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Il Cantico dei Cantici: il primo canto

L’incontro e la scoperta della bellezza dell’altro

Nella Bibbia abbonda l’uso delle metafore e immagini matrimoniali per riferirsi al rapporto tra Dio e Israele, alcuni esempi: Is 54,4-6 e 62,4.5; Ger 2,2. e 3,1.20; Ez 16; Sal 45. Il NT  segue questa scia p.e. Mt 9,15; Ef 5,23.27.29; Ap 19,7-9; 21,2.9 e 22,17.

Quest’abbondanza di riferimenti biblici conforta la nostra scelta interpretativa del Cantico in chiave relazionale. Si descrive l’amore tra un uomo e una donna in diverse scene (almeno 6) e con alterne vicende, per indicare e riferirsi alla relazione tra Dio e il suo popolo sotto la chiave dell’amore. Le due possibilità a cui accennavamo, che il Cantico sia un poema unitario o una raccolta di singole componimenti, sono legittime. Tre avvertimenti infine: il primo riguarda la difficoltà maggiore di lettura del testo oggi nel nostro contesto, noi abbiamo perso il gusto estetico dell’allegoria e in generale del simbolismo, noi viviamo un tempo in cui prevale il linguaggio diretto (e a volte crudo, scarno, senza mediazioni simboliche), per cui il cantico urta a volte la nostra sensibilità – non lo capiamo e dunque non ci piace -; il secondo è evitare il rischio di leggere sotto l’influsso delle nostre impressioni, soprattutto quando si legge poesia questo ci mette una benda sugli occhi; il terzo riguarda la difficoltà dell’allegoria in particolare e del linguaggio poetico in generale, per cui si impone una chiarificazione sulla poetica ebraica cominciando con il parallelismo dei termini.

IL PARALLELISMO DEI TERMINI.

E’ questa la caratteristica dominante della poetica ebraica. L’idea di fondo è semplice. La poetica occidentale si presenta con due caratteristiche fondamentali: rima e ritmo, la rima consiste nell’assonanza o consonanza, l’identità fra i suoni dell’ultima parola dei versi; il ritmo consiste nella cadenza degli accenti in una riga (chiamata verso) a sillabazione fissa (dieci, undici, quattordici sillabe per verso). La poesia ebraica invece si fonda sulla ripetizione dei termini e del pensiero, che si pongono in parallelo nei versi. Il pensiero che si vuole esprimere si presenta sempre in questa forma ripetuta o ampliata due o tre volte, raramente anche quattro. Il parallelo può essere d’identità o di opposizione il che ci dà due forme fondamentali di parallelismo: sinonimo e antitetico. Vediamo alcuni esempi del primo tipo di parallelismo nei vvss. 2-4: “mi baci egli dei baci della sua bocca – poiché – le tue carezze (amori o mammelle) sono migliori del vino”, abbiamo due versi che sono posti in parallelo con “il tuo Nome è un profumo che si spande – perciò – ti amano le fanciulle (la ragazza stessa). E’ evidente il rapporto Baci-bocca e Nome, carezze si corrisponde al profumo che è migliore del vino. Questo tipo di parallelismo crea delle immagini o metafore chiamate di primo grado (A – i tuoi amori - è meglio di B – il vino -,  C – il tuo Nome che è la persona stessa - è come A – saporito come i suoi amori, A è uguale a C). Questa procedura linguistica è continua, uno strumento di costruzione dell’universo poetico del testo. Abbiamo un altro tipo di parallelismo riferiti ai verbi e alle azioni, funziona allo stesso modo: correre ed essere attirati equivale ad essere condotti nella stanza dove la presenza dell’amato si impone nella sua prepotente bellezza. La conclusione è a ragione sei amato. La ragazza dà ragione del suo amore il che ci introduce al tema della ragionevolezza dell’amore, vi è un motivo per il quale noi amiamo Dio, siamo attirati verso di lui, e questa ragione risiede nella persona stessa dell’amato, nel suo essere con noi e per noi, non è una ragione all’infuori del rapporto stesso, ma che appartiene alla natura della relazione tra le persone che si amano. L’allitterazione si dà quando sono posti in parallelismo sinonimo o antitetico due parole diverse che sono quasi identiche morfologicamente all’inizio del verso (stico carezze-amori-mammelle). In secondo luogo il parallelismo è stabilito fra i due complementi “migliori sono i tuoi amori del vino” e “gioiremo e ci rallegreremo” gli effetti del vino che sono indirettamente paragonati all’ebbrezza dell’amore. Il secondo parallelismo deriva dal primo, il tuo amore rende euforici come il vino. Il secondo parallelismo consiste in un tipo di metafora chiamata di secondo livello in cui viene trasferito il significato di un termine ad un altro (“baciarti è come bere un mosto ubriacante”). Quando il parallelismo si presenta in questo modo è chiamato completo perché sono posti in parallelo tutte le parti dei due versi, ogni verso ebraico è chiamato stico, due o tre di questi versi formano l’unità fondamentale della poesia ebraica (la nostra strofa), che è sempre posta in parallelismo.

