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Quale missione per la chiesa del nostro tempo? Quale chiamata per noi? Giona, un'itinerario verso la grazia

Il libro di Giona cos'è? Un libro sulla missione? Un libro sul giudizio e sulla grazia? E' un libro sulla vocazione? Un libro sulla teologia dell'elezione? E' una catechesi? Certamente Giona riceve una missione da Dio. E' una missione estremamente rischiosa. Giona è chiamato con chiarezza adamantina ad andare a Ninive . Ecco il mandato: "Alzati, va' a Ninive la gran città e proclama contro di lei che la loro malvagità è salita fino a me". Due parole su Ninive, capitale dell'Assiria. Un altro profeta, Nahum, la chiama la città dei sangui (lett.). Al 3, 1 leggiamo: “Guai alla città sanguinaria piena di menzogna e di violenza che non cessa di depredare!”. Ninive è l'Assiria e l'Assiria, come prima l'Egitto e dopo Babilonia è la potenza che farà schiavo il popolo d'Israele. Mille anni dopo la schiavitù egiziana la storia si ripete e Israele, il regno del nord, viene sconfitto e deportato in Assiria, grande potenza il cui territorio fra l'8° e il 7° secolo si estendeva per 1000 km in linea d'aria, dal Tigri fino al Nilo. Un cammino esattamente contrario a quello di Abramo. I profeti d'Israele avevano spesso predicato contro Ninive e annunciato la sua distruzione, cosa che avvenne davvero sotto il giogo babilonese, ma per un profeta d'Israele andare a predicare a Ninive sarebbe stato come affidare ad un ebreo la conversione della Germania nazista. Impossibile! Improponibile! Non è solo la preoccupazione di Giona per la sua incolumintà ma c'è proprio contrarietà. Giona non era d'accordo. Aveva paura di andare, certo, ma aveva paradossalmente anche paura di riuscire a portare a termine la missione. E se la città si convertiva o faceva finta di convertirsi, Dio l'avrebbe perdonata? Questo non avrebbe potuto accettarlo.

E così Giona pensa di sottrarsi e prende una direzione opposta. Ninive era a nord est, Tarsis era a ovest, la Spagna. Aveva una strategia Giona? Sembra di no, tranne quella di sottrarsi a un compito impossibile e indigesto. Nella nave prende un posto nella stiva e decide di non pensare a niente. Uno che riesce a continuare a dormire anche in una nave in tempesta non ha sonno, è depresso. E infatti anche la terminologia biblica parla di uno scendere sempre più in basso. Ascoltiamo: E Giona si alzò e scese a Giaffa, scese in una nave per andare a Tarsis, dopo aver pagato il biglietto scese nella parte più bassa della nave. Alla fine del capitolo scese ancora di più, nelle profondità del mare, e fino alle radici dei monti. E’ chiaro che in questo capitolo si consuma uno sprofondare sempre più in basso del mancato profeta.

Anche noi, anche la nostra chiesa, la chiesa del nostro tempo è chiamata a una missione. I Vangeli sono concordi nel presentare il movimento di Gesù come un movimento missionario, prima all'interno dei confini di Israele e poi, qualche mese dopo la Pasqua, un movimento che allargò il suo raggio di azione a persone e popoli tradizionalmente nemici: agli odiati samaritani e ai disprezzati popoli pagani.

Duemila anni dopo non possiamo negare che anche oggi Dio ci chiama alla missione, ma quale missione? E quali ostacoli troviamo dentro di noi che ci spingono a fuggire oggi, come Giona, da questa chiamata?

1. Come Giona andando a Ninive, anche noi ci troviamo in assoluta minoranza. Oggi la gente vive tranquillamente senza alcuna fede e trova le risposte alle domande che proponiamo, spesso del tutto irrilevanti.

2. Poi c'è troppa distanza culturale. Giona aveva a che fare con gente diversa a lui straniera, e anche nemica. Noi quante volte ci sentiamo troppo culturalmente diversi dalla maggioranza della gente o perché sono cattolici o perché sono ostili a tutte le religioni o perché socialmente di livello più alto o più basso del nostro?

3. Poi dopo tanti secoli di cristianesimo ci sono tanti gruppi diversi che si propongono sul mercato religioso e non vogliamo mescolarci o essere confusi con questi altri gruppi come i testimoni di Geova.

Quindi, in linea di massima predilegiamo una missione interna, fra persone affini, nostri amici, nostri parenti, persone a noi note. Forse se Dio avesse chiamato, chessò, Giona a predicare in Israele fra i suoi anche con parole di fuoco l’avrebbe fatto, ma a Ninive no! Grazie! Nulla di male, se Dio non ci chiamasse ad andare proprio a Ninive!

Senza strategie missionarie, rifiutando di aver avuto una chiamata, Giona sprofonda nella depressione che è angoscia, angoscia di morte. L'attrazione fatale per lui è la morte. Il sonno profondo prima, poi la proposta ai marinai che lo svegliano di gettarlo a mare e poi alla fine, quando contrariato per la conversione dei niniviti e il loro perdono da parte di Dio, chiede di nuovo di morire.

E noi? Anche noi sprofondiamo nella depressione spirituale particolarmente in questo momento storico?

