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La speranza delle piccole cose

Natale 2019 — Una meditazione su Isaia 9, 1-6
La speranza delle piccole cose
I Il popolo che camminava nelle tenebre, vede una gran luce; su quelli che abitavano il paese dell'ombra della morte, la luce risplende.
2 Tu moltiplichi il popolo, tu gli largisci una gran gioia; esso si rallegra in tua presenza come uno si rallegra al tempo della mietitura, come uno esulta quando spartisce il bottino. 3 Infatti il giogo che gravava su di lui, il bastone che gli percoteva il dorso, la verga di chi l'opprimeva tu li spezzi, come nel giorno di Madian.
4 Difatti ogni calzatura portata dal guerriero nella mischia,    ogni mantello sporco di sangue, saranno dati alle fiamme, saranno divorati dalfuoco.
5 Poiché un bambino ci è nato, unfìglio ci è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente,
Padre eterno, Principe della pace, 6 per dare incremento all'impero e una pace senzafine al trono di Davide e al suo regno, per stabilirlo fermamente e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia, da ora e per sempre: questo farà lo zelo del SIGNORE degli eserciti
Quanto impegno, quante premure richiede un bambino per essere accudito, protetto e poi cresciuto attraverso tutte le piccole e grandi crisi della crescita e tutti i pericoli che possono minacciarne lo sviluppo. Chi è padre, madre, nonno, zio o nonna, sa di cosa sto parlando. La crescita di un figlio é un impegno che dura per molto tempo. La scorsa settimana come gruppo di preghiera abbiamo chiesto al gruppo giovani qualche motivo di preghiera di intercessione per loro. Una giovane sorella sposata ha chiesto di pregare per un lavoro stabile che le consenta assieme al marito di avere una casa con una stanza in più. Una stanza per il figlio o la figlia che verrà. Un/a bambino/a impegna ancor prima di nascere. Immaginate quanto questo sia ancor più vero nel caso in cui si tratti di un bambino con qualche problema di salute o se, come in qualche caso, nascono due gemelli, o magari tre.
Tutto questo richiede grande investimento emotivo, affettivo ma anche economico. Tutto in vista di quando il bambino sarà grande per offrirgli le migliori opportunità possibili. Sono sacrifici che comunque si affrontano volentieri in vista di una vita pienamente sviluppata nelle sue molteplici potenzialità.
Il testo che abbiamo letto dal profeta Isaia (9, 1-6) parla di un bambino, un principe che da grande sarà re. Noi leggiamo questo brano come se fosse riferito fin dal principio a Gesù, perché gli calza a pennello. Ma è non del tutto corretto. Isaia non si riferiva a Gesù ma al figlio del re Acaz, re di Giuda. Quel bambino si sarebbe poi chiamato Ezechia.
Diciamo qualche parola di questo bambino e delle circostanze a cui fa riferimento il testo del profeta. Siamo nel pieno di una guerra, la guerra Siro-Efraimita. Una guerra fratricida. Il regno di Israele alleatosi con la Siria voleva formare una coalizione anti-Assira. E per questo chiedono al Regno di Giuda, ed ad Acaz suo re, di unirsi a loro. Ma Acaz desiste. Si defila. Il rifiuto scatena la reazione del Regno di Israele del Nord e della Siria e scoppia una guerra che secondo il libro delle Cronache produce 120.000 morti e 200.000 prigionieri (2 Cronache 28).
Acaz fu un re iniquo, dice la Scrittura (2 Re 16 ). Si prostituì ai culti pagani anche più cruenti passando perfino i suoi figli per il fuoco, riferimento alla tragica pratica dei sacrifici umani.
Isaia gli annuncia in questo tempo buio, (il popolo che camminava nelle tenebre) che ecco, malgrado le grandi perdite umane, Dio sta costruendo una speranza per il suo popolo. Come? Mediante la nascita di un bimbo, un figlio. Ezechia quando sarà cresciuto effettivamente diverrà un bravo re, tutto l'opposto del padre. "Un figlio ci è stato dato" equivale quindi a "una speranza che ci viene offerta"  Quando applichiamo queste parole a Gesù diciamo la stessa cosa.
Solo che la estendiamo nello spazio, a tutti i popoli, e nel tempo, al Regno di Dio.
Il filosofo Cristiano Paul Ricoeur ha detto:
"La speranza ci viene incontro vestita di stracci e aspetta che le confezioniamo un abito a festa
Questa è una espressione che ben sintetizza il messaggio del Natale.
Innanzitutto "la speranza ci viene incontro"
Essa non è la semplice proiezione dei nostri desideri e neppure il conseguimento delle nostre particolari abilità economiche o politiche.
La speranza ci viene incontro, quindi non è un nostro prodotto, ma viene dall'alto. E la riceviamo come quando nasce un bambino, pieni di stupore e di ammirazione.
Ma la speranza "ci viene incontro povera e fragile", con un abito umile, dimesso. La speranza sta dentro la mangiatoia, esposta alla rapacità di un re come Erode il Grande, che non esitò, sentendosi minacciato, di attentare anche alla vita dei propri figli.
"E aspetta che noi..." Ecco la speranza non viene da noi, ma "aspetta che noi... " La speranza ci rende attivi. Non basta accogliere il bambino , ma bisogna vestirlo, proteggerlo anche dentro di noi. Ecco come si esprimeva Ettý Illesum nel suo tempo oscuro di deportazioni e stragi di stato:
"Mio Dio sono tempi angosciosi. Stanotte per la prima volta ero sveglia al buio con gli occhi che mi bruciavano, davanti a me passavano immagini su immagini di dolore umano: cercherò di non appesantire I 'oggi con i pesi delle mie preoccupazioni per il domani — ma anche questo richiede una certa esperienza. Ogni giorno ha la sua parte. Cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me, ma a priori non posso promettere nulla. Una cosa, però, diventa sempre più evidente per me, e cioè che tu non puoi aiutare noi ma siamo noi a dover aiutare te, e, in questo modo aiutiamo noi stessi. L 'unica cosa che possiamo salvare di questi tempi e anche I 'unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, Dio. Eforse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini (...) tocca a noi aiutare te, difendere fino all 'ultimo la tua casa in noi. (...) Comincio a sentirmi un po ' più tranquilla, mio Dio, dopo questa conversazione con te. Discorrerò con te molto spesso d'ora innanzi e in questo modo ti impedirò di abbandonarmi "
La speranza ci viene incontro con piccoli segni, spesso è ridotta a brandelli, fragile e indifesa. E aspetta che noi l'accogliamo nella nostra vita. Non basta, però accogliere Gesù dentro il nostro cuore, bisogna farlo crescere in noi fino a fargli assumere gradualmente la guida della intera nostra vita.
"Perché le confezionano un abito a festa". Il testo di Isaia ce lo spiega: si tratta di agire perché gli scarponi degli eserciti, con tutti i mantelli sporchi di sangue siano, questi sì, passati per il fuoco.
E il giogo della schiavitù sia spezzato.
In quanto discepoli/e di Gesù, questo implica la obbedienza alla sua parola, ai suoi insegnamenti.
Ecco dunque il nostro augurio per il Natale:
Impariamo ad aguzzare la vista per riconosce gli umili segni della speranza e mettiamoci al lavoro per farla crescere in mezzo noi. Ci vorrà tempo, pazienza, resilienza, ma la promessa resta, ed è che in Cristo abbiamo il Consigliere ammirabile, il Dio potente, il Padre eterno, ma soprattutto il Principe della Pace. Egli, della dinastia di Davide, stabilirà un regno di giustizia che non avrà mai più fine. Alleluia. Buon Natale