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LUCA 1, 46-55 - LUCA 12,16-21 - IL FUTURO E L’AVVENTO

Luca 1, 46-55
46 E Maria disse:
«L'anima mia magnifica il Signore,
47 e lo spirito mio esulta in Dio, mio Salvatore,
48 perché egli ha guardato alla bassezza della sua serva.
Da ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata,
49 perché grandi cose mi ha fatte il Potente.
Santo è il suo nome;
50 e la sua misericordia si estende di generazione in generazione
su quelli che lo temono.
51 Egli ha operato potentemente con il suo braccio;
ha disperso quelli che erano superbi nei pensieri del loro cuore;
52 ha detronizzato i potenti,
e ha innalzato gli umili;
53 ha colmato di beni gli affamati,
e ha rimandato a mani vuote i ricchi.
54 Ha soccorso Israele, suo servitore,
ricordandosi della misericordia,
55 di cui aveva parlato ai nostri padri,
verso Abraamo e verso la sua discendenza per sempre».
Luca 12,16-21
16 E disse loro questa parabola:
«La campagna di un uomo ricco fruttò abbondantemente; 17 egli ragionava così, fra sé: "Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?" E disse: 18 "Questo farò: demolirò i miei granai, ne costruirò altri più grandi, vi raccoglierò tutto il mio grano e i miei beni, 19 e dirò all'anima mia: 'Anima, tu hai molti beni ammassati per molti anni; ripòsati, mangia, bevi, divèrtiti'". 20 Ma Dio gli disse: "Stolto, questa notte stessa l'anima tua ti sarà ridomandata; e quello che hai preparato, di chi sarà?" 21 Così è di chi accumula tesori per sé e non è ricco davanti a Dio».

Le stime Istat (Istituto nazionale di statistiche) prevedono un crollo di natività per l'anno in corso. Un crollo paragonabile, a quello che ci fu all'indomani del grave incidente di Chernobyl. Il range stimato è compreso tra il 6 e il 20% delle nascite in meno a causa del Coronavirus. L'interpretazione dei dati non mai cosa semplice, ma in linea di massima si conviene che il calo sia dovuto a due fattori fondamentali. Il primo è di ordine economico.
Chi viveva in una condizione di precarietà, vive adesso in una situazione ancora più grave. Alcuni che avevano un lavoro non ce l'hanno più. Molte piccole imprese hanno chiuso o stanno sul punto di farlo per i debiti accumulati. Va da sé che molte coppie che avevano deciso di avere un figlio, siano sul punto di decidere di rinviare di qualche anno e altre sine die.
Tutto questo è valido nel nostro contesto italiano, perchè, come sappiamo in altri paesi, come in altri momenti storici da noi, la condizione di maggiore precarietà, non ha necessariamente segnato un declino delle natalità. Io sono l'ultimo di cinque figli, e tre mie sorelle sono state concepite nel pieno della guerra e della miseria prodotta dalla seconda guerra mondiale.
A questo elemento di natura economica si somma, ma questo appare più difficile da valutare, una diffusa sfiducia verso il futuro. Il futuro pare non porti niente di buono. Alla possibile catastrofe ecologica si somma anche questa, prodotta da una crisi acuta dalla quale potremmo non uscire più. Il declino delle nascite sarebbe dunque dovuto anche a questa perdita di speranza.

Che valutazione diamo di queste proiezioni noi che ci diciamo cristiani?
Il primo testo biblico che abbiamo letto ci parla del futuro in termini di proiezioni economiche. Qui le valutazioni sono fatte a partire da eventi positivi.

"La campagna di un uomo ricco fruttò abbondamente". L'uomo era già ricco e le cose sembrava gli andassero proprio bene. E allora lui che fa? Organizza il futuro in chiave di crescita, attraverso delle proiezioni economiche. Egli decide di allargare i suoi granai in maniera da capitalizzare. Il testo non lo dice, ma è facile dedurlo. In questo modo egli potrà comprare nuovi terreni, e nel futuro avere raccolti ancora più abbondanti e allargare i granai, in vista della possibilità di comprare altri terreni... e cos' via. Il futuro è visto in chiave di crescita e, dentro questa crescita, egli colloca anche la sua felicità personale: "Anima mia tu hai grandi beni ammassati per molti anni. Riposati, mangia, bevi, divertiti".
Ora, perché quest'uomo è sottoposto ad un giudizio così tranciante, tanto da essere definito stolto? Egli agisce come molti di noi avrebbero fatto, persone che avremmo giudicato come ottimi imprenditori e nominato cavaliere del lavoro!
La stoltizia, evidentemente, sta nell'angusto orizzonte di una persona egoista che vive solo per se stessa.
Ma, a parer mio, la mancanza grave sta nel fatto che quest'uomo sembra ignorare che la sua vita, e quindi il suo futuro non è interamente nelle sue mani. La vita conosce svolte inattese, e il suo corso può cambiare con uno schiocco di dita, in maniera radicale.
Non sbaglia l'uomo a programmare la sua vita secondo proiezioni economiche, ma sbaglia a credere che questo sia tutto e soprattutto sbaglia enormemente nel pensare che la sua felicità possa dipendere solamente da questo.
Questa storia può essere anche riscritta al rovescio, cioè di un uomo che è andato in rovina a causa di una perdurante siccità, il quale immagina il futuro talmente a tinte fosche da progettare il suo suicidio. Egli si abbandona alla sua disperazione.
I due atteggiamenti, per quanto speculari, sono assolutamente identici.
Felicità e infelicità sono una variabile della economia che può essere prevista sulla base della situazione del presente.
Io credo che noi siamo in una fase di questo tipo e siamo bombardati ogni giorno da indicatori economici tutti sfavorevoli. Il messaggio continuo è "non ce la faremo", altro che "tutto andrà bene". E così si diffonde un sentimento o di depressione e resa, oppure edonistico agli eccessi, che cerca di godere di tutto ciò che è possibile subito, prima che sia troppo tardi.

