Questo sito web utilizza cookie per fornirti la migliore esperienza di navigazione.

Una riflessione sulla Fede e suoi vestiti

Testo: Dalla lettera gli Ebrei : 11,1-3  -8.16

Nei miei tanti anni di ministero pastorale ho avuto  molte occasioni di visitare altre chiese, in maggioranza battiste o comunque protestanti  in giro per il mondo e anche essere in qualche misura  testimone di storiche divisioni. Ad esempio quella più rilevante dal punto di vista numerico è stata l’uscita della Convenzione battista del sud (SBC)  degli Stati Uniti dall’Alleanza mondiale battista, la famiglia denominazionale che raggruppa la maggior parte delle unioni battiste nel mondo.  Ho saputo di altre scissioni che hanno riguardato alcune Unioni battiste dell’est europeo o dell’Asia occidentale che sono uscite dalla Federazione battista europea perché si erano scandalizzati che in un raduno battista tenutosi in Norvegia un gruppo di credenti aveva danzato in un culto! Ma le differenze sono davvero tante fra battisti in Africa e in Italia, in Asia e in America Latina. E stiamo soltanto nell’ambito dei battisti! Se poi superiamo le barriere denominazionali le differenze si moltiplicano, differenze dottrinali, differenze di come si vive la fede, differenze di liturgia, di abitudini, di tipo di musica, differenze fra cosa si considera peccato e cosa non si considera tale. Tutti cristiani, ma molto molto diversi per come si vive la fede nelle comunità di appartenenza. Potremmo fare una piccolissima inchiesta fra noi e scoprire qualcuna delle differenze più significative ad esempio fra questa nostra comunità e le nostre rispettive chiese di origine.

Eppure siamo tutti cristiani, come è possibile? Ma poi siamo davvero tutti cristiani? Perché la storia delle nostre divisioni, dagli scismi storici fra cristiani di oriente ed occidente, passando per la grande divisione in conseguenza della Riforma protestante fino alle micro divisioni di denominazioni e chiese locali, dimostra che spesso alla base ci sia la convinzione che “gli altri”, quelli dai quali ci dividiamo, non siano in fondo “veri” cristiani. Quindi alle divisioni spesso si aggiunge il giudizio,  il disprezzo, il linguaggio più o meno velatamente offensivo. Sappiamo che nella storia queste divisioni sono divenute inimicizie collettive e a volte sono state combattute guerre in cui la religione ha avuto un ruolo dominante.

La mia meditazione di oggi è sulla fede – e mi limito alla fede cristiana -  e i suoi vestiti. O potremmo anche dire che cercheremo di riflettere insieme sul complesso rapporto fra fede e religione. Poiché anche se a volte questi due termini sono usati come sinonimi in realtà non lo sono.

Partiamo dal primo: fede. Ovviamente tutta la Bibbia parla di fede e io farò soltanto qualche accenno. Tutto il capitolo 11 dell’epistola agli ebrei, di cui abbiamo letto uno stralcio, parla di fede offrendone anche una rara definizione:
“Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono”.
In questa definizione  si esprime la profonda fiducia dei credenti nelle promesse di Dio (certezza!) ma anche la testimonianza di vita (dimostrazione) di ciò in cui si crede. Fiducia e testimonianza di vita vanno insieme. Ecco perché poi l’autore dopo questa enunciazione non scrive un trattato teorico sulla fede ma fa un elenco di persone che per fede hanno agito, hanno camminato, hanno vissuto. Abramo è presentato anche da Paolo come primo esempio di fede. Lui ascolta la chiamata e obbedisce nella fiducia in Colui che promette e mantiene contro ogni evidenza, contro ogni limite umano.
Sinonimo di fede è quindi fiducia. Ricordate quello che Gesù diceva a coloro che si rivolgevano a lui per essere guariti? “La tua fede ti ha salvato/a”. La fede nei Vangeli è raccontata come fiducia in Cristo che è fiducia in Dio e nello Spirito che in Cristo agisce. 
Dunque la fede non è una credenza, non è neanche una dottrina ma è un affidarsi a Cristo e attraverso di Lui a Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo.

