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La Parola che dice: "Sì" - Isaia 55, 10-13

Come la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano
senza aver annaffiato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare
affinché dia seme al seminatore e pane da mangiare, così è della mia parola, uscita dalla mia bocca:
essa non torna a me a vuoto,
senza aver compiuto quello che io voglio
e condotto a buon fine quello per cui l'ho mandata.
Sì, voi partirete con gioia
e sarete ricondotti in pace;
i monti e i colli proromperanno in grida di gioia davanti a voi, tutti gli alberi della campagna batteranno le mani.
Nel luogo del pruno si eleverà il cipresso,
nel luogo del rovo crescerà il mirto;
ciò sarà per il SIGNORE un motivo di gloria,
un monumento perenne che non sarà distrutto.
Siamo arrivati alla fine di questo mirabile capitolo del libro di Isaia. Quella parte cioè del libro di Isaia che fu scritta durante l'esilio babilonese. Sono i capitoli da 40 a 55 appunto. Cuore del messaggio che corre dall'inizio alla fine è "la parola". Ricordate al capitolo 40: la voce del profeta che ra quasi certamente un cantore di salmi si sentì chiamato da Dio così:
«Grida che ogni carne è come l'erba
e che tutta la sua grazia è come il fiore del campo. 7 L'erba si secca, il fiore appassisce
quando il soffio del SIGNORE vi passa sopra; certo, il popolo è come l'erba.
8 L'erba si secca, il fiore appassisce,
ma la parola del nostro Dio dura per sempre».
La parola del nostro Dio dura per sempre.
Lo diceva un cantore deportato agli altri deportati e figli di deportati in Babilonia.
Tutto è fragile ed effimero come un filo d'erba. Il popolo è come erba, noi siamo come erba, Gerusalemme è stata distrutta da un colpo di vento della storia, il grande tempio di Salomone è stato dato alle fiamme. Gli imperi nascono, sottomettono popoli, crescono, rubando la gloria ad altri imperi ormai decadenti. Ma poi anche i nuovi imperi decadono e lasciano il campo ad altri. Proprio come l'erba col suo modesto ciclo vitale. C'era stata la grande Assiria, poi sconfitta dalla giovane e agguerrita Babilonia che sembrava invincibile fin quando all'orizzonte non si profilò il nuovo impero di Persia. Al piccolissimo popolo di esuli ebrei il profeta ricorda: tutto passa ma la Parola del nostro Dio dura per sempre.
Questo doveva gridare il profeta-cantore. A chi doveva gridarlo? Ai sopravvissuti, ai delusi, ai vinti, ai poveri dimenticati da tutti. Doveva gridarlo anche a coloro che a Babilonia si erano adattati. Avevano imparato la lingua, avevano appreso la cultura, avevano abbracciato usi e costumi e si
prostravano per convenienza, per conformismo finanche ai loro dèi, avevano trovato come vivere e fare profitto in qualche angolo del grande impero.
Ma c'è un profeta cantore che Dio chiama e manda a tutti questi per gridare nelle loro orecchie che tutto svanisce, tutto arriva a capolinea, tutto, tranne la parola di Dio.
E che diceva questa Parola di Dio? Che Dio non li aveva dimenticati. Il nostro profeta è Colui che annuncia al suo popolo l'amore di Dio con le parole più poetiche della Bibbia:
"Tu sei prezioso ai miei occhi, tu sei stimato, io ti amo!" (43, 4)
"I giovani si affaticano e si stancano,
i più forti vacillano e cadono,
ma quelli che sperano nel Signore acquistano nuove forze,
si alzano a volo come aquile,
corrono e non si stancano,
camminano e non si affaticano. (40, 30-31). E ancora:
Così parla Dio, il SIGNORE,
che ha creato i cieli e li ha spiegati,
che ha disteso la terra con tutto quello che essa produce, che dà il respiro al popolo che c'è sopra
e lo spirito a quelli che vi camminano.
«Io, il SIGNORE, ti ho chiamato secondo giustizia
e ti prenderò per la mano;
ti custodirò".
Potrei continuare: e noi sappiamo per esperienza che la Parola di Dio dura. Dura perché eccede, va oltre il tempo in cui viene pronunciata. Dura perché portata dallo Spirito sempre ad altre orecchie. Sveglia i dormienti, crea futuro ai delusi, scioglie la voce ai muti e dona loro un canto nuovo da cantare insieme agli altri.
