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Il senso della nostra vita

Testo: Filippesi 3:7-12
7 Ma ciò che per me era un guadagno, l'ho considerato come un danno, a causa di Cristo. 8 Anzi, a dire il vero, ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all'eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho rinunciato a tutto; io considero queste cose come tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo 9 e di essere trovato in lui non con una giustizia mia, derivante dalla legge, ma con quella che si ha mediante la fede in Cristo: la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede. 10 Tutto questo allo scopo di conoscere Cristo, la potenza della sua risurrezione, la comunione delle sue sofferenze, divenendo conforme a lui nella sua morte, 11 per giungere in qualche modo alla risurrezione dei morti.
12 Non che io abbia già ottenuto tutto questo o sia già arrivato alla perfezione; ma proseguo il cammino per cercare di afferrare ciò per cui sono anche stato afferrato da Cristo Gesù.

Tra le domande che ci siamo posti in questo perìodo di pandemia, quelle di senso sono particolarmente importanti. Quando dico senso, voglio dire ciò che fa valere la pena di vivere la vita.
Per alcuni la vita non ha proprio senso. Molti filosofi e scrittori si sono dedicati a capire perché in un mondo che sembra assurdo noi insistiamo a vivere e vivono come il vecchio detto “mangiamo e beviamo perché domani moriremo".
Altri pensano che il senso della vita stia in un altro mondo, in un’altra realtà e che noi siamo qui per risolvere problemi creati in altre vite e facciamo un cammino di riparazione e di perfezionamento.
C. Jung (psicanalista) ha detto che tra i suoi pazienti con più di 35 anni tutti avevano avuto un conflitto con la domanda sul senso della vita.
Fra i molti che si sono dedicati ad indagare su questo tema, c'è Viktor Frankl padre della logoterapia (terapia del senso), che dice che non c'è una risposta universale, ma ci sono diverse risposte per diverse circostanze, momenti, fasi della vita e il nostro compito è scoprirli.
Anche noi dobbiamo pensare a come rispondere a questa domanda, perché Dio ci ha dato coscienza e arbitrio, per cui dobbiamo fare delle scelte e dare risposte degne della vita che ci è stata donata.
Quando parlo di senso, parlo del senso della mia vita. Penso a cosa mi fa alzare dal letto il lunedì mattina. Ovviamente la Bibbia ci offre molti suggerimenti: è la luce sul nostro cammino. Tra i molti personaggi della Bibbia, ho trovato in Paolo un ottimo riferimento e ho immaginato di chiacchierare con lui e di chiederli : Paolo, cosa ti fa svegliare e vivere la tua vita in modo appassionato?
Lui potrebbe rispondermi: Il buon combattimento.
Alla fine della sua vita lui dice a Timoteo: “Ho combattuto il buon combattimento, ho terminato la corsa, ho conservato la fede”.
Ma cos'è questo “buon combattimento “?
Paolo avrebbe potuto anche rispondermi con Filippesi: “Per me il vivere è Cristo”.
Dire che Cristo è la ragione della nostra vita è molto ragionevole per noi che siamo suoi discepoli, ma se io gli chiedessi di spiegare meglio, penso che lui mi avrebbe indicato il nostro testo.
(Lettura Fil.3:7-12)
Nel versetto 10, vedo i 3 grandi desideri, le 3 grandi ambizioni, le 3 grandi risposte.

1. ConoscereCristo</p> <p style="text-align: justify;">2. SperimentarelapotenzadellaRisurrezione</p> <p style="text-align: justify;">3. PartecipareallesofferenzediCristoGesù

Dio Padre. Perciò volere conoscere Cristo è voler conoscere Dio, avere un ‘esperienza con Dio, degli incontri con Dio. Per conoscere Dio dobbiamo avere un rapporto con Cristo.
Allora penso a Paolo che mi dice: “Quando mi sveglio, mi sveglio attento per riconoscere Dio attorno a me, per discernerlo nelle mie circostanze”.
“Sapendo che Cristo vivo riempie tutto l'universo, so che Lui c'è e allora mi sveglio e lo cerco”.
E come si sperimenta Dio nella quotidianità? Come lo fai tu?
Ho imparato che Dio sta nello stupore. Quando vivo momenti tanto pieni di bellezza e di significato che mi sembra essere fuori dal tempo, so che Dio abita questi spazi. Gli incontri con le persone, gli incontri con la bellezza, l'emozione davanti a qualcosa che è tanto meraviglioso e grandioso.
Paolo parla di un universo pieno del Cristo risorto. Lui è ovunque, anche nelle circostanze più dolorose, Egli è lì e quando ci accorgiamo della presenza di Dio, questo è meraviglioso. Per ciò Paolo si sveglia attento. Paolo vuole conoscere la potenza della risurrezione, perché noi siamo morti con Cristo e la nostra vita è nascosta in Dio e la potenza della risurrezione già opera in noi. Lui parla di questo come togliere la vecchia veste e indossare il vestito nuovo, che è la bellezza e il carattere di Cristo. È essere rivestito di Cristo.
La risurrezione porta vita dove c'è morte e quando la bellezza di Cristo comincia a penetrare in te, comincia a curare, a guarire le ferite, porta riconciliazione, ti porta a benedire le persone.
Allora Paolo mi dice: Quando mi sveglio, sto attento a me. E voglio questo potere che mi fa diventare pienamente umano.
Vedo anche l'apostolo che vuole partecipare alle sofferenze di Cristo: (Col.1:24) “soffro ciò che ancora resta delle afflizioni di Cristo.

Agonizzo per esortare, istruire, per presentare ogni uomo perfetto in Cristo”.
Trovo bello questo movimento circolare di chi sperimenta la meraviglia di Cristo e poi si spezza davanti a questo Cristo che lo trasforma e lo consegna come un Cristo al mondo, perché lui si doni agli altri e gli porti a sperimentare Cristo così come lui l'ha fatto.
E Paolo non va al mondo in posizione di autorità, di privilegio, ma va per essere solidale con le sofferenze di Cristo. Lo ascolto ancora che mi dice: “Io mi alzo per dedicarmi a qualcosa che non sia me stesso. Per benedire gli altri, per favorire il loro incontro con Cristo, per abbracciare con le braccia di Cristo”.
Non l'affermazione dell'ego, ma la consegna nelle mani di Cristo, a servizio del prossimo.
Questo è ciò che dà senso alla vita di Paolo, e ha dato risposte alle mie domande e spero anche alle vostre.
Amen.