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Il nome dell’Amato e il Giardiniere - Pasqua 2018

Ho cercato il mio amore,
L’ho cercato ma non l’ho trovato.
Ora mi alzerò e andrò attorno per la città,
per le strade e per le piazze,
cercherò il mio amore;
l’ho cercato ma non l’ho trovato.
Le guardie che vanno attorno per la città mi hanno incontrata;
e ho chiesto loro: “Avete visto il mio amore?”.
 
(Cantico dei cantici 1b-3)

E’ un brano del grande canto dell’amore che c’è nella Bibbia. E’ un canto d’amore pieno di poesia fra un giovane e una giovane che si cercano incessantemente e desiderano l’uno l’altra appassionatamente.
Quando ci si ama di un amore grande, sia esso l’amore fra un uomo e una donna, come in questo caso, sia l’amore di un genitore verso un figlio o una figlia o viceversa, sia l’affetto amicale, quanto è importante la voce!

… fammi udire la tua voce -  dice il giovane amante del Cantico – la tua voce è soave” (Cantico 2, 14b).

Da lontano riconosciamo che la persona che amiamo sta arrivando, nelle inflessioni della voce amata c’è il legame che ci tiene uniti, quel modo unico che ha solo quella persona di chiamarci, la riconosceremmo fra milioni. Prima di ciò che viene detto, riconosciamo colui o colei che ce lo dice. Basta la voce della mamma che pronuncia il suo nome per calmare il pianto di un bimbo spaventato. Il nostro nome ritrovato sulle labbra della persona amata è anticipo di un abbraccio a lungo desiderato.
Nella vita tuttavia a volte facciamo l’esperienza di perdere per sempre la voce di una persona cara, il suo modo unico di pronunciare il nostro nome non lo udiamo più. Quando questo accade per un lungo tempo ci sembra che aggirandoci in luoghi a lungo abitati insieme, quella voce echeggi ancora. Allucinazioni uditive? No, la forza dell’amore perduto! Oppure l’udiamo ancora in sogno. La dolcezza del rimpianto. Man mano però dobbiamo rinunciarci. E’ nell’ordine delle cose. E’ la vita, ci diciamo, la vita è così.
 Il Vangelo di Giovanni ci racconta che una domenica mattina presto, dopo due giorni e due notti passati nella veglia e nel pianto avendo ancora davanti a sé lo strazio della morte in croce di Gesù, Maria Maddalena, decide di andare al sepolcro. Vuole stare ancora un pochino vicino a lui. Era morto, è vero, ma cercare una vicinanza se pur illusoria al suo corpo era tutto quello che aveva. Cercava il suo amato ma non l’avrebbe più trovato. Ma lo cerca ancora nonostante tutto.
Ma arrivando al sepolcro Maria lo trovò aperto e vuoto. Pensò che qualcuno aveva profanato la tomba. L’ennesimo, estremo disprezzo. La sua angoscia crebbe ancora di più. Ora non aveva neppure più un luogo dove cercarlo ancora. Tutto le avevano tolto. Pianse ancora. Nessuno mai avrebbe potuto consolarla.
Ecco cosa avvenne invece:
11 Maria se ne stava fuori vicino al sepolcro a piangere. Mentre piangeva, si chinò a guardare dentro il sepolcro, 12 ed ecco, vide due angeli, vestiti di bianco, seduti uno a capo e l'altro ai piedi, lì dov'era stato il corpo di Gesù. 13 Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?» Ella rispose loro: «Perché hanno tolto il mio Signore e non so dove l'abbiano deposto». 14 Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. 15 Gesù le disse: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?» Ella, pensando che fosse l'ortolano, gli disse: «Signore, se tu l'hai portato via, dimmi dove l'hai deposto, e io lo prenderò». 16 Gesù le disse: «Maria!» Ella, voltatasi, gli disse in ebraico: «Rabbunì!» che vuol dire: «Maestro!». Giovanni 20, 11-16.

Gesù è risorto, ha ricevuto gloria da Dio dopo aver amato i suoi fino in fondo. Ora è lì davanti a Maria ma i suoi occhi annebbiati dalle lacrime non lo riconoscono, il dolore che prova rendono dapprima irriconoscibile perfino la sua voce. Quando Gesù le aveva chiesto “Donna perché piangi? Chi cerchi?” lei aveva pensato che fosse il giardiniere. Ma quando Gesù la chiama per nome, quando le si rivolge chiamandola: Maria! Ecco che il cuore le sobbalza nel petto,  e lei  ritrova in quella voce la persona grandemente amata. La voce di Gesù che la chiama per nome è il legame ritrovato che nessuno avrebbe mai più potuto spezzare. Era la voce del Cristo vivente. E la chiamava! Maria!
Qualche tempo prima Gesù aveva detto profeticamente:
Colui che entra per la porta è il pastore delle pecore. A lui apre il portinaio e le pecore ascoltano la sua voce ed egli chiama le proprie pecore per nome e le conduce fuori”.
E le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce”
“Io sono il buon pastore; il buon pastore dà la sua vita per le pecore” (Giov 10, 2-3, 5b, 11)

