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DIETRICH BOENHOFFER E LA TEOLOGIA DELLA SECOLARIZZAZIONE

La seconda metà del ventesimo secolo vide un fiorire di teologie di tutti i tipi. All’inizio di questo periodo dobbiamo distinguere alcuni eventi importantissimi. Il primo è il grande sviluppo della teologia cattolica romana che culmina con il Concilio Vaticano II°, la fine della II° Guerra mondiale, la fondazione del Consiglio Ecumenico delle chiese e il consolidarsi della teologia ecumenica e della teologia del dialogo interreligioso, l’incontro del cristianesimo con le religioni del mondo. Un luogo importantissimo occupa in questo fiorire di nuove teologie la teologia della secolarizzazione iniziata con le opere di Dietrich Bonhoeffer, di Friedrich Gogarten e di Harvey Cox. La figura di Bonhoeffer risulterebbe secondo alcuni un tanto inflazionata, al punto che molti fanno provenire da lui tutte le teologie cosiddette contestualizzate. Non vi è dubbio dell’importanza della sua figura nello sviluppo attuale della teologia. Lui si era formato a Berlino nel tempo del conflitto fra la teologia liberale (Harnack) e la nuova teologia dialettica (Barth) nascente. In questa parte del 20° secolo irrompono come componenti del compito della teologia: il contesto politico, la condizione del teologo (teologia femminista) la situazione storica o esistenziale che vive il teologo. Evidentemente questa irruzione cambia la teologia che diventa sempre più settoriale, più specializzata e contaminata sempre più da elementi che prima non entravano nel compito del teologo.

Bonhoeffer è stato uno dei rari uomini di chiesa  che abbiano osato opporsi a Hitler in modo attivo mettendo in pericolo la propria vita. Sin dall’inizio si oppose alle persecuzioni degli Ebrei e alla confluenza delle chiese evangeliche tedesche luterane e riformata nella nuova chiesa di stato fedele al nazional-socialismo. Bonhoeffer fu dalla sua fondazione una delle figure chiavi della chiesa confessante opposta al regine nazista. Lui intendeva il suo compito di teologo come quello di un cristiano che rende testimonianza a Cristo, l’uomo che visse e morì per gli altri, al costo della vita e della propria morte nel suo tempo. Seguire Cristo non è mai a buon mercato, la grazia di Dio non è mai venduta come i saldi fine stagione, occorre pagare un prezzo per il discepolato cristiano. Lui decise di pagare questo prezzo con la vita perché così interpretava la sequela di Cristo nella Germania nazista. Bonhoeffer intendeva anche il compito del teologo come un dialogo con i suoi contemporanei. Queste tre parole definiscono l’uomo e la sua opera: Teologo, Cristiano e Contemporaneo e sono il titolo della sua biografia scritta dal cognato e amico Bathge come vedremo tra poco. Nella sua opera principale Resistenza e Resa, le lettere che dal carcere di Tegel inviava al suo amico teologo Bathge, in parte  responsabile della creazione del mito Bonhoeffer, ai genitori e alla fidanzata Maria. Queste lettere teologiche tracciano un bilancio teologico del cistianesimo nel tempo della Seconda guerra mondiale e dei campi di sterminio. In uno di questi campi di sterminio a Flossenburg, nell’Alta Baviera, il giorno del 9 aprile 1945, Bonhoeffer fu impiccato, la corda era stata fatta con del filo spinato. In quell’abisso di malvagità creata dall’essere umano, dall’inferno in terra, sapendo di morire questo giovane teologo affronta la questione che non lo lascia tranquillo, sapere che cosa sia il cristianesimo, o anche chi sia Cristo propriamente per noi oggi, la questione chi è Cristo, chi è il cristiano in un mondo diventato adulto (muendige Welt). Il giovane teologo Bonhoeffer tenta di rispondere a questa questione irrisolta dal tempo dell’illustrazione.  L’illuminismo aveva posto 3 obiezioni micidiali al cristianesimo. La prima riguardava l’ateismo, si pensava che la religione apparteneva a uno stadio primitivo dell’umanità, il mondo moderno, il mondo adulto di derivazione kantiana e scientifica non poteva essere religioso né credere in Dio. I miracoli su cui il cristianesimo fondava la sua pretesa di religione rivelata non solo erano negati dai moderni illuminati, ma addirittura i miracoli veri erano considerati quelli delle scienze e della tecnologia. I racconti di miracoli erano considerati dei miti, delle leggende o delle favole per bambini. In terzo luogo l’illustrazione negava alla radice la possibilità di una rivelazione proveniente dal mondo sopranaturale e dunque la separazione fra un piano naturale e un piano sopra-naturale, c’era un solo mondo, il mondo dei fenomeni fisici. I teologi liberali avevano cercato di salvare il salvabile in questa cornice moderna del mondo, avevano però rinunciato a la rivelazione e alla distinzione tra Dio – Natura – mondo – uomo. La teologia neo-ortodossa e più in generale la teologia tradizionale, si erano trincerate nella negazione del moderno senza accettare un confronto vero con la cultura razionalista e atea dell’uomo moderno. Bonhoeffer tenta un’altra strada oltre a quella di “cercare di convertire gli increduli”. Bonhoeffer accetta di partire nella sua elaborazione teologica dal concetto del mondo diventato adulto. In questo consiste la sua originalità e la ricchezza della sua proposta sul piano teologico.

