Questo sito web utilizza cookie per fornirti la migliore esperienza di navigazione.

Non di solo pane vive l’uomo!!!

Deuteronomio 8:3 Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per insegnarti che l'uomo non vive soltanto di pane, ma che vive di tutto quello che procede dalla bocca del SIGNORE.

Giovanni 1:1-14 1 Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. 2 Essa era nel principio con Dio. 3 Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta. 4 In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini. 5 La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno sopraffatta.
6 Vi fu un uomo mandato da Dio, il cui nome era Giovanni. 7 Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui. 8 Egli stesso non era la luce, ma venne per rendere testimonianza alla luce. 9 La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo. 10 Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l'ha conosciuto. 11 È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto; 12 ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, 13 i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio.
14 E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre.

Matteo 4:1-4 1 Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. 2 E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. 3 Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, di' che questi sassi diventino pane». 4 Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

Quando Massimo mi ha chiesto di predicare per questa domenica la mia domanda è stata se per caso ci fosse qualche tema specifico di cui volesse che io parlassi. In Inghilterra le predicazioni sono quasi sempre impostate per serie per cui si parla magari per uno o due mesi di fila di un tema utilizzando diversi passi per vederlo da più punti di vista. Massimo invece per rispondere alla mia domanda ha fatto spallucce e mi ha risposto “mah, fai un po’ come preferisci.” Quindi per evitare di complicarmi troppo la vita ho pensato di predicare su qualcosa di “base,” qualcosa di semplice, anche perché sono sempre stato convinto che nella Bibbia le cose di base siano molto spesso anche quelle più importanti e quelle sulle quali vale la pena di ritornare in continuazione.
Quello di cui voglio parlare oggi è la preghiera e il passo che utilizzerò per farlo è uno dei più noti dei vangeli. Quello da cui voglio partire è questa risposta che Gesù dà al Diavolo mentre viene tentato: “sta scritto: non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.” Questa frase è diventata così famosa che è diventata un modo di dire: “non di solo pane vive l’uomo,” però non si cita mai il seguito che è la parte più importante di questa risposta perché ci spiega il significato di tutta la frase. Quello che Gesù sta dicendo è che un essere umano non è fatto soltanto di corpo ma è fatto anche di spirito. Da che cosa lo capiamo? Dal fatto che ci sono due cibi messi in parallelo: il pane e la parola di Dio. Il corpo viene nutrito dal pane che qui è un simbolo del cibo materiale, mentre lo spirito è nutrito dalle parole che ci vengono comunicate da Dio. Quindi possiamo dire che ogni persona è fatta di un corpo naturale fatto di carne e sangue e che viene nutrito da un cibo naturale e che allo stesso tempo è fatto anche di un corpo spirituale o soprannaturale, un corpo che non si può toccare e che non si può vedere ma che comunque esiste e che ha bisogno anch’esso di nutrimento, un nutrimento che è anche esso soprannaturale o spirituale e che non si vede e non si può toccare.
Noi ci prendiamo cura del nostro corpo naturale: andiamo a fare la spesa, mettiamo via del cibo in dispensa, lo cuciniamo per sfamarci. Dobbiamo fare lo stesso con il nostro corpo spirituale: abbiamo bisogno di nutrimento soprannaturale per poterci prendere cura del nostro spirito per mantenerlo in forze ed evitare che s’indebolisca. Molte persone non pensano molto al loro spirito e forse perché non riescono a vederlo possono persino arrivare a pensare che esso non esista. Però Gesù è molto chiaro: non è sufficiente il pane materiale perché l’uomo vive, il cibo soprannaturale è altrettanto necessario. Quando il nostro spirito è forte allora siamo vicini a Dio e la sua presenza ci è più chiara, mentre quando ci manca il cibo spirituale tutto diventa più difficile. Il nostro corpo naturale può essere forte e in salute ma se il nostro corpo spirituale soffre allora a noi siamo più lontani da Dio e non riusciamo a percepire il suo amore e quindi diventa per noi più difficile esprimere tutte quelle capacità e quei doni che soltanto l’amore di Dio può darci. Se noi non riusciamo a percepire l’amore di Dio allora è come se ci ripiegassimo su noi stessi: se non viene nutrito il nostro spirito si fa piccolo, si atrofizza come un muscolo che non usiamo e a noi rimane disponibile solo il corpo naturale. Il corpo spirituale non muore mai perché Dio lo sostiene con il suo amore però si può come addormentare e dunque il corpo naturale e la realtà naturale diventano tutto quello che vediamo. Quando il nostro spirito è in forze esso è sveglio e sta in piedi, dritto e proiettato verso il cielo e Dio: quando il nostro spirito è debole esso si distende e rimane al suolo e quindi noi rimaniamo appiattiti sull’esistenza naturale. Questo è il peccato, perché il peccato è prima di tutto distanza da Dio ed è ripiegarsi spiritualmente su noi stessi e quindi sull’esistenza del corpo naturale.
Come otteniamo il cibo spirituale? Noi otteniamo il cibo spirituale pregando perché pregare è parlare con Dio e quindi vuol dire ricevere da lui le sue parole. E’ importante che Gesù quando parla del cibo naturale dica “non di solo pane” perché il pane è un alimento molto semplice, è un cibo di base. Il pane è un cibo fatto di pochi ingredienti, che tutte le culture del mondo conoscono e che è molto sostanzioso, riempie bene la pancia. Gesù fa un parallelo tra questo pane e le parole di Dio: anche le parole di Dio sono semplici e di base, anche le parole di Dio hanno pochi ingredienti ma riempiono bene la pancia dello spirito. Quando noi preghiamo comunichiamo con Dio e Dio comunica con noi e quindi noi riceviamo le sue parole e nutriamo il nostro spirito. Quando il nostro spirito è ben nutrito allora diventa facile per noi esprimere amore, speranza e fede, così diventa facile per noi compiere le opere che Dio vuole che noi compiamo e che esprimono il nostro amore per lui e per il nostro prossimo. In questo senso la preghiera è l’alimento di base della vita cristiana e nulla la può sostituire: la forza del cristianesimo non è data prima di tutto da quante chiese abbiamo, da quanti ospedali costruiamo, o da quante persone bisognose riusciamo a raggiungere e ad aiutare. La forza del cristianesimo è data dalla forza della sua preghiera: quando i cristiani dicono a Dio “abbiamo fame!” e ricevono da lui il cibo spirituale allora essi sono forti; poi con questa forza i cristiani possono evangelizzare, possono fare le opere d’amore che Dio vuole che noi compiamo, etc.
Cerchiamo adesso di capire che cosa siano queste parole che vengono dalla parola di Dio. Per molto tempo io ho letto questo passaggio senza capirlo, perché pensavo che le parole fossero la Bibbia e questo perché in chiesa spesso sentiamo dire che la Bibbia è la parola di Dio. E’ importante capire quindi che le parole di Dio di cui Gesù parla non sono la Bibbia. Questo è chiaro perché Gesù dice: “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.” Egli dice “sta scritto” perché qui Gesù sta citando un passo dell’Antico Testamento, nello specifico un versetto preso dal libro del Deuteronomio. Quindi lui sta separando quello che sta scritto nella Bibbia dalle parole che escono dalla bocca di Dio: sta scritto che abbiamo bisogno di queste parole, non sta scritto che le parole scritte sono anche le parole di cui abbiamo bisogno. Lui dunque sta dicendo che la Bibbia ci spiega che abbiamo bisogno del cibo spirituale ma che il cibo spirituale è un’altra cosa.
Un’altra cosa da notare è che Gesù parla di tante parole: “ogni parola che esce dalla bocca di Dio.” L’inizio del capitolo di Giovanni però ci dice che Gesù è la parola che stava al principio presso Dio e che questa parola è anche il figlio di Dio e che è Dio. Quindi Gesù è la parola di Dio Padre nella quale tutte le cose sono state fatte e come leggiamo in Genesi egli creò dicendo sia la luce e la luce fu e poi venne in terra tra noi per insegnare. Quindi la Parola di Dio è una parola che parla e questo significa che il pane soprannaturale sono gli insegnamenti che riceviamo da Gesù oltre che le sue risposte alle nostre preghiere. Ovviamente questi insegnamenti sono già presenti nella Bibbia, prima nei vangeli e poi spiegati o esposti nei dettagli negli altri libri. Quindi anche se la parola di Dio e le parole di Gesù sono una cosa diversa dalla Bibbia, anche la Bibbia è in un certo senso la parola di Dio in quanto troviamo in essa la testimonianza e la spiegazione di quello che di Dio ha spiegato. E’ spesso detto che noi siamo ciò che mangiamo. Una volta ho addirittura letto una storia di una persona che aveva mangiato così tante carote che la sua pelle aveva cominciato a diventare arancione (sul serio!!!). Possiamo usare questo detto per parlare del pane spirituale. Più mangeremo le parole di Dio e più il nostro corpo spirituale diventerà forte assorbendo Dio in sé stesso e quindi diventeremo sempre più simili a Dio vivendo del suo cibo e quindi vivendo la sua vita, che è la vita eterna, già in questa vita terrena.
Un’altra cosa importante poi è che la parola di Dio è dal principio in Dio, il che vuol dire che la parola di Dio è eterna come lo è Dio e quindi che la parola parla a noi da prima che noi parlassimo a essa. Questo è importante perché questo vuole dire che quando preghiamo non dobbiamo essere noi che raggiungiamo Dio, perché Dio ha già raggiunto noi: Dio ci parla all’orecchio dall’eternità siamo soltanto noi che magari non gli prestiamo ascolto e dobbiamo rivolgerci a lui. Il pane spirituale ci è già stato offerto da ben prima che fossimo nati. Come dice la lettera agli ebrei Dio ha parlato parzialmente nelle epoche ma pienamente nell’incarnazione (Ebrei 1:1-3) e dopo la morte e la resurrezione di Gesù la strada per ricevere tutta la sua Parola è stata aperta, la distanza scavata dal peccato è stata annullata. Noi dobbiamo essere soltanto essere pronti a cominciare a parlare con Dio per poter ricevere questo pane.