Ma il futuro non deve essere necessariamente letto in questo modo.
La nascita di un figlio nella Bibbia, soprattutto quando ci sono condizioni sfavorevoli, o addirittura impossibili (tipo la sterilità o l'età avanzata dei genitori), si presenta come una spallata alla porta del futuro sbarrata da mille insormontabili ostacoli, per spalancare degli scenari assolutamente imprevedibili.
Il caso della nascita di Gesù, nel racconto dei vangeli dell'infanzia, è emblematico.
Maria di Nazareth è poco più di una ragazzina. Ella non appartiene ad un censo di persone ricche e garantite. E' fidanzata con un uomo, e ancora non sono andati a vivere insieme. Quindi, almeno nell'immediato il figlio non è previsto, né programmato.
Ma la gravidanza "viene" e il figlio viene annunciato a Maria e rappresenta per lei obiettivamente , come una "tegola". Infatti quella gravidanza anomala, oltre che rappresentare una sfida economica, porta con sè anche delle mincce sociali. Che ne dirà la gente? E Giuseppe la lascerà? Ella sarà considerata adultera? Quale fosco futuro le si para davanti?
Maria avrebbe potuto pensare di contattare una mammana... quella gravidanza non era opportuna, e non era gradita. Essa portava più problemi che promesse.
Ma questa giovane donna, chiamata beata dalle future generazioni, mostra una sapienza che l'uomo ricco della parabola precedente, sembra ignorare del tutto.
Ella si apre a questa possibilità. Non la teme e risponde con un Salmo tra i più belli della Bibbia, che celebra il futuro. "Benvenuto futuro", sembra dire Maria. Ella per fede, riesce a vedere in questo bambino qualcuno che realizzerà il sogno messianico della liberazione del suo popolo. Ed è dentro questo sogno collettivo, che fa da contrappunto al piccolo orizzonte meschino del ricco stolto, ella riconosce anche la realizzazione della sua vita.
Qui il futuro ha una valenza completamente diversa. Esso non è il risultato di proiezioni economiche, ma l'apertura di uno spazio inedito, impensato, imprevedibile, pieno di vita e di benedizione.
Se ci diciamo credenti, di fede ebraico cristiana, pur non rinunciando affatto ad una concezione che ci rende responsabili delle nostre azioni verso il futuro, possiamo coltivare una visione diversa. Il futuro non è solo il nostro futuro, ma è anche l'avvento di Dio e là dove la strada appare sbarrata, un vicolo cieco, Dio è in grado di aprire nuovi scenari. Le negatività del presente non autorizzano la disperazione, ma sono doglie di un parto, di un nuovo inizio, che noi sappiamo essere nelle mani di Dio.
Dobbiamo pregare come se tutto dipendesse da Dio e impegnarci come se tutto dipendesse da noi. Non tutto dipende da Dio. Alle proposte di grazia di Dio, dobbiamo infatti rispondere con la nostra pronta disponibilità, come fece Maria.
E soprattutto non tutto dipende dalla nostra operosità, perché Dio apre degli spazi inimmaginabili nella storia.

Il Covid richiede risposte coraggiose.
L'aspetto più deleterio di questo virus è la sua capacità di spegnere la speranza, di deprimere, di gettare in uno stato di prostrazione e determinismo.
Ma noi siamo chiamati a rilanciare la partita della vita sul registro della speranza, del futuro di Dio. Ecco perchè se si è una giovane coppia che si trova a decidere se concepire o no un figlio, non basta semplicemente arrischiarsi, o ritirarsi impauriti, ma bisogna da subito impegnarsi per un mondo e una società migliore, per certi versi rifondata nei suoi valori. Se siamo determinati a farci carico dei rischi e delle difficoltà, come la giovane donna della Galilea, ci sarà donata anche la forza di affrontare il futuro senza timore, "riempiti" dalla speranza evangelica.
Proviamo a sognare, proprio a partire da questa crisi, una società e un mondo più giusto e lanciamoci nell'impresa. Sarà questo nostro agire il primo atto di accoglienza di un figlio (non importa se nostro o di altri), che apre scenari nuovi, di rinnovamento e riscatto, e non solo per noi. Il figlio non è come il granaio. Non è una nostra ricchezza. Non è un nostro possesso. Ma un dono di Dio. Non ci appartiene, ma appartiene al mondo che Dio sta già cominciando a trasformare, proprio a partire da lui o lei.
Questo appello ad andare incontro al futuro con responsabilità ma senza paura non è diretto soltanto alle giovani coppie ma a tutti e tutte, qualsiasi sia la nostra età e condizione. Il futuro è proprio come un figlio/una figlia che ci viene donata, è un dono: è nostro ma al contempo non ci appartiene ma appartiene a Dio. Gli orizzonti si aprono per noi ma non per noi stessi soltanto ("il nostro granaio"). L'orizzone si apre nella condivisione di quello che ci è stato dato, nella responsabilità di farne buon uso, nel vivere la visione di Dio nella speranza e lottare ogni giorno per il cambiamento insieme agli altri.
In questa visione il futuro non è oscuro, il futuro di Dio è sempre avvento, è futuro promesso che viene. E la sua luce è già in mezzo a noi e crea sorrisi di santa complicità!