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Eco e risonanze

Testo: Deuteronomio 30:11-20

11 Questo comandamento che oggi ti do, non è troppo difficile per te, né troppo lontano da te. 12 Non è nel cielo, perché tu dica: "Chi salirà per noi nel cielo e ce lo porterà e ce lo farà udire perché lo mettiamo in pratica?". 13 Non è di là dal mare, perché tu dica: "Chi passerà per noi di là dal mare e ce lo porterà e ce lo farà udire perché lo mettiamo in pratica?". 14 Invece, questa parola è molto vicina a te; è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica.
15 Vedi, io metto oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male; 16 poiché io ti comando oggi di amare il SIGNORE, il tuo Dio, di camminare nelle sue vie, di osservare i suoi comandamenti, le sue leggi e le sue prescrizioni, affinché tu viva e ti moltiplichi, e il SIGNORE, il tuo Dio, ti benedica nel paese dove stai per entrare per prenderne possesso. 17 Ma se il tuo cuore si volta indietro, e se tu non ubbidisci ma ti lasci trascinare a prostrarti davanti ad altri dèi e a servirli, 18 io vi dichiaro oggi che certamente perirete, e non prolungherete i vostri giorni nel paese del quale state per entrare in possesso passando il Giordano. 19 Io prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra, che io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, affinché tu viva, tu e la tua discendenza, 20 amando il SIGNORE, il tuo Dio, ubbidendo alla sua voce e tenendoti stretto a lui, poiché egli è la tua vita e colui che prolunga i tuoi giorni. Così tu potrai abitare sul suolo che il SIGNORE giurò di dare ai tuoi padri Abraamo, Isacco e Giacobbe».

Vorremmo assumere, per la meditazione di quest'oggi la metafora dell'eco e insieme della risonanza. Il primo fenomeno acustico è riflessivo. Un suono si propaga nello spazio, e trovata una superfice dura e levigata vi si riflette, torna indietro, e genera questo curioso fenomeno che è il ritorno di un suono, di una voce. Collegato a questa immagine, vorrei usare anche quello della risonanza. Qui ci sono di aiuto le immagini di due diapason. Messo in vibrazione il primo, il secondo entra in risonanza e si mette a vibrare ugualmente. La differenza dall'eco, sta nel fatto che qui c'è anche una vibrazione che non semplicemente riflette, ma suona esso stesso un suono simile.

Veniamo dunque al nostro testo.
1. Eco di me stesso. Cosa questo testo non significa.
Il fatto che la Parola di Dio sia vicina, e vicina al proprio cuore, non significa che il nostro cuore sia, in proprio, generatore del suono di Dio.
Cerco di spiegarmi meglio.
Viviamo in un tempo di ipersoggettivismo, cioè l’io di ciascuno è la misura di tutte le cose. Quello che va bene per me è legge. Se ritengo che indossare la mascherina sia un bene per proteggermi dal pericolo del contagio la indosso e pretendo che anche gli altri lo facciamo. Se invece penso che sia solo un inutile orpello che mi impedisce di comunicare, smetto di usarla e non accetto che qualcuno mi dica di indossarla, in nome del mio diritto alla libertà personale.
E c'è un aggravante in tutto questo, e sta nel fatto che oggi penso una cosa e domani un'altra anche sulla base delle informazioni che raccolgo, anche in maniera superficiale e in base al mio umore del momento. L’ esempio è un po' banale, forse, ma che spero renda l'idea di questo ipersoggettivismo o possiamo anche chiamarlo egocentrismo. Noi stessi ci consideriamo la misura di tutte le cose e riteniamo una violazione della nostra libertà qualunque cosa ci sia richiesta in nome di un bene comune più alto. Quando ragioniamo in questo modo, per tanti aspetti della vita, diventiamo persone inaffidabili. I nostri amici non sanno cosa aspettarsi da noi. Oggi siamo qui, domani lì. Oggi siamo fieri sostenitori di un principio che domani ignoreremo, senza provare nessun imbarazzo, senza il bisogno di dare alcuna spiegazione.
Anche le nostre relazioni personali sono impoverite da questa mentalità. Che senso può avere la fedeltà ad una relazione, se oggi mi riempio la bocca di frasi di amore e di promesse di vicinanza, e domani ti liquido con un messaggino sul cellulare, senza neppure guardarti negli occhi mentre ti dico che la nostra storia è finita. Qui non c'è eco, né risonanza, ma una implosione esistenziale dalla quale forse ci risveglieremo quando qualcuno tratterà noi, come noi abbiamo fatto con altri.
Questo ipersoggettivismo può arrivare fino al rapporto con Dio. Così alcuni giocano pericolosamente con la volontà di Dio. Essi oggi dicono una cosa, fanno una cosa, frequentano una chiesa, assumono delle responsabilità, convinti che tutto ciò corrisponde alla volontà di Dio. E domani, dicono e fanno cose molto diverse, abbandonano la comunità e gli impegni assunti, sulla base del fatto che Dio avrebbe rivelato loro una sua diversa volontà. Ora quanto possa essere idolatrico del proprio “io” un tale modo di agire, credo sia evidente a tutti.
Questa non è una patologia solo del nostro tempo. Mosè si era trovato per quarant'anni con un popolo così. Ora devoto, e fiero della propria libertà dal Faraone, ora blasfemo e nostalgico del tempo della schiavitù. Ora osannava Mosè come un liberatore, ora lo biasimava per averlo condotto allo sbando.