Quando sentiamo il nostro nome che risuona nella nostra mente e nel nostro cuore –è un’esperienza che ha del misterioso, ma accade proprio così –  che risuona in modo personalissimo è Gesù, il buon pastore che ci chiama. Egli conosce il nostro nome e noi riconosciamo la sua voce.  Il primo miracolo di Pasqua è sentire il Signore vivente scandire il nostro nome. Nessuno può farlo come lo fa Gesù e la sua voce, proprio come la persona che ci ama di più al mondo non possiamo confonderla con altre. Non è l’allucinazione dell’amore perduto e non è neppure la dolcezza del rimpianto. La voce di Gesù è la voce che ci dice: “Tu sei mio. Tu sei mia. Non mi riconosci? Non mi cercare in una tomba. Lì non ci sono più. Sono io che ti cerco. Tu seguimi.  Quand’anche attraversassi la valle dell’ombra della morte non temerai male alcuno perché io sono con te. Ho attraversato quella valle e ora sono vivo per sempre per non lasciarti mai più!”. 

                          "Pensando che fosse l'ortolano!

Si era davvero sbagliata Maria? Il risorto come l'ortolano fu solo un grossolano equivoco?  La resurrezione come l'atto del piantare e custodire un nuovo giardino, una nuova creazione. Ecco un'altra possibilità.
La resurrezione si riconosce e si celebra nella salvaguardia del mondo perché il Dio della Nuova Creazione è anche il Dio delle Prima Creazione, in cui ogni cosa era dichiarata buona, prima che intervenisse l'avidità umana.
Nel restituire alla terra il diritto di portare frutti da condividere si afferma la redenzione del medesimo Dio che creò ogni cosa nel principio. La resurrezione è anche fede nella creazione continua di Dio.
La speranza che raggiunge il singolo si allarga al cosmo intero,  al mondo che Dio ha tanto amato.
C'è un messaggio di speranza di rigenerazione per la specie umana e per tutta la creazione.

In un gustosissimo libro, Anat Gov, una ebrea psicologa, mette in scena una situazione surreale: Dio stesso, in stato depressivo, si presenta per una terapia di una sola seduta. Lei crede che si tratti del solito matto, ma rimane stupita dalla conoscenza che lui mostra di avere di lei. Lo stupore lascia man mano posto al turbamento.
La donna, comunque non ha timore di ribadire il suo ateismo per una fede perduta tanti anni prima e di cui accusa anche Dio stesso. Poi mentre sta quasi per convincersi che si tratta veramente di Dio, irrompe nella stanza suo figlio autistico, molto agitato. Il DVD del solito film che ha per lui un effetto calmante si è rotto! Cosa costa a Dio risolvere il problema? Che ci vuole dato che è proprio lì. Si tratta soltanto di ristabilire i giusti collegamenti. Dio ci prova, ma fallisce miseramente. Dio non sa aggiustare un DVD? Possibile? Che razza di Dio è?
Il giardiniere della nuova creazione non è un elettricista!
Dio rigenera la vita ma non è il risolutore automatico di tutti i nostri problemi. La preghiera non è la magia di convocarlo ogni volta che ci serve. Il risorto continua ad essere il crocifisso.
L'onnipotenza di Dio va ripensata alla luce della impotenza della croce.
La resurrezione cristiana non è il semplice ristabilimento del deus ex-machina, della tragedia greca, (colui che scendeva dall'alto di una una gru di legno e veniva a risolvere i problemi posti dalla tragedia). Dobbiamo imparare a riconoscere il Risorto in colui che si sottrae a farsi usare dalle nostre manipolazioni grossolane del divino.
In questa nuova realtà che chiamiamo Resurrezione, ha ora importanza la testimonianza anche di una semplice donna
17 Gesù le disse: «Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli, e di' loro: "Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro"».
 18 Maria Maddalena andò ad annunciare ai discepoli che aveva visto il Signore, e che egli le aveva detto queste cose.
La mia e la vostra testimonianza è parte dell'evento della resurrezione. Non potremo aspettarci che il mondo sia rigenerato da Dio, se noi stessi non saremo disponibili ad annunciare al mondo il messaggio del Giardiniere divino.