Questo sito web utilizza cookie per fornirti la migliore esperienza di navigazione.

Il lavoro

Testi: Esodo 18 -14 Esodo 3, 7-10 - Deuteronomio 5, 12-15 - Neemia 3

Il sermone di questa mattina è tematico ed il tema è il lavoro.

Siccome non ho trovato un solo testo biblico che vi faccia riferimento in maniera esaustiva, vi presento tre quadri, o se preferiti tre pezzi di un patchwork che poi dovrete, se vi va, voi stessi cucire voi a misura della vostra esperienza particolare.

La testimonianza di Rocco, neanche tra le più drammatiche se vogliamo, mi offre una illustrazione dal mondo reale, di quanto la questione del lavoro, salario, povertà, dignità personale e benessere psicofisico si intreccino per formare talvolta veri e propri drammi personali sui quali non possiamo non interrogarci anche come credenti.

Il primo quadro è quello dell'Esodo.

Siamo sorpresi a vedere che la categoria dei "working poors", rappresentata dalla nostra lavoratrice Francesca, sia così antica.

Un agglomerato di persone, che certamente non era ancora un popolo, viene sfruttato fino all'inverosimile dalla prepotenza del Faraone e della sua amministrazione.

Questi con il loro duro lavoro a basso costo, contribuiscono a costruire le città magazzino di Pitom e Ramses. Cioè essi costruiscono il luogo in cui la ricchezza lucrata sulla loro pelle, verrà accumulata e custodita. Quando, costretti a questo lavoro di duro servaggio, provano a sollevare il capo, la situazione perfino peggiora. Il Faraone da' ordine ai sovrintendenti, di costringere i lavoratori ad andarsi a procurare anche la materia prima per costruire i mattoni.

Il lavoro non era affatto per costoro una maniera per realizzare le loro inclinazioni creative, e neppure una maniera per sbarcare il lunario. Più lavoravano, più si indebitavano, più si trovavano in condizione di servitù e dipendenza.

Come vedete la situazione appare immutata. Oserei dire che c'è perfino un aggravante, e questa è che la moderna digitalizzazione e automazione del lavoro, oggi permetterebbe di risolvere qujasi in toto i problemi della produzione industriale e dei lavori più pericolosi.

Ma evidentemente i benefici della automazione, che consentirebbe una riduzione degli orari di lavoro a parità di paga e una maggiore sicurezza, sono ad appannaggio di pochi che hanno lucrato in questi anni grandissimi profitti.

La Bibbia qui ha una prima buona notizia: Dio non è indifferente al grido inarticolato che sale da questo non-popolo di schiavi. Egli si muove a compassione in loro favore e, per mezzo di Mosè, viene a tirarli fuori dalla terra delle lacrime e sangue per condurli nella terra dove scorrono latte e miele.

Faraone è troppo avido e vorace per rendersi conto che esagera. E non gli basterà solo qualche piaga per lasciare andare il "non-popolo".                                                                                        Vale a dire che nessuno ti renderà la dignità e la libertà a cui hai diritto, se non sarai tu stesso, con l'aiuto di Dio, a conquistartelo. Il Faraone, del quale non si dice il nome, più che una persona incarna la logica economica di un mondo che sfrutta, stritola, schiaccia e resta sempre uguale.

La fede ebraica, si struttura, fin dal principio, come una fede di un Dio che si da' pena degli sfruttati, che ascolta il loro grido, che interviene in loro difesa.

Il secondo pezzo del patchwork, riguarda il testo di Deuteronomio 5.

Tra l'uscita dall'Egitto e l'ingresso nella nuova terra, per diventare da un non-popolo di diseredati, popolo eletto da Dio, c'è di mezzo il Sinai, la dispensazione della Torah.

Come abbiamo letto c'è un comandamento tra le Dieci Parole, considerato dagli studiosi il più importante. E' quello del sabato. Questo comandamento dice qualcosa del lavoro in una modalità originale. Infatti il sabato è comandato come un giorno di riposo.