2. Troppa distanza non genera echi. Le scuse esistenziali
Un altro atteggiamento, molto moderno, per sottrarci alla responsabilità di ascoltare e mettere in pratica il comandamento divino, sta nella scusa che questa Parola, questa legge divina, è troppo lontana da noi, perché possa generare un’eco o una risonanza in noi. Dio è Dio. Abita i cieli. E noi siamo uomini e donne, e siamo schiacciati dalla legge di gravità, sulla terra. La parola di Dio è troppo lontana perchè noi possiamo distinguerla nitidamente. Oggi questo fenomeno lo chiamiamo "relativismo". Ogni parola che ci viene annunciata come proveniente da Dio, genera in noi una obiezione di fondo. Perché questo e non quello? Perchè questo testo sacro e non quello? Perchè agire in questo modo e non nell'altro? Siamo talmente giocati dal carattere relativo di tutte le cose, che la voce di Dio si disperde nella miriadi di opinioni e di obiezioni di cui siamo circondati. Insomma ci riteniamo troppo sofisticati per il Vangelo. Siamo troppo smaliziati per credere a cose così "semplici" come il Vangelo.
Ma anche questo, a ben vedere non è un atteggiamento inedito. Vi ricordate cosa disse a Gesù quel dottore della legge, quando Gesù gli annunciò il comandamento di amare il prossimo? Era una cosa semplice da capire ma l’uomo domandò: "Chi è il mio prossimo?" E cosa rispose Pilato a Gesù quando Gesù gli disse "Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce"? Gli rispose "E cos'è verità?".
Ecco possiamo diventare talmente distanti, esistenzialmente, dalla sorgente di quella Parola, che non riusciamo più a sentirla. Di quella parola non ci giunge eco, nulla risuona in noi.
Siamo confusi da altre parole e da altre eco che affollano la nostra vita e il nostro orecchio si è indurito e anche il nostro cuore. E quella Parola si confonde con altre, non la sentiamo più.
Una volta abbiamo conosciuto un giovane che aveva avuto una vita difficile e man mano aveva cominciato a delinquere, a spacciare e a drogarsi pesantemente. Poi ha fatto un percorso di fede e guardando all’indietro raccontava come solo qualche anno prima era talmente indurito dal male che lo abitava che era diventato del tutto insensibile a qualsiasi sentimento, men che meno a parole gentili o parole di senso. Molte cose possono insomma farci diventare dei muri di gomma per la parola di Dio. Sia il male ricevuto e fatto o anche soltanto il vociare scomposto che ci circonda, o anche un conformismo di comodo. Possiamo esser ridotti a burattini, perché qualcun altro tiene i fili del nostro modo di pensare e di agire.