Avete ascoltato prima il testo di Isaia 55, 12. Dio stesso prende la parola in prima persona e dice:
Come i cieli sono alti al di sopra della terra,
così sono le mie vie più alte delle vostre vie,
e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri.
Ma se c'è questa grande distanza fra le vie di Dio e le nostre, come possiamo conoscerle?
Questo è possibile perché la Parola che Dio manda è come la pioggia e la neve che vengono dall'alto e raggiungono la terra. La parola è così, è mandata dall'alto in basso proprio come la pioggia e la neve, e quando arriva cambia tutto. Perché la parola di Dio non parla soltanto, essa agisce. La Parola che viene dall'altro per comunicarci le vie di Dio crea fatti. E' parola che parla e agisce. E' in ebraico "dabar" parola ma è anche "dabar" cosa. E' parola che ci giunge come un soffio ma con la potenza e la capacità di cambiare la nostra intera vita.
Dio aveva nelle sue vie di far tornare i deportati nella loro terra. Il profeta l'annuncia, lo motiva, lo argomenta: è parola di Dio. Eppure se questa parola non viene creduta non cambierà niente!

Quindi questa parola è potente, smuove le montagne e fa fiorire il deserto ma se non è creduta nulla accade. Questa parola che dura è potente e trasforma la vita di individui e di popoli interi soltanto se si aprono le orecchie e il cuore, soltanto se come Abramo, sulla base di questa parola si ha il coraggio di mettersi in cammino.
Il profeta aveva parlato di questo tante volte, però ancora tanti non credevano che questo potesse essere possibile.
Vedete nella Bibbia molte volte sono i severi profeti di giudizio a non essere creduti, come Amos, come Geremia, ma abbiamo qui un profeta di speranza e in tanti non lo credevano lo stesso. La deusione, la tristezza, la rassegnazione creano incredulità che possa esserci un futuro per loro.
Ora, alla fine delle sue consegne, il profeta dice da parte di Dio un sì, un sì carico di forza profetica: "Sì, voi partirete con gioia e sarete ricondotti in pace".
Voi dite di no perché non lo ritenete possibile, io invece vi dico di sì. E' il sì di Dio che può cambiare tutto. Perché quando la parola di Dio viene creduta cambia tutto aprendo i cuori ad una gioia mai provata, tanto grande da essere contagiosa, e contagiare altri, anche i monti, anche i colli, anche gli alberi della campagna. Vi è mai capitato di essere pieni di gioia per qualche cosa e improvvisamente vedere intorno a voi ogni bellezza fino a quel momento trascurata? Ecco, questo accade quando riceviamo il sì di Dio nella nostra vita che ci toglie dal pantano della decadente Babilonia e ci apre una via diversa, nuova, pulita, piena di speranza.
Io faccio ogni cosa nuova, dice il Signore!
Il nostro sguardo si posa sul mondo e lo vede diverso, non per quello che è ma per quello che, con l'amore di Dio, può diventare. E vediamo anche noi stessi così, come persone che possono cambiare, che possono vivere finalmente una vita che è degna di essere vissuta, che ci riporta alla nostra vera essenza di figli e figlie di Dio.
E sapete cosa accadde? Il popolo, non proprio tutti, ma una parte del popolo credette alla parola di Dio. Esso non scappò via come fece dall'Egitto. Dio fece una cosa nuova: il nuovo imperatore, Ciro di Persia diede loro il permesso di tornare a casa e loro tornarono, perfino protetti dalle truppe del re. Ed ecco il salmo che descrisse quel giorno che restò per sempre un giorno da ricordare:
Salmo 126:
Quando il SIGNORE fece tornare i reduci di Sion,
ci sembrava di sognare.
2 Allora spuntarono sorrisi sulle nostre labbra
e canti di gioia sulle nostre lingue.
Allora si diceva tra le nazioni:
«Il SIGNORE ha fatto cose grandi per loro».
3 Il SIGNORE ha fatto cose grandi per noi,
e noi siamo nella gioia.
4 SIGNORE, fa' tornare i nostri deportati,
come torrenti nel deserto del Neghev.
5 Quelli che seminano con lacrime,
mieteranno con canti di gioia.
6 Se ne va piangendo
colui che porta il seme da spargere,
ma tornerà con canti di gioia quando porterà i suoi covoni.