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Chi scioglierà i sigilli?

Testo: Apocalisse 5

1 Vidi nella destra di colui che sedeva sul trono un libro scritto di dentro e di fuori, sigillato con sette sigilli.

 2 E vidi un angelo potente che gridava a gran voce: «Chi è degno di aprire il libro e di sciogliere i sigilli?»

 3 Ma nessuno, né in cielo, né sulla terra, né sotto la terra, poteva aprire il libro, né guardarlo.

 4 Io piangevo molto perché non si era trovato nessuno che fosse degno di aprire il libro, e di guardarlo.

 5 Ma uno degli anziani mi disse: «Non piangere; ecco, il leone della tribù di Giuda, il discendente di Davide, ha vinto per aprire il libro e i suoi sette sigilli».

 6 Poi vidi, in mezzo al trono e alle quattro creature viventi e in mezzo agli anziani, un Agnello in piedi, che sembrava essere stato immolato, e aveva sette corna e sette occhi che sono i sette spiriti di Dio, mandati per tutta la terra.

 7 Egli venne e prese il libro dalla destra di colui che sedeva sul trono.

 Facciamo un gioco e una breve inchiesta.

Quello che ho tra le mani è un libro chiuso, ben sigillato, in questo stato inaccessibile. Dentro questo libro c'è scritta la tua storia, dal giorno che sei nato al giorno in cui smetterai di vivere. Tutti i giorni, tutti gli anni, tutte le vicende della tua vita passata, presente e futura.

Ti viene data la possibilità di aprire il libro a due sole condizioni: la prima di doverlo leggere tutto, specie per quel che riguarda il futuro e la seconda di dover decidere subito se leggerlo o se lasciarlo chiuso per sempre.

Se così fosse cosa faresti?

Lo apriresti?

Ne avresti timore?

 

                                          Breve inchiesta...

Io ho immaginato una vostra risposta ambivalente, similmente alla mia.

Da una parte conoscere il proprio futuro esercita una notevole attrazione, d'altra parte potrebbe  togliere ogni illusione, o speranza e quindi potrebbe avere un effetto devastante.

Ovviamente saremmo davanti a un paradosso, perché nel libro ci sarebbe anche la nostra decisione di oggi, comprese le conseguenze per aver aperto o non aperto il libro.

 

Noi umani, siamo creature poste nel tempo. Il nostro passato, e quindi anche la nostra memoria (e le nostre dimenticanze o rimozioni)  sono decisivi per fare di noi quel che siamo. L'uomo, o la donna senza memoria, farebbe fatica perfino a dire "io".

Ma questo vale anche per il futuro.

Con la differenza che il nostro passato, anche quello che è sepolto nell'inconscio, può, almeno in teoria, sempre essere esplorato, se lo volessimo, ma il futuro semplicemente non ci appartiene.

Non ci appartiene nondimeno fa di noi non solo quello che saremo domani ma anche quel che siamo oggi. Ad esempio se ho programmato il mio matrimonio per la prossima primavera, nel presente non sono ancora sposato, e potrei ancora rinunciarvi, ma questo evento programmato, impegna già il mio tempo, orienta i miei pensieri e determinerà il mio futuro...

 

Cosa sarebbe la nostra vita se non potessimo dire "domani", o "tra una settimana", o "tra un mese". Progettiamo la nostra vita, la programmiamo, "come se" effettivamente saremo presenti, ma, in verità, sappiamo di non averne la certezza.

Abbiamo bisogno del futuro ma sappiamo che questo futuro non è nelle nostre mani.

In un certo senso il nostro futuro appartiene all'ambito di ciò che vorremmo che fosse. Speriamo che domani sia una bella giornata di sole, e che alcune cose che ci tengono preoccupati oggi possano andare per il meglio. E' in questa previsione, in questo auspicio, che abbiamo necessità di usare la parola "Speranza". Speriamo che il tale esame medico vada a buon fine... Speriamo che la situazione economica del nostro paese migliori... Speriamo che non scoppi una guerra nucleare... Speriamo di trovare u lavoro... Speriamo di trovare finalmente l'uomo o la donna per la nostra vita...

 

E' chiaro a tutti che siccome però il futuro personale e collettivo non é prevedibile, se non con approssimazione, molte speranze sono fallaci, illusorie, infondate o perfino irrealistiche.

E qui sta, a mio avviso, la ragione principale per cui abbiamo un sentimento ambivalente rispetto al libro del (nostro) futuro.

 Ci sono dei momenti della vita, in cui il futuro ci appare più roseo, positivo, e altri in cui ci appare più fosco. Valga come illustrazione il nostro personalissimo stato di salute o l'umore di oggi.

 Il libro che Giovanni vede promette di rivelare il mistero del futuro. Non solo il suo personale, ