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L’etica cristiana

Efesini 4: 20-32 e Art. 14 La confessione di fede dei battisti italiani (Domenico Tomasetto)

Leggiamo anche: Romani 13:8-14;
Gli spunti per la riflessione di oggi sono stati molteplici. Il primo spunto è collegato al difficile periodo che abbiamo trascorso e che non è certamente terminato; un secondo pensiero è maturato continuando a sentire notizie di corrotti e corruttori mentre un altro collegamento mi è giunto dall’art. 14 della Confessione di fede dei battisti italiani che recita:
“Le decisioni etiche, che qualificano il discepolato cristiano, vanno prese in virtù dell’amore manifestatosi in Cristo e con responsabilità verso Dio, verso le persone e verso il creato. Tali decisioni sono ispirate e orientate dalla Parola di Dio e si traducono in comportamenti ora conformi ai valori comunemente riconosciuti, or dirompenti e innovatori”.
Avevo preparato la mia meditazione una quindicina di giorni fa, prima di andare al mare per una settimana. Ed è stata una piacevole sorpresa ricevere via mail il sermone tenuto dai nostri pastori domenica scorsa (Rosalda è sempre puntuale nell’inviare i testi sia ai presenti che agli assenti, e di questo la ringraziamo di cuore). Infatti si tratta dello stesso capitolo 4 ma dal v. 1 al 14 che i pastori hanno intitolato “Per una fede adulta” e se aprirete poi, se non qui a casa, le vostre bibbie noterete che dal versetto 17 viene dato il titolo “Spogliarsi del vecchio uomo e rivestirsi dell’uomo nuovo”. Diciamo che c’è una certa continuità di pensiero tra la loro meditazione e la mia perché il capitolo 4 della lettera agli Efesini, ovvero dal capitolo 4 alla fine, sviluppa varie esortazioni: i credenti sono invitati a vivere la nuova vita soprattutto nei rapporti familiari e sociali, (i pastori dicevano ... “una fede adulta, non infantile, una fede che è assunzione di responsabilità” “La fede in cui la verità si compie nell’amore”).
Anche il brano che abbiamo letto oggi ci parla di un nuovo tipo di persona e di un nuovo tipo di società. Nelle parole dell’apostolo ci sono proprio quelle indicazioni per un cambiamento di mentalità e di stile di vita che valgono sia per il credente che per colui che si dichiara non credente.
Il periodo che abbiamo trascorso in questi ultimi mesi ha portato verso situazioni gravi ed allarmanti attorno alla situazione economica non solo del nostro paese ma a livello mondiale.
Capi di stato, economisti, industriali, sindacalisti, avvertono che l’emergenza avrà risvolti anche drammatici nei prossimi mesi. Molti posti di lavoro stanno venendo meno aggravando una situazione che certamente già non è rosea.
Perdere il lavoro è un dramma, un trauma che intacca non solo la sicurezza economica ma presenta anche pesanti risvolti morali e psicologici tali da incidere molto fortemente sulla persona, toglierle dignità, gioia di vivere.
Abituate come sono gran parte delle persone ad avere tutto e il doppio di tutto, ecco la paura della rinuncia al consumismo, al lavoro magari ben retribuito, alla riduzione del cosiddetto standard di benessere che pensavamo inattaccabile.
Stiamo già cambiando le nostre abitudini, riducendo i consumi per ciò che riguarda il vestire, il tempo libero e anche il cibo.
Le persone che sono più nel bisogno si aspettano solidarietà, solidarietà che sovente viene a mancare.
E’ giunto dunque il momento di riscoprire la cultura della solidarietà, di abbandonare la prevalente mentalità egoistica che ci porta a pensare solo a noi stessi. Non possiamo più dire: Ognun per sé e l’altro si arrangi!
Dobbiamo spogliarci del vecchio uomo o della vecchia donna, dobbiamo rinnovarci cominciando dal nostro personale modo di pensare e agire se desideriamo veramente avere davanti a noi un futuro di giustizia.
Devono sparire menzogna, furto, favoritismi, soverchierie. Bisogna dar vita ad una solidarietà che non sia di vuote chiacchere o sterili proclami. Dobbiamo, io credo, fare per prima cosa una profonda ammissione di colpa senza illuderci che l’incriminazione di alcuni corrotti e corruttori possa bastare. Dovremmo smettere di sollecitare favori, raccomandazioni, di offrire regali e mance. A cercare autorevoli conoscenze non erano e non sono solo gli “altri” ma eravamo in tanti, eravamo e siamo anche noi.
Il testo dice “Chi rubava non rubi più ma si affatichi piuttosto a lavorare onestamente con le proprie mani onde abbia di che far parte a colui che ha bisogno”.
Rubare è anche lasciare il proprio posto di lavoro per fare altre cose; rubare è assenteismo coperto da finte malattie; rubare è costringere a scegliere il lavoro nero oppure trattare con arroganza chi sta dall’altra parte dello sportello in fila;
e potrei continuare l’elenco ...
Cosa insegna l’apostolo? L’apostolo ci dice che il nostro lavoro serve a produrre ricchezza non solo per noi ma per tutti coloro che non sono in grado di produrla: vecchi, giovani, disoccupati, ammalati, paesi più poveri.
La parola di Dio è molto chiara e non ha riguardi per nessuno. Lo disse un giorno Gesù rispondendo a chi lo interrogava sulla malasorte di coloro sui quali era crollata la torre di Siloe: se non vi convertite tutti, perirete.
Ecco, dobbiamo, dice il testo, cambiare vita.
Pensiamo ....ma io non rubo, non costringo nessuno a lavorare in nero, non mi fingo malato per non andare a lavorare, non tratto con arroganza il mio prossimo ..... ma .... la menzogna? O in altre parole la NON verità? (vers. 25) Cattive parole che escono dalla nostra bocca? Vers. 29 e 31.
Io sono la prima a riconoscere il mio peccato.
Cambiare sì. C’è necessità di cambiamento non solo degli altri, del paese, del mondo, ma di tutti noi, cambiamento dentro di noi per testimoniare in modo credibile la nostra fede.
La Parola di Dio ci ricorda che non può esservi società giusta senza criteri morali, senza presa di coscienza che l’altro è il mio prossimo allo stesso modo nel quale io sono il prossimo di lui.
Se egli sarà senza lavoro non potrò dunque restare indifferente, aggrapparmi alla mia buona sorte sperando che non tocchi anche a me.
Dovrò agire perché egli abbia parte alle comuni risorse.
Dovrò chiedere a chi detiene il potere politico, economico, culturale, dell’informazione, di agire in modo onesto e visibile promuovendo lo spirito di solidarietà senza dividere la gente per luogo di nascita, colore della pelle, religione.
Solidarietà è, come dice l’apostolo Paolo, essere gli uni verso gli altri benigni, misericordiosi, disposti al perdono e alla fiducia, perché tutti abbiano una prospettiva di vita migliora. Questo è il nostro compito: la testimonianza del cambiamento dentro di noi.
E dopo le esortazioni a bandire menzogna, ira disonestà arriva l’invito a camminare (cioè vivere) nell’agape (amore) come anche Cristo ci ha amati. Efesini Cap. 5 vers. 2

&&&&&&&&&&&&&&&&&&& Art. 14 La confessione di fede dei battisti italiani
“Le decisioni etiche, che qualificano il discepolato scristiano, vanno prese in virtù dell’amore manifestatosi in Cristo e con responsabilità verso Dio, verso le persone e verso il creato. Tali decisioni sono ispirate e orientate dalla Parola di Dio e si traducono in comportamenti ora conformi ai valori comunemente riconosciuti, or dirompenti e innovatori”.
Pag.100 La confessione di fede dei battisti italiani. Domenico Tomasetto
“L’etica cristiana è un’etica della responsabilità, non un’etica prescrittiva che richiede soltanto obbedienza e rispetto dell’autorità che ha emanato la norma. Non si deve e non si può cercare nella Bibbia un versetto che dia una risposta a ogni situazione nella quale ci troviamo, in quanto la Bibbia non è un codice di comportamento, né una raccolta di precetti normativi che prevede tutte le situazioni e soprattutto perché non è questa la visione dell’etica cristiana.
Nella Bibbia ci viene testimoniato l’evangelo e questo ci chiama a vivere con responsabilità tutte le nostre scelte di vita. Vale a dire a non contraddire nell’azione quel che confessiamo nella fede.”
Pag. 102
“Le decisioni etiche, così dice il nostro articolo: la vita dei credenti non si qualifica soltanto con le parole dette e confessate, ma anche per le decisioni etiche assunte nell’ambito della storia. A questi dati se ne aggiunge un altro: vanno prese in virtù della forza dell’amore manifestatosi in Cristo. Dio ha manifestato il suo amore per noi in Cristo, noi assumiamo le nostre decisioni etiche in rapporto a quell’amore. Cioè, i nostri comportamenti etici devono manifestare lo stesso amore che Dio ha fatto trasparire in Cristo Gesù. Sotto questo profilo si può dire che abbiamo a che fare con un’etica di testimonianza (come appunto dice il preambolo della confessione di fede).”
Aiutiamoci gli uni con gli altri, le une con le altre a camminare nell’amore di Cristo ma soprattutto chiediamo l’aiuto del Signore. Amen