E come nasce la fede? Qui Paolo risponde:
“La fede viene da ciò che si ascolta e ciò che si ascolta viene dalla parola di  Cristo” (Romani 10 17).
La fede nasce quando ascoltiamo la parola di Cristo e in questa parola abbiamo fiducia, a questa parola affidiamo la nostra intera vita. La “parola di Cristo” è Cristo stesso, il suo rapporto con Dio, il suo insegnamento, le sue scelte, il suo cammino terreno, il suo perdono donato ai peccatori, il suo amore illimitato, la sua croce, la sua risurrezione, la promessa di vita eterna, il Regno e la sua giustizia.
La fede non è una nostra possibilità innata ma una impossibilità che Dio rende possibile in noi. Ascoltare la Parola e dare fiducia a questo annuncio è immenso dono di grazia. Io posso fidarmi di Dio in Cristo perché Dio prima di tutto si fida incredibilmente di me rivelandomi Cristo stesso perché io abbia vita di Lui.

Ma se la fede è questo, cos’è la religione? La parola religione non è una parola biblica. La troviamo soltanto quattro volte nella Bibbia e soltanto due in una accezione più o meno positiva. L’etimologia della parola religione è incerta e viene dal latino o “re-legĕre”(riesaminare, aver riguardo, aver cura) o re-ligāre (riunire insieme, legare) o re-ēlĭgĕre (scegliere di nuovo). Mettendo insieme i significati avremmo che la religione è rispettare, aver cura della divinità, è il modo con cui si esprime il legame con Dio e fra i credenti e ha a che vedere con una scelta personale. Avere o praticare una religione, come è ovvio, è un’attività universale non confinata ai cristiani.  

Potremmo sintetizzare dicendo che per noi cristiani la fede è fiducia in Dio e nelle sue promesse mentre la religione è il modo in cui viviamo e curiamo il legame individuale e collettivo con Dio (norme, abitudini, riti, simboli, ecc.). La fede è fiducia in Dio che ci parla e ci salva, la religione è come organizziamo personalmente e collettivamente la vita in conseguenza della fede che professiamo. In questo senso la religione, anche “la religione cristiana” è un fenomeno umano, fallibile, storicamente e culturalmente connotato.

Ecco come la nostra confessione di fede definisce la religione e le religioni all’articolo 18:
La religione è l’attività universale e molteplice atta a coltivare il rapporto con ciò che si ritiene trascendere la realtà mondana in tutte le sue dimensioni. Essa, come opera umana, è sotto il  giudizio di Dio. Perciò, nell’attuare la nostra vocazione ad annunciare l’evangelo della grazia di Dio in Cristo, non è nostro compito giudicare, ma rispettare le espressioni religiose di ciascuno e vigilare sui diritti di libertà di tutti.

Dunque la fede nasce per sola opera di Dio e poi si nutre di preghiera, di studio della Bibbia, di predicazione, di canto, di comunione fraterna, di incontri individuali di incoraggiamento, di celebrazioni liturgiche di battesimo e Cena del Signore e tutto questo va organizzato, calendarizzato per essere vissuto insieme. Ci vogliono spazi dedicati, bisogna organizzare i ministeri, sapere quando ci si incontra, come prendere le decisioni… insomma la fede ha bisogno di un vestito collettivo che funzioni, che abbia stabilità e continuità. La chiesa non è dunque soltanto un evento  - “dove due o tre invocano il Signore Egli è in mezzo a loro” – ma è anche istituzione. E’ evento e istituzione insieme.

Ci sono persone oggi che pensano sia possibile vivere la fede senza chiesa e senza religione e altre che difendono la loro appartenenza religiosa senza professare una fede. Come è possibile?

Primo caso. Persone che affermano di credere, di avere un rapporto con Dio strettamente individuale. Pur dichiarandosi cristiani non frequentano comunità, non sentono il bisogno di studiare la Bibbia insieme agli altri, sono insofferenti rispetto alle chiese perché dicono di esserne rimasti delusi e scandalizzati. Sono i cristiani senza chiesa, quelli che professano la fede senza appartenenza religiosa.