Di fronte al mondo diventato adulto si possono assumere alcune posizioni che semplificano il problema. Si può per esempio prendere congedo dalla fede cristiana, perché considerata incapace o incompatibile con la epoca moderna. Chi lascia il cristianesimo può scegliere diverse strade: una vaga religiosità, un agnosticismo indifferente verso la questione di Dio, o un ateismo più o meno militante. Si può prendere la strada opposta, e dunque prendere congedo dal mondo moderno negando la legittimità dell’epoca moderna. Certamente non mi risulta chiaro come si possa fare, ma i fondamentalismi rappresentano questo tipo di rifiuto assoluto della modernità. Chi questo fa dà un salto spesso mortale all’indietro verso il medioevo o addirittura il paleolitico. Questa posizione di rifiuto del mondo è assurda, non è cristiana, in questi due casi si elude uno dei termini del problema. Nel primo caso si nega la validità della fede, nella seconda si nega la legittimità dell’epoca moderna, ma, non possiamo entrare in una macchina del tempo e apparire nel terzo o nel quindicesimo secolo della nostra era. Se non viviamo nel nostro tempo in dialogo con i nostri contemporanei, la nostra teologia, il nostro messaggio saranno irrilevanti per la cultura moderna.

Può succedere un’altra cosa, si può per esempio come cristiani assumere il mondo diventato adulto ma da posizioni che non si pongono correttamente il problema. Il primo errore l’abbiamo già accennato precedentemente: si rifiuta uno dei termini del problema. Altri hanno cercato di stabilire una specie di compromesso fra fede cristiana e mondo moderno. Ma ogni compromesso porta a una riduzione della fede. Questo fu l’errore della teologia liberale. Si può anche esasperare la tensione facendo della contrapposizione l’unica possibilità di rapporto, come aveva fatto la teologia dialettica. Il pericolo di questa posizione è quella di cacciare la fede dalla storia, di avere una fede che non solo non è del mondo ma che rimane pure senza mondo. La proposta affascinante di Bonhoeffer è quella della fine del cristianesimo religioso e l’inizio di un cristianesimo non religioso. Nella descrizione nel senso negativo e nel senso positivo di questo cristianesimo non religioso abbiamo l’inizio della teologia della secolarizzazione e delle teologie che abbiamo chiamato settoriali o contestualizzate. In senso negativo il cristianesimo significa la fine della religione come tentativo umano di raggiungere Dio. In senso positivo il cristianesimo non religioso è un cristianesimo che ripensa la concezione di Dio, di Cristo, della Chiesa e dell’essere cristiani elaborando una nuova ermeneutica per far nascere un rapporto positivo e costruttivo con il mondo, la storia e la modernità. Un cristianesimo non religioso si fonda su l’autorivelazione di Dio in Cristo che è il Dio crocifisso. Questo è il concetto di Dio adatto per il mondo moderno, un Dio che consente di essere cacciato dal mondo e di finire sulla croce. Per Bonhoeffer l’interpretazione classica che lui chiama religiosa è stata superata dall’incarnazione. Dio è entrato nella realtà del mondo, ha piantato fra noi la sua tenda (skene significa in greco dimorare), Dio non sta più sopra il mondo, lassù come pensava la teologia tradizionale, Dio non è più di fronte al mondo in una posizione come il completamente altro, ma Dio è Emanuele, Dio con noi. Il mondo viveva nel peccato senza Dio, a questo mondo Dio si rivela nel modo più radicale abbandonando il Figlio sulla croce. Il Dio che si rivela nell’incarnazione sulla croce acquista potenza attraverso la sua impotenza, detto in modo plastico: Dio ci salva attraverso le infinite ferite del corpo di Gesù. La morte stessa diventa la potenza che ci salva, solo il Dio che soffre può salvare il mondo. la conseguenza di questo è che noi conosciamo Dio come incarnato e crocifisso, e non come onnipotente e lontano. Il mondo adulto è senza Dio e forse proprio per questo si trova più vicino a Dio del mondo non ancora diventato adulto che prega l’Iddio onnipotente che non c’è. Per Bonhoeffer un’epoca è finita, l’epoca che lui chiama del cristianesimo religioso. Ora però si dischiude l’ora del vero cristianesimo, quando la fede cristiana può recuperare la sua autenticità. La fede cristiana ritorna a se stessa, ad essere una fede nel Dio incarnato e crocifisso.