Fondamentalmente esso ricorda che perfino Dio si riposò dalla sua fatica creativa, e tale risposo è celebrato anche in ricordo di quando il popolo era schiavo in Egitto e sapeva per esperienza cosa significasse lavorare senza pausa.

E siccome la Bibbia è spesso molto realistica e sa che gli umani poi spesso si comportano male con gli altri, proprio come altri avevano fatto con loro nel passato, il comandamento si sofferma a ricordare che il divieto del lavoro non vale solo per sé, ma è un diritto anche dei sottoposti, perfino degli schiavi e perfino degli animali.

Se il primo quadro era di consolazione e di speranza, questo secondo è una esortazione: attento a non trasformarti tu stesso in un piccolo Faraone. E inoltre, poni anche attenzione perché il lavoro, per qualche ragione, non ti prenda la mano divenendo l'unico fine della tua vita. Gli americani hanno inventato una parola a questo proposito "workaholic". E' una parola che dice di un rapporto tossico col lavoro, di dipendenza patologica, ossessiva.

Il terzo pezzo di stoffa del patchwork, che voi stessi siete incaricati di cucire, riguarda il testo di Nehemia.

Qui, come abbiamo sentito, la parola lavoro si ripete moltissime volte.

Nehemia era un governatore, incaricato di sovrintendere alla ricostruzione delle mura della città di Gerusalemme, dopo il ritorno dall'esilio, in una città che era stata distrutta e abbandonata per molti decenni.

La frase ridondante che accompagna questo racconto è "accanto a Tizio lavorò Caio".

Ciascuno è impegnato a ristrutturare una parte del muro che si trova proprio davanti alla propria casa, ma ciascuno lo fa "di fianco all'altro".

Qui ciò che viene tematizzato non è la questione del salario o del rispetto del riposo dovuto alle maestranze, ma la questione del "bene comune". Il lavoro, in questo caso è soprattutto cooperazione. La città distrutta si ricostruisce col lavoro di tutti. E qui quel che conta non è quanto guadagni, ma è il futuro di chi dovrà abitare la città. Qui il lavoro è cooperazione.  Da mero espediente per ottenere un reddito e quindi il proprio benessere, qui diventa progetto sociale, per fare qualcosa che nessuno potrebbe fare da solo. Il lavoro ha delle finalità che trascendono il nostro interesse personale, e per noi protestanti, fin dai tempi della Riforma, è divenuto un modo per rispondere alla vocazione che il Signore ha rivolto a ciascuno di noi. Così il nostro lavoro responsabile, compiuto nel rispetto dell'ambiente, con positive finalità anche per la vita degli altri, non è solo un diritto, ma anche un dovere, un debito che abbiamo verso la società.

A questo punto qualcuno potrebbe chiedersi: "Non sarà forse troppo politico tutto questo discorso? E' veramente nostro compito interessarci a questi problemi? E inoltre, non è forse vero che questa materia riguarda tutti testi dell'Antico Testamento?

Io credo di no. Credo, al contrario, che qui sia in gioco un aspetto fondante della speranza cristiana.

Ascoltiamo le dura reprimenda di Giacomo

Giacomo 5

1 A voi ora, o ricchi! Piangete e urlate per le calamità che stanno per venirvi addosso! 2 Le vostre ricchezze sono marcite e le vostre vesti sono tarlate. 3 Il vostro oro e il vostro argento sono arrugginiti, e la loro ruggine sarà una testimonianza contro di voi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori negli ultimi giorni. 4 Ecco, il salario da voi frodato ai lavoratori che hanno mietuto i vostri campi grida; e le grida di quelli che hanno mietuto sono giunte agli orecchi del Signore degli eserciti...
Dio, anche attraverso il figlio suo, Gesù Cristo, che è venuto a inaugurare l'anno del giubileo e della liberazione da ogni schiavitù, ancora si inchina e porge orecchio al grido degli sfruttati del nostro tempo. In gioco, infatti,  è la speranza.

Ha scritto un filosofo

"La speranza ci viene incontro vestita di stracci aspettando che le cuciamo un abito a festa".