Secondo caso. Persone per le quali il cristianesimo è solo una cultura e ha fortissimo elemento identitario di popolo. Quindi va tenuto il crocifisso nelle aule scolastiche o negli uffici come si tiene la foto del presidente della repubblica, alcuni oggi sbandierato il rosario come simbolo di appartenenza contro altre identità religiose ma le stesse persone non conoscono la scrittura, non hanno idea di cosa quella croce significa. E’ la religione senza la fede. Nella nostra metafora è rimasto solo il vestito della fede, sotto il vestito nulla.

Il rapporto fra fede e religione è in realtà molto complicato. Non possiamo dilungarci. Per orientarci però guardiamo sempre a Gesù. Lui era appartenente a una religione? Certamente sì. Alla religione giudaica. Fu presentato al tempio e lì tornò a 12 anni a parlare con i rabbini. Fu il suo Bar Mitzvah. Poi nel suo paese Nazareth era solito andare in sinagoga di sabato e si recava a Gerusalemme per le feste di pellegrinaggio e nei cortili del tempio insegnava. Tuttavia il suo rapporto con l’istituzione religiosa non fu facile, denunciò che il tempio non era più un luogo di preghiera ma era gestito per fare affari, disse che la religione proposta era elitaria perché disprezzava i poveri, che curava le apparenze ma perdeva di vista il rapporto con Dio, la sua volontà, il suo amore. Diceva che quando la religione usurpava il posto della fede nel Dio vivente essa era non solo inutile, ma dannosa. “Ciechi, guide di ciechi” erano apostrofati  i capi religiosi o “sepolcri imbiancati”, belli fuori, morti dentro. Credenti ipocriti, cioè teatranti.  E questa critica alla religione senz’anima provocò  una reazione violenta, al punto che Gesù fu rifiutato e giudicato blasfemo da un tribunale religioso e mandato a morte da un tribunale pagano. La religione ufficiale lo aveva scaricato.  Alla fine fu spogliato di tutti i suoi vestiti e appeso alla croce come un maledetto. In quel momento sulla croce moriva un uomo di fede, il Cristo di Dio. La fede era rimasta nuda insieme a Lui!
Cristo crocifisso è quindi la critica più radicale ad una religione vuota ed è un monito ai cristiani di tutte le epoche di non perdere mai di vista ciò che è essenziale, di non ridurre la croce a un simbolo vuoto.
Ma Cristo risorto è anche una critica forte ai cristiani senza chiesa perché dopo la risurrezione Cristo volle riunire ancora di nuovo i discepoli che si erano dispersi e affidare a loro collettivamente il compito di portare l’Evangelo ad ogni creatura in tutto il mondo.

Stiamo saldi nella fede in Colui che è stato fedele nonostante gli abbandoni, la tortura e la morte. Non confondiamo la fede con la religione. Nutriamo la nostra fede ogni giorno con lo studio della Bibbia, con la preghiera, con la sequela di Cristo, con la comunione con altri credenti e poi viviamo la nostra testimonianza nel mondo con integrità. Ma amiamo anche la chiesa, sosteniamola e aiutiamola a restare fedele. Aiutiamola anche a cambiare quando il vestito della fede  non è più adatto ai tempi che viviamo ma restiamo fedeli sempre a Cristo, ascoltiamo la sua Parola, cerchiamo il suo volto ogni giorno. E non disprezziamo le altre chiese, mai, non le giudichiamo, amiamo la comunione oltre ogni confine, impariamo dagli altri. Qualcosa dei vestiti della fede degli altri potrebbe piacere anche a noi, perché no?
Un’ultima cosa: se abbiamo poca fede, chiediamo ogni giorno a Dio di aumentarcela. Ma non disprezziamo mai la nostra piccola fede. Essa è il dono più prezioso che abbiamo ricevuto. Stiamo saldi!