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Quanto vale la vita di un uomo?

Matteo 12,9 E, partitosi di là, venne nella loro sinagoga. 10 Ed ecco un uomo che avea una mano secca. Ed essi, affin di poterlo accusare, fecero a Gesù questa domanda: E’ egli lecito far delle guarigioni in giorno di sabato? 11 Ed egli disse loro: Chi è colui fra voi che, avendo una pecora, s’ella cade in giorno di sabato in una fossa non la prenda e la tragga fuori? 12 Or quant’è un uomo da più d’una pecora! E’ dunque lecito di far del bene in giorno di sabato. 13 Allora disse a quell’uomo: Stendi la tua mano. E colui la stese, ed ella tornò sana come l’altra. 14 Ma i Farisei, usciti, tennero consiglio contro di lui, col fine di farlo morire. 15 Ma Gesù, saputolo, si partì di là; e molti lo seguirono, ed egli li guari tutti; 16 e ordinò loro severamente di non farlo conoscere, 17 affinché si adempisse quanto era stato detto per bocca del profeta Isaia: 18 Ecco il mio Servitore che ho scelto; il mio diletto, in cui l’anima mia si è compiaciuta. Io metterò lo Spirito mio sopra lui, ed egli annunzierà giudicio alle genti. 19 Non contenderà, né griderà, né alcuno udrà la sua voce nelle piazze. 20 Ei non triterà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante, finché non abbia fatto trionfar la giustizia. 21 E nel nome di lui le genti spereranno.

Carissimi fratelli e sorelle,
quanto vale la vita di un uomo?
La domanda così a bruciapelo, crea, quantomeno, disagio. E questo non è male.
Come sarebbe a dire quanto vale la vita di un essere umano? La vita umana è inestimabile e dovrebbe essere rispettata sempre. Non è così? Certo.
Però noi viviamo in una società che tende ad attribuire un valore in denaro a ogni cosa. Anche se a volte non ce ne accorgiamo. E quindi, per stabilire ad esempio la polizza di una assicurazione sulla vita, o il risarcimento per la morte di una persona investita da un automobile, si sente il bisogno di monetizzare anche il valore della vita. E' un'assurdità, lo sappiamo. Ma si fa così.
Così scopriamo che il valore monetario di una vita umana dipende da molte variabili. La confederazione Svizzera ha stabilito che il valore di un cittadino è di 5,6 milioni di euro. Questo dice quanto quella società è disposta a mettere in campo per difendere la salute, la sicurezza, la libertà, insomma la vita di una persona.
Ma il valore della vita di una persona dipende anche dal PIL del paese di cui si è cittadini. E questo valore può causare escursioni impensabili. In Italia la vita di una persona vale circa 4,7 milioni di eurio, ma in Burundi il valore è di sole 45 mila dollari. La vita di una persona della Svizzera, perciò vale circa 125 persone del Burundi.
E non è tutto, il valore della vita varia notevolmente anche all'interno di uno stesso Stato: In Arabia Saudita, ad esempio il valore della vita di un cittadino maschio di fede islamica, è molto più alta di quella di un cittadino donna di fede cristiana.
La vita di un uomo, quasi dappertutto, vale più della vita di una donna. La vita di un immigrato che possiede il permesso di soggiorno vale notevolmente di più di una persona che non lo possiede. La vita di un bambino italiano vale infinitamente di più di quella di un coetaneo del Nepal, per non parlare di un bambino siriano a yemenita.
Il dato però non è meramente statistico. Tutto questo si traduce concretamente  in libero accesso all'acqua, al cibo, alle cure mediche, ad ambienti sani, al rispetto della propria dignità.
E così potremmo continuare questa classifica dell'orrido, dicendo che dappertutto un vecchio vale molto di meno di un giovane e che perfino qui, in questo momento, la vita di coloro che nel portafogli hanno una carta di credito vale sensibilmente di più di chi non la possiede.
 
Spero che come me, abbiate sentito il disagio, se non lo scandalo, per questa modalità con cui anche la vita viene trasformata cinicamente in dato economico.
In un certo senso, si potrebbe obiettare, che non c'è nulla di nuovo sotto il sole. Ai tempi della schiavitù uno schiavo veniva valutato economicamente per il sesso, la forza fisica, la salute, la buona salute dei denti, l'età, e così via. Ciò che oggi  chiamiamo human traffiking è la versione moderna di questo antico crimine. I trafficanti di vite umane, di organi, di donne per il mercato della prostituzione, di clandestini da imbarcare su un gommone, sanno attribuire con precisione, a ciascuno un valore di mercato secondo la regola commerciale universale della domanda e dell'offerta.
 
