Questo sito web utilizza cookie per fornirti la migliore esperienza di navigazione.

Testimoniare la propria fede

Testo: Deuteronomio 6, 20-25

Per iniziare l’anno ho scelto alcuni testi che ci invitano alla fedeltà e testimonianza. In particolare quello del Deuteronomio è un passo che costituisce un piccolo, antico manuale di catechismo.
Fino a non molti anni fa, i tradizionali catechismi, cioè i manuali di istruzione religiosa, generalmente indirizzati ai più giovani, erano costituiti da una serie di domande e di risposte. Chi insegnava formulava la domanda e l’allievo doveva rispondere in maniera corretta, imparando a memoria e ripetendo quanto era già scritto.
Anche nel libro del Deuteronomio viene indicato il metodo della domanda e della risposta, ma con una fondamentale differenza: qui sono i giovani, i figli, a interrogare i padri e sono questi ultimi che forniscono una risposta.
Come dire: chi non conosce ma vuole apprendere, interroga quanti si pensa possano dare risposte.
Un’inversione del genere potrebbe sembrare piccola cosa, ma non è così! Infatti il punto di partenza è diverso. Da una parte abbiamo una struttura precostituita; vi sono coloro che insegnano e coloro che imparano; dall’altra parte – è l’esempio del Deuteronomio – vi è una realtà di fede vissuta. Di fronte alle leggi e alle norme ai comportamenti che i credenti osservano, sorge quasi spontanea la domanda: ma perché fate tutto ciò?
Non si tratta di suscitare l’interesse per le cose religiose, bensì fornire un esempio pratico di vita di fede.
Alla domanda, per esempio: perché andate tutte le domeniche in chiesa? La risposta è una confessione di fede, non una risposta precostituita.
 “Io faccio queste cose perché credo in Dio e credo in Dio perché Egli mi ha dato di sperimentare la sua grazia e la sua forza nella mia vita”.
Si potrebbe anche aggiungere che Dio ha agito nei secoli: prima proteggendo il popolo di Israele e cioè le generazioni che ci hanno preceduto, e poi è intervenuto nella mia vita personale. Io desidero testimoniare questo fatto, lodare Dio e servirlo.
Non è possibile trasmettere la fede né ai figli, né alle altre persone intorno a noi perché la fede nasce da un rapporto personale tra credente e Dio: ognuno, grande o piccolo che sia, deve fare la propria esperienza di fede, esperienza che viene da una ricerca personale. Ma quello che noi possiamo fare è testimoniare, raccontare le cose che Dio ha fatto e come è intervenuto nella vita di ogni credente. Non risolvendo i problemi, ma aiutandoci a superarli.
“Siate sempre pronti a rispondere a quelli che vi chiedono spiegazioni sulla speranza che avete in voi” dice la prima lettera di Pietro 13:15.
La testimonianza comincia con l’esempio di vita di ciascuno.
Se coloro che si dichiarano credenti non sentono in realtà che :
- Dio è intervenuto nei loro confronti con la sua grazia,
- che Dio dona la possibilità di una esistenza piena e autentica
- se non rispondono all’amore di Dio con l’amore verso lo stesso Dio ma anche verso gli altri ….
- Se non lodano Dio,
- non gli ubbidiscono,
- non pregano,
- non si confrontano del continuo con la sua Parola individualmente e ancor più in un contesto comunitario
- non testimoniano in modo concreto la loro fede,

…. Se NON , se NON, se NON …. allora è normale che questo Dio rimanga lontano e astratto. Rimarrebbe un Dio di bei racconti che però non li riguarda più di tanto. La religione rimarrà materia di studio e si cercherà tra una religione e l’altra quella più vicina alla verità! Ma quale verità???  E vi assicuro che ci sono ancora molte persone che sono alla ricerca di una fede e passano da una “religione” all’altra senza trovare pace.
A me hanno insegnato che quello in cui io credo non è una religione ma una fede, e la fede va vissuta, la fede non è un accessorio culturale, bensì la base stessa della vita.
Non è possibile delegare l’istruzione, la formazione, la testimonianza solo alla famiglia o solo alla scuola o solo alla chiesa. Ciascuno ha un suo proprio ambito di responsabilità ma tutto ciò se si è convinti che la fede sia importante per la propria vita. Per i credenti tale convinzione dovrebbe essere ovvia!!
E’ dunque la nostra testimonianza il punto di partenza per le domande di quanti ci circondano. Se il nostro rapporto con Dio non sarà qualche cosa di estraneo alla nostra vita, qualche cosa di appiccicato e tutto sommato superfluo, oppure qualche cosa di rituale e di abitudinario … allora il medesimo rapporto con Dio potrà essere accolto con semplicità e spontaneità da quanti sono in relazione con noi.
E noi credenti dove troviamo il nutrimento per la nostra vita e quindi per la nostra testimonianza?? Nella preghiera e nella lettura e ascolto della Parola. Questo deve essere il nostro punto fondamentale di partenza.


 

20 Quando in avvenire tuo figlio ti domanderà: «Che significano queste istruzioni, queste leggi e queste prescrizioni che il SIGNORE, il nostro Dio, vi ha date?» 21 Tu risponderai a tuo figlio: «Eravamo schiavi del faraone in Egitto e il SIGNORE ci fece uscire dall'Egitto con mano potente. 22 Il SIGNORE operò sotto i nostri occhi miracoli e prodigi grandi e disastrosi contro l'Egitto, contro il faraone e contro tutta la sua casa, 23 e ci fece uscire di là per condurci nel paese che aveva giurato ai nostri padri di darci. 24 Il SIGNORE ci ordinò di mettere in pratica tutte queste leggi e di temere il SIGNORE, il nostro Dio, affinché venisse a noi del bene sempre ed egli ci conservasse in vita, come ha fatto finora. 25 Questa sarà la nostra giustizia: l'aver cura di mettere in pratica tutti questi comandamenti davanti al SIGNORE nostro Dio, come egli ci ha ordinato».