questo scopo due centri di incontri a Santa Severa e Roca di Papa. Ma in altri luoghi sono sorti centri di incontro più piccoli gestiti dalle chiese locali.