Altro esempio: “Sono scura ma bella, o figlie di Gerusalemme come (1) le tende di Chedar (2) i padiglioni di Salomone; non guardate se sono scura è il sole che mi ha abbronzata” v. 5 e 6b.

I termini posti in parallelo sono: la pelle scura della ragazza, le tende di Chedar (dei beduini) e i padiglioni di Salomone; in questo caso il parallelismo è posto fra parole che trasferiscono ciascuna all’altra il proprio significato specifico per chiarire la bellezza della ragazza (dalla pelle oscura), perché il sole l’ha guardata e dunque è abbronzata. Quando il parallelismo si presenta in questo modo lo si chiama “incompleto” perché uno o più elementi del primo stico non è posto in parallelo con l’elemento equivalente del secondo (o terzo) stico: il sole che l’ha guardata.

Il parallelismo è un sistema di costruzione di metafore che gli occidentali chiamiamo del primo e del secondo livello. Non si può però pensare che il parallelismo sia un meccanismo semplice o primitivo, una sorta di primo stadio di forme poetiche arcaiche che poi si sono evolute verso le forme complesse che noi conosciamo. L’evoluzione delle lingue è sempre verso una progressiva semplificazione, cioè, il contrario dell’evoluzione genetica. C’è un altro tipo fondamentale di parallelismo chiamato sintetico o formale. Consiste non tanto nel ripetere quanto nel “completare” il pensiero che il primo verso o elemento ha introdotto. Vediamo come esempio le successive aggiunte con cui descrivono il ragazzo e la ragazza l’altro, l’altra.

Il ragazzo accumula questi parallelismi riferiti alla bellezza della ragazza e delle parti del suo corpo che va scoprendo: cavalla, occhi di colomba, giglio tra le spine, la guancia, il collo. Anche la ragazza accumula immagini parallele della bellezza del ragazzo: sacchetto di mirra, grappolo di cipro delle vigne, melo tra i rovi del bosco. Si accumulano anche le azioni e i verbi che denotano la progressione delle gioie dell’essere insieme e del godere l’amore vicendevole. Con questo tipo di parallelismo si va completando il pensiero iniziale. In realtà il parallelismo sintetico in questo caso è una “combinazione” dei due tipi fondamentali di parallelismi applicati a due pensieri complementari. Ci sono altri tipi di parallelismo derivati da questi tre tipi basilari. L’analisi di testi poetici biblici deve tenere conto di questa caratteristica.

La poetica ebraica ignora praticamente la rima. Utilizza altre risorse come l’allitterazione già descritta, l’identificazione consonantica di due parole poste all’inizio dei due o tre versi di una strofa (se esse sono allo stesso tempo poste in parallelismo ci troviamo di fronte a una figura di grande valore poetico per la sensibilità ebraica). L’assonanza consiste nell’identificazione o ripetizione della vocale accentuata lungo la strofa. Il gioco di parole o paronomasia è molto usato. L’onomatopeia consiste nella somiglianza fra il suono e il significato della parola. Tutte queste risorse tecniche sono, evidentemente, intraducibili .

Il primo canto racconta dunque la scoperta dell’amore, l’incontro e la progressione dell’amore e del desiderio e si corrisponde con l’inizio della scoperta del nostro rapporto con Dio, quando la persona scopre di essere dinanzi al suo creatore. La scoperta di Dio è scoprire se stessi nel senso del denudarsi di fronte a Dio per mostrarsi così come siamo. Gli elementi che dominano la poesia sono la bellezza che fa nascere il desiderio, l’incontro e la vicendevole attrazione, la scoperta dell’altro e dunque delle ragioni dell’amore. Si descrive un cammino, una ricerca intensa, le parole descrivono questa realtà portando il linguaggio allo stremo delle sue possibilità. Notate infine lo sfondo pastorale del racconto: siamo in un contesto di pastori. Non è necessario insistere sulla persistenza di questo tipo di immagine nella Bibbia.