Quando leggiamo questa pagina del Vangelo, anche nella sua versione di Marco e Luca, che si discosta da quella di Matteo, noi pensiamo che la domanda centrale del testo sia: Cosa è lecito fare di sabato? (dunque una domanda religiosa). Ma le cose non stanno così. La vera domanda, non esplicita, è un'altra:
Quanto vale la vita di un uomo?
E nello specifico il testo si riferisce al valore della vita di un uomo che ha una mano paralizzata.
Una persona che ha una disabilità, vale, anche ritualmente, per i codici dell'epoca, meno di una persona sana. E c'è talmente un così largo consenso sul valore superiore della prescrizione della osservanza del Sabato, che la domanda che i farisei fanno a Gesù è formulata per tendergli un tranello. E l'epilogo della storia lo dimostra: essi si mobilitarono per farlo morire.
Gesù accetta la provocazione e non si sottrae dal dire quel che andava detto.
 
La sua risposta ha un duplice aspetto:
a. Prima di tutto viene la persona. La vita di una persona viene prima anche della osservanza del più importante dei comandamenti. Non vi può essere nessun altro parametro.
Non è possibile fare una gerarchia. La vita di un sano non vale più di quella di un malato. La vita di un ebreo non vale più di quella di un pagano.
Il precetto religioso non vale più di una persona, neppure se siamo in una sinagoga, o nel tempio di Gerusalemme e neppure sè è Sabato
 
b. Altrove nel Vangelo Gesù usa anche un secondo argomento, sintetizzato nel detto "Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato". Infatti, il giorno del riposo, fu stabilito per proteggere la vita dei più vulnerabili: i servitori, gli schiavi, i salariati. Perciò usare il comandamento del sabato contro una categoria di persone, oltretutto vulnerabile, è in fondo una tradimento del comandamento di Dio.
 
Ma Gesù non si limita a rispondere a parole. Egli dapprima osserva che se è in gioco l'unica pecora che un uomo possiede, sabato o no, nessuno ha dubbi sulla necessità di intervenire. Poi chiede all'uomo dalla mano paralitica di stendere la mano, e pubblicamente lo guarisce. Ecco quanto vale il benessere di un uomo!
A questo punto qualcuno crede di averne abbastanza per attentare alla sua vita. Ma Gesù si sottrae.
E dove venne, "tutti" quelli che, malati, andarono a lui ricevettero guarigione. Il Vangelo, cari fratelli e sorelle, non ha riguardo a persone.
 
Poi, riprendendo una citazione del profeta Isaia, Gesù (o Matteo?) dichiara che la sua vocazione non è quella del clamore, oggi diremmo del consenso della gente. Egli non è venuto per arringare le folle. Non è questo il suo mestiere. Ma il "servo" nel quale Dio si è compiaciuto (notare l'assonanza con le parole pronunciate dallo Spirito all'atto del battesimo di Gesù), è mandato per non triturare la canna rotta o per non spegnere il lucignolo fumante, ma per salvare la vita ovunque questa sia in pericolo. Queste due immagini comunicano l'idea che  Dio ama e protegge  in primis proprio la vita del più fragile, quella considerata di minor valore.
Questa è la giustizia di Dio.
E' una giustizia "parziale" che si pone in difesa  "dell'orfano e della vedova". E la speranza dei popoli nasce proprio da questo particolare modo di intendere la giustizia.
 
Questa guarigione perciò è un vero e proprio programma spirituale per la persona e per la società intera.
Ci son persone tra noi che non danno valore alla propria vita? Ci sono, tra noi, persone che si disprezzano? Persone che sentono di essere solo un peso per gli altri e per la società? Il nostro testo ci contraddice. Anche se siamo anchilosati, paralizzati, inabili alla produzione e al profitto, considerati stranieri, abusivi, senza diritti civili, noi valiamo enormemente agli occhi di Dio. Valiamo molto di più della nostra religione e della nostra osservanza dei precetti religiosi.
 
Ma qui siamo anche davanti a un programma di rinascita per qualsiasi società in declino, come è la nostra. Se siamo diventati preda di una idealogia che attribuisce ad ogni cosa un valore economico, anche l'onestà, l'amore, la fedeltà, l'amicizia, e dunque le persone hanno un prezzo, il testo biblico ci chiama a ricominciare dalla vita degli ultimi.
Solo una giustizia che sa ripartire dagli ultimi, può ridare un senso allo stare insieme di un intero Paese e di un intero continente.
Quanto vale la vita di un uomo?
Vale lo scambio tra la vita di Cristo offertta sulla croce e quella di ogni crocifisso della storia. E quindi, come capite, siamo condotti al centro stesso della fede cristiana.
Chi crede di potersi liberare di questa verità, girando la faccia dall'altra parte, aggrappandosi magari a qualche simbolo religioso, ha mancato l'obiettivo, ha smarrito il senso stesso della fede evangelica.
 
Mi auguro fratelli e sorelle, che quando ci chiederanno conto della speranza che abita nel nostro cuore, noi sapremo rendere testimonianza di Cristo. Ma non solo a parole. Che sapremo darne testimonianza mettendo al centro la vita degli altri, quella in pericolo di esclusione, abbandonata ai flutti della storia.
 
Se lo sapremo fare, non sarà necessario fare pubbliche arringhe. Non ci serviranno i comizi. La canna rotta non sarà spezzata, il lucignolo fumante non sarà spento, e ai popoli tutti sarà data testimonianza che "sì, ancora c'è una speranza!"