3. La parola di Dio in noi, eco di giustizia.
La Parola di Dio e la sua giustizia, però, stando al nostro testo, non sono di là dal cielo, o di là dal mare. La Parola di Dio non è troppo difficile e neppure troppo lontana, se in noi resta presente anche un solo residuo di capacità di ascolto.
La Parola, il comandamento, è sulla tua bocca e nel tuo cuore.
a. Prendi sul serio l'oggi!
"Questo comandamento che oggi ti do".
Prendiamo sul serio l'oggi, questo momento. Ora è il momento. Adesso bisogna decidersi. Non domani. Adesso è il tempo della benedizione, se saprai accogliere il mio ordine, il mio precetto, la mia volontà, dice il Signore.
Adesso è il tempo in cui la Parola di Dio vuole risuonare in te e generare una risposta.
b. Non si tratta di un consiglio, non si tratta di una raccomandazione. E non è neppure una esortazione quella che ti giunge stamattina. Ma è un comandamento da parte di Dio. Ha un carattere perentorio ebnon è differibile. Farlo equivale a eluderlo. Io metto davanti a te la vita e la morte, la benedizione e maledizione. E ti dico "scegli la vita".
Non è la tua voce che devi sentire, ma la sua. Non è la tua volontà che devi fare, ma la sua.
c. Questa "parola" è molto vicina a te. Ascoltane l'eco! E' molto vicina alla tua vita, lascia che la tua anima vibri con lei.
La prossimità di questa parola è una buona notizia. Effettivamente essa poteva rimanere in cielo, presso Dio, e noi avremmo potuto non conoscerla mai. Ma invece si è fatta vicina.
Non si tratta di obbedire a qualcosa di arido, pensando che questo basti a mettere a posto la coscienza: un digiuno, una preghiera, un altro atto di devozione. Si tratta di una interiorizzazione della Parola di Dio, al punto che non andiamo più "dove ci porta il cuore", ma "portiamo il cuore rinnovato da Dio, dovunque andiamo".
Si tratta di imparare a fare la volontà di Dio "a Bibbia chiusa". Non in ossequio a un versetto o a un precetto. Perchè Gesù aveva avvertito alcuni farisei i quali trovavano sempre una parola biblica per fare la loro volontà piuttosto che quella di Dio e per annullare così la legge. Si tratta di fremere per la giustizia e di assumersi l'onere della responsabilità delle nostre azioni.
d. Per noi cristiani, la ragione di questa prossimità e vicinanza è Gesù di Nazareth. E' Dio che era di là dal mare e di là dal cielo che in Gesù si è fatto vicino per farci conoscere il comandamento dell'amore che riassume tutti i precetti. Questa è l'incarnazione.
E' Lui che al tempo stesso è eco del Padre e Parola incarnata, che vuole far breccia nei nostri cuori e abitare nelle nostre vite.
E' Lui che vuole diventare il precetto vivente circa il nostro modo di stare al mondo. Vivere della sua libertà, annunciare la sua verità, praticare la sua giustizia. Far risuonare i nostri cuori all'azione del suo Spirito che abita in noi, se lo accogliamo in casa nostra.

"Oggi se ascolti la sua voce, non indurire il tuo cuore".
Lascia che l'amore del Vangelo abiti il tuo cuore. Sia al centro delle tue passioni. Amministri i tuoi beni. Guidi il tuo modo di pensare. Informi il tuo modo di essere cittadino e di svolgere il lavoro che fai.
E sulla bocca, non permettere che si ponga la parola dell'inganno, della menzogna, la parola del disprezzo e della insinuazione. Ma il vostro parlare sia "sì, sì e no, no. Poiché il di più viene dal maligno".
Lasciate che la gente dica di voi che siete persone affidabili. Oneste. Sincere. Lasciate che dicano di voi che non siete doppi, che non avete il cuore diviso, che non servite due padroni, ma che siete discepoli di Cristo. Siate eco di Cristo. Ma lasciatelo anche risuonare nel vostro cuore, perchè altri possano sentire le vibrazioni del vostro essere prima ancora di ascoltare le vostre parole di testimonianza.