Cucire questi pezzi di stoffa per formare una coperta di giustizia per il nostro tempo, è dunque un compito spirituale, che deve vederci impegnati assieme nella comune testimonianza .


 

14 Quando il suocero di Mosè vide tutto quello che egli faceva per il popolo, disse: «Che cosa fai con il popolo? Perché siedi solo, e tutto il popolo ti sta attorno dal mattino fino alla sera?»


 

7 Il SIGNORE disse: «Ho visto, ho visto l'afflizione del mio popolo che è in Egitto e ho udito il grido che gli strappano i suoi oppressori; infatti conosco i suoi affanni. 8 Sono sceso per liberarlo dalla mano degli Egiziani e per farlo salire da quel paese in un paese buono e spazioso, in un paese nel quale scorre il latte e il miele, nel luogo dove sono i Cananei, gli Ittiti, gli Amorei, i Ferezei, gli Ivvei e i Gebusei. 9 E ora, ecco, le grida dei figli d'Israele sono giunte a me; e ho anche visto l'oppressione con cui gli Egiziani li fanno soffrire. 10 Or dunque va'; io ti mando dal faraone perché tu faccia uscire dall'Egitto il mio popolo, i figli d'Israele».


 

12 Osserva il giorno del riposo per santificarlo, come il SIGNORE, il tuo Dio, ti ha comandato. 13 Lavora sei giorni, e fa' tutto il tuo lavoro, 14 ma il settimo è giorno di riposo, consacrato al SIGNORE Dio tuo; non fare in esso nessun lavoro ordinario, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bue, né il tuo asino, né il tuo bestiame, né lo straniero che abita nella tua città, affinché il tuo servo e la tua serva si riposino come te. 15 Ricòrdati che sei stato schiavo nel paese d'Egitto e che il SIGNORE, il tuo Dio, ti ha fatto uscire di là con mano potente e con braccio steso; perciò il SIGNORE, il tuo Dio, ti ordina di osservare il giorno del riposo.


 