Anche noi come popolo siamo attraversati da angoscia di morte? Di che si tratta? Una vicinanza della malattia, della solitudine, della morte che contagia? Gli psicologi spiegano che questo accade sempre più spesso. Vivere come se si fosse già morti. Sopravvivere. Oppure farsi del male, per provare di essere ancora in vita. “Se non posso cambiare il mondo almeno posso fare del male a me stesso”: questa è la dinamica dei gesti autolesionisti degli adolescenti che si tagliano come ha affermato lo psicologo Romano Madera.
Anche noi pensiamo che parlare di missione in questo momento è sbagliato e fuorviante? Siamo stanchi e provati, come tutti. Non dovremmo pensare prima di tutto alla sopravvivenza delle nostre piccole chiese e di noi stessi come individui? E poi lasciare gli altri che rifiutano Dio, che lo bestemmiano, al loro destino? Forse non ci sembra il tempo adatto di parlare di missione. tiriamo i remi in barca e cerchiamo di galleggiare.

Possiamo fare una piccola inchiesta? Come aiuteremmo Giona fuggiasco? Come lo convinceremmo a fare marcia indietro e prendere la via di Ninive?

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Cosa possiamo fare per soccorrere Giona in questo suo stato depressivo? Il primo che cerca di fare qualcosa per lui è il capitano della nave. Gli dice: "Che fai qui, dormi. ALZATI!" È quello che facciamo noi con le persone depresse e che puntualmente non funziona. Facciamo appello ad una volontà che è esattamente il punto nevralgico della malattia. Chiediamo al papero in caduta libera di tirarsi su per il collo della camicia. La risposta dunque è in parte tragica. Non possiamo far nulla. Giona infatti continua col suo comportamento autolesivo e chiede di essere ulteriormente sprofondato. " Buttatemi in mare. Il problema sono io. Quando vi sarete liberati di me vi sarete anche liberati del problema." Ma quando Giona viene buttato in acqua e arriva "fino alla radice dei monti".... cioè là dove la vita non è più possibile, qualcosa accade in Giona che fa una la preghiera più disperata e più fiduciosa della Bibbia. Dirà tra l'altro, proprio mentre soffoca nelle profondità del mare "Tu mi hai fatto risalire dalla fossa". Qualcosa è accaduto in Giona, che ci resta misterioso. Forse si tratta del suo istinto vitale e di un riemergere al livello della coscienza della sua fede in Dio. Quel che è decisivo, tuttavia è l'intervento di Dio che governa anche le profondità del mare. Ha i suoi ministri anche tra i grandi pesci che lo abitano.
Così Giona viene restituito alla vita. Come non riconoscere in questo un segno di resurrezione? Non è infatti un caso che questo segno sia usato per parlare della resurrezione di Cristo. Restituito all'asciutto, adesso Giona non può ignorare cosa sia la grazia di Dio per lui. È stato letteralmente strappato a un destino di morte. Giona è un salvato per grazia. È da li che deve ricominciare la sua missione. Ma cosa accade? Accade che Giona va a predicare a Ninive come gli aveva detto Dio. Egli adesso è liberato da quella malattia che lo teneva completamente concentrato su se stesso. Ma la sua teologia per il mondo non è cambiata. Lui auspica che la città di Ninive sia distrutta entro 40 giorni. Ma quando inaspettatamente avviene una conversione che riguarda tutti e tutte e perfino gli animali, Giona ne è irritato. È amareggiato di aver fatto una brutta figura. È ancora ancorato ad una idea retributiva di giustizia e quindi fatalmente vendicativa. Tutto il resto della storia sarà una pedagogia di Dio per insegnargli che quella stessa grazia che ha salvato lui, ha come obiettivo il mondo intero. Questa è la missione che Dio gli affida.

Ricominciare dalla grazia. Non solo dalla grazia che ha toccato la nostra vita e di cui non ci siamo potuti non accorgere, tale era la condizione a cui siamo scampati. Ma si tratta di metabolizzare una teologia della grazia e di salvezza per il mondo intero. Effettivamente questa grazia comprende la necessità di un giudizio. Ma il giudizio è finalizzato alla salvezza e non alla condanna. La volontà di Dio è che tutti, anche i nostri nemici siano salvati. E molti ancora non lo possono sopportare. La conversione dei Niniviti, benché non sia fatto storico, è pienamente realizzata nel racconto. Ma resta invece aperta la domanda sulla conversione di Giona. Avrà capito, finalmente la lezione? Il libro finisce con una domanda. Una domanda per noi. Nell'ultimo nostro incontro serale in diretta fb e youtube, venerdì scorso, abbiamo fatto un accostamento fra Giona e la figura di Pereira, il protagonista del romanzo di Tabucchi "Sostiene Pereira". Alla fine Pereira, dal carattere simile al nostro Giona, risponde in maniera positiva e trova il coraggio di esistere. Si assume il rischio della vita, prende in mano la sua esistenza ed esce così da quella permanente tentazione a intristirsi, impigrirsi, e deprimersi. E in questo coraggio trova le ragioni della sua gioia, anche se la vita non diventa per questo facile e senza minacce. La domanda nel caso di Pereira è: che fine farà il personaggio? Riuscirà a sottrarsi alla vendetta fascista? La domanda resta per Giona: Avrà compreso davvera la grandezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità della grazia di Dio? La vita della chiesa è al sicuro solo se è nelle mani di Dio. Non abbiamo dunque timore di compiere la nostra vocazione. In essa troveremo anche la forza per operare ed aspettare di vedere insieme la nostra salvezza e quella del mondo.