Friedrich Gogarten è l’altro padre della teologia della secolarizzazione. Lui è partito però dall’altro estremo della polarità, non da Dio ma dall’uomo, il suo interesse è dunque l’antropologia. Gogarten parte da una considerazione positiva delle scienze moderne. Le scienze moderne hanno sdivinizzato e sdemonizzato il mondo della natura, hanno dunque consegnato il mondo all’uomo. L’uomo si trova a realizzare da solo un’impresa epica, assegnata da Dio. Dal punto di vista cristiano le scienze aiutano l’essere umano a compiere il comandamento del creatore: “dominate la terra e assoggettatela”. Le scienze hanno liberato l’uomo dalle forze cieche  della natura, rendendolo padrone delle sue leggi. L’uomo dunque per comprendere il suo mondo e comprendere se stesso non può uscire da questo parametro che gli danno le scienze moderne. Però visto che l’uomo resta solo, come può comprendere se stesso e la missione che ha ricevuto? Attraverso la fede, l’uomo attraverso la fede fonda la propria esistenza in Dio e si comprende partendo da Dio e non più dal mondo che è strumento e non finalità. In questo modo egli diventa figlio di Dio attraverso Gesù Cristo. Come figlio di Dio diventa erede del mondo che Dio gli affida, e giunge alla comunione con Cristo, giunge ad essere figlio nel Figlio. L’uomo è collocato tra Dio e il mondo dalle nuove possibilità che offrono la scienza e la tecnica. Nella visione tradizionale tra Dio il mondo e l’uomo c’erano tutte le forze della natura che venivano personificate in potenze che dominavano l’uomo e che lo rendevano impotente. Le scienze e la fede aiutano l’uomo a rendere il mondo umano e a fare l’uomo figlio di Dio. La condizione di Cristo è quella di Figlio, il Figlio è libero, noi siamo figli nel Figlio e riceviamo come dono la libertà. La vera fede in Dio fonda l’autonomia mondana dell’uomo e aiuta l’uomo moderno ad assumere il rischio della libertà, perché per paura della libertà non si affidi alle ideologie o cada nella tentazione delle dittature.

Un’altro teologo della secolarizzazione, Harvey Cox, ha tentato di elaborare una teologia della città secolare, della megalopoli moderna, il deserto di catrame senza Dio. La città moderna è un risultato della società industriale dove grandi masse di persone vivono in isolamento, senza che nessun tessuto connettivo faccia diventare queste masse comunità. Il crollo della religione e della morale tradizionali nella megalopoli moderna è un segno del nostro tempo. Cox identifica la secolarizzazione con l’urbanizzazione. Nella città secolare le persone che praticano attivamente una fede religiosa sono una sparuta minoranza in declino. La natura non esiste, è stata cancellata, la storia è stata soppressa e trasformata in un ciclo continuo di produzione e consumo la cui cifra sono le tonnellate di spazzatura da smaltire con la raccolta se e non differenziata. La religione della città secolare è un fatto privato, non esiste la morale e l’uomo si esposta in continuazione saltellando in  macchina di città in città. La megalopoli diventa una massa senza forma composta da molte razze, popoli, religioni e culture. Costituisce una realtà sociale dove è mescolato tutto e il contrario di tutto, popoli e religioni di impianto medioevale insieme ai più sofisticati atei razionalisti post moderni. Le chiese tradizionali non hanno trovato una risposta adeguata alle sfide della metropoli moderna, per lo più vivono nella megapoli riproducendo il vecchio modello della parrocchia del villaggio, o della comunità gruppo familiare tipica del protestantesimo libero. Ma se il cristianesimo si vuole adattare alla città secolare deve trasformarsi. La chiesa deve vedere se stessa come l’avanguardia del Regno e la teologia deve diventare la teologia del mutamento sociale. Nella città secolare solo la fede personale può conferire la certezza della propria identità. Attraverso l’annuncio profetico il Vangelo libera gli uomini dai nuovi dei e demoni del consumo, delle ideologie e delle false speranze. La chiesa deve articolarsi in piccole comunità cristiane che si trasformano in comunità terapeutiche per risanare chi soffre le nuove malattie sociali.

Uno degli sviluppi più interessanti della teologia della secolarizzazione è la teologia cosiddetta politica. Qui possiamo soltanto delineare alcune delle sue idee guida. Anzitutto sarà tema della teologia riconoscere la radicale mondanità del mondo, cioè prendere atto della sua storicità. Oggi non è la natura con i suoi ritmi a dare all’essere umano l’esperienza della realtà, oggi l’esperienza è modellata dalla storia che è sempre aperta, e dunque progettata verso il futuro, verso la speranza. Il futuro della storia è stato sempre considerato dalla teologia cristiana come inglobato nella categoria del Regno di Dio, nella prospettiva escatologica. Anche il mondo moderno come abbiamo visto è orientato verso il futuro, come la fede biblica è orientata verso la promessa divina. In questo orientamento la fede nella promessa si secolarizza. Il mondo moderno rivendica la fede come speranza e la teologia come fondazione del futuro, un esempio recente lo troviamo in Jürgen Moltmann. La seconda idea dominante è il primato della prassi sulla conoscenza. La prassi morale e politica verifica la validità della teoria teologica e chiede sempre non solo un rinnovamento della teologia, ma anche delle nuove teologie che diano conto delle mutevoli, cambianti condizioni del mondo moderno.