Ricostruzione delle mura di Gerusalemme
1 «Eliasib, sommo sacerdote, si mise al lavoro con i suoi fratelli sacerdoti e insieme costruirono la porta delle Pecore; la consacrarono e vi misero i battenti; continuarono a costruire fino alla torre di Mea, che consacrarono, e fino alla torre di Cananeel. 2 Accanto a Eliasib lavorarono gli uomini di Gerico, e accanto a loro lavorò Zaccur, figlio d'Imri.
3 I figli di Senaa costruirono la porta dei Pesci, ne fecero l'intelaiatura, e vi misero i battenti, le serrature e le sbarre. 4 Accanto a loro lavorò alle riparazioni Meremot, figlio di Uria, figlio di Accos; accanto a loro lavorò alle riparazioni Mesullam, figlio di Berechia, figlio di Mesezabeel; accanto a loro lavorò alle riparazioni Sadoc, figlio di Baana; 5 accanto a loro lavorarono alle riparazioni i Tecoiti, di cui i più importanti non vollero sottomettersi a lavorare all'opera del loro signore.
6 Ioiada, figlio di Pasea, e Mesullam, figlio di Besodeia, restaurarono la porta Vecchia; ne fecero l'intelaiatura, e vi misero i battenti, le serrature e le sbarre. 7 Accanto a loro lavorarono alle riparazioni Melatia, il Gabaonita, Iadon, il Meronotita, e gli uomini di Gabaon e di Mispa, che dipendevano dalla sede del governatore d'oltre il fiume; 8 accanto a loro lavorò alle riparazioni Uzziel, figlio di Caraia, uno degli orefici, e accanto a lui lavorò Anania, uno dei profumieri. Essi lasciarono Gerusalemme com'era, fino al muro largo.
9 Accanto a loro lavorò alle riparazioni Refaia, figlio di Cur, capo della metà del distretto di Gerusalemme. 10 Accanto a loro lavorò alle riparazioni, di fronte a casa sua, Iedaia, figlio di Carumaf, e accanto a lui lavorò Cattus, figlio di Casabneia. 11 Malchia, figlio di Carim, e Cassub, figlio di Paat-Moab, restaurarono un'altra parte delle mura e la torre dei Forni. 12 Accanto a loro lavorò alle riparazioni, con le sue figlie, Sallum, figlio di Alloches, capo della metà del distretto di Gerusalemme.
13 Canun e gli abitanti di Zanoà restaurarono la porta della Valle; la costruirono, vi misero i battenti, le serrature e le sbarre. Fecero inoltre mille cubiti di muro fino alla porta del Letame.
14 Malchia, figlio di Recab, capo del distretto di Bet-Accherem restaurò la porta del Letame; la costruì, vi mise i battenti, le serrature, le sbarre.
15 Sallum, figlio di Col-Oze, capo del distretto di Mispa, restaurò la porta della Sorgente; la costruì, la coperse, vi mise i battenti, le serrature e le sbarre. Fece inoltre il muro del serbatoio di Siloe, presso il giardino del re, fino alla scalinata che scende dalla città di Davide.
16 Dopo di lui Neemia, figlio di Azbuc, capo della metà del distretto di Bet-Zur, lavorò alle riparazioni sino di fronte alle tombe di Davide, fino al serbatoio che era stato costruito, e fino alla casa dei prodi. 17 Dopo di lui lavorarono alle riparazioni i Leviti, sotto Reum, figlio di Bani; e accanto a lui lavorò per il suo distretto Casabia, capo della metà del distretto di Cheila. 18 Dopo di lui lavorarono alle riparazioni i loro fratelli, sotto Bavvai, figlio di Chenadad, capo della metà del distretto di Cheila; 19 e accanto a lui Ezer, figlio di Iesua, capo di Mispa, restaurò un'altra parte delle mura, di fronte alla salita dell'arsenale, all'angolo.
20 Dopo di lui Baruc, figlio di Zabbai, ne restaurò con ardore un'altra parte, dall'angolo fino alla porta della casa di Eliasib, il sommo sacerdote. 21 Dopo di lui Meremot, figlio di Uria, figlio di Accoz, ne restaurò un'altra parte, dalla porta della casa di Eliasib fino all'estremità della casa di Eliasib. 22 Dopo di lui lavorarono i sacerdoti che abitavano le campagne circostanti. 23 Dopo di loro Beniamino e Cassub lavorarono di fronte alla loro casa. Dopo di loro Azaria, figlio di Maaseia, figlio di Anania, lavorò presso la sua casa. 24 Dopo di lui Binnui, figlio di Chenadad, restaurò un'altra parte delle mura, dalla casa di Azaria fino alla svolta e fino all'angolo.
25 Palal, figlio d'Uzai, lavorò di fronte alla svolta e alla torre superiore che sporge dal palazzo del re e che dà sul cortile della prigione. Dopo di lui lavorò Pedaia, figlio di Paros. 26 I Netinei che abitavano sulla collina, lavorarono fino di fronte alla porta delle Acque, verso oriente, e di fronte alla torre sporgente. 27 Dopo di loro i Tecoiti ne restaurarono un'altra parte, di fronte alla grande torre sporgente e fino al muro della collina.
28 I sacerdoti lavorarono alle riparazioni al di sopra della porta dei Cavalli, ciascuno di fronte alla propria casa. 29 Dopo di loro Sadoc, figlio d'Immer, lavorò di fronte alla sua casa. Dopo di lui lavorò Semaia, figlio di Secania, guardiano della porta orientale. 30 Dopo di lui Anania, figlio di Selemia, e Canun, sesto figlio di Salaf, restaurarono un'altra parte delle mura. Dopo di loro Mesullam, figlio di Berechia, lavorò di fronte alla sua camera.
31 Dopo di lui Malchia, uno degli orefici, lavorò fino alle case dei Netinei e dei mercanti, di fronte alla porta di Ammifcad e fino al piano superiore dell'angolo. 32 Gli orefici e i mercanti lavorarono alle riparazioni fra il piano superiore dell'angolo e la porta delle Pecore.