Ora per concludere vorrei parlare un po’ degli aspetti pratici della preghiera. Abbiamo detto che è fondamentale pregare perché questo è il modo in cui noi riceviamo il pane spirituale. Abbiamo anche detto che è fondamentale pregare per essere cristiani. Avendo detto questo vorrei discutere un po' di come quest’affermazione si possa applicare alla nostra vita andando al di là di un generico “è importante pregare e quindi preghiamo di più.” Ci possono essere tre casi tra di noi. Nel primo caso possiamo essere delle persone che non pregano. In questo caso il nostro spirito è molto debole: non morto, perché Dio nel suo amore lo sostiene, però è in stato comatoso perché non ha forze; è come una persona in un letto di ospedale attaccata a una spina. Dobbiamo cominciare a pregare, poco alla volta però perché a chi ha digiunato a lungo non si può dare troppo cibo di colpo oppure muore; per esempio, qualcosa di breve e semplice come ringraziare Dio per il cibo dicendo “grazie Padre per il cibo che sto mangiando” è sufficiente. Partiamo da cose semplici e presto vorremmo pregare di più, apriamo uno spiraglio a Dio ed egli vivrà in noi e noi vorremo conoscerlo di più. Come la Parola si è fatta carne così le parole di Dio che noi riceviamo non solo letteralmente una voce udibile come accadde al profeta Samuele (I Samuele 3:1-14), ma ben più spesso eventi concreti che rispondono alle nostre preghiere; queste sono le parole di Dio che si manifestano nella nostra vita quotidiana e che ci nutrono. Cominciando a pregare diventeremo in grado di vedere queste parole e di riceverle.
Secondo caso: preghiamo ma poco, abbiamo iniziato da non molto tempo a pregare con una certa regolarità, oppure lo facciamo da più tempo ma siamo timidi e abbiamo paura di osare di chiedere più cibo a Dio e di approfondire il nostro rapporto con lui. Bene, ma non è sufficiente: la nostra persona spirituale non è più in coma ma è convalescente ed è ancora debole perché si sta riprendendo da una brutta malattia. Dobbiamo riprendere le forze e quindi dobbiamo pregare di più e con più costanza: non serve cominciare a recitare dei poemi epici – Gesù dice che sono gli ipocriti a dire preghiere lunghe (23:14) – ma piuttosto dobbiamo pregare con fedeltà e perseveranza. La cosa migliore è che riuscissimo a individuare nella nostra giornata un momento abbastanza tranquillo da dedicare sempre alla preghiera, giorno dopo giorno. Io personalmente consiglio la mattina quando ci siamo appena alzati e subito prima di andare a dormire, come ultima cosa – anche qualche minuto in entrambi i casi è sufficiente. Nella preghiera la costanza è la cosa più importante: in questo senso io penso che la mattina e la sera tardi siano i momenti migliori perché così facendo eleviamo cuore e mente a Dio all’inizio e alla fine della giornata. Tra l’altro sono dei momenti in cui dovremmo essere relativamente liberi da altri pensieri e quindi dovrebbe essere più facile per noi trovare il giusto stato di raccoglimento per poterci rivolgere a Dio. Consegniamo l’inizio della giornata a Dio fondando tutto quello che faremo nel giorno sulla Roccia che è Cristo pregando Dio nel nome di Gesù: facciamolo come prima cosa che della giornata. Alla fine del giorno rimettiamo tutto quello che abbiamo fatto a Dio ponendo il suo nome come sigillo della nostra giornata: anche solo ringraziare Dio per qualcosa che ci è successo durante il giorno è sufficiente; comunque credo che se ripensiamo alla nostra giornata con lo spirito di chi prega le parole ci verranno spontaneamente.
Terzo e ultimo caso: siamo persone che pregano già con costanza e perseveranza e abbiamo una vita di preghiera solida e stabile, sicché la nostra persona spirituale è in salute. Se questi siete voi non avete bisogno di sapere null’altro, se non: procedete “di gloria in gloria” (2 Cor 3:18). Se già siamo in salute allora il nostro corpo spirituale è in piedi e stiamo camminando verso il Regno del Padre. Allora chiediamo a Dio di correre, se già corriamo chiediamo di correre più veloci, se già stiamo correndo veloci chiediamo a Dio di poter infrangere il muro del suono: chiediamogli di darci di più, di darci la grazia di raggiungere una gloria più grande e di alzare l’asticella della nostra vita – attenzione: non che noi ci sforziamo e ci occupiamo di più, lasciamo questo modo di fare a quelli che non conoscono la forza della grazia di Dio, piuttosto chiediamo a Dio di agire di più nella nostra vita.
Vorrei concludere con un altro detto di Gesù (Matteo 7:9-11): “Qual è l'uomo tra di voi, il quale, se il figlio gli chiede un pane, gli dia una pietra? Oppure se gli chiede un pesce, gli dia un serpente? Se dunque voi, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro, che è nei cieli, darà cose buone a quelli che gliele domandano!” Chiedete il pane soprannaturale a Dio in preghiera: non vi verranno dati sassi, ma cibo di cui voi potete nutrirvi e con il quale vivrete già oggi la vita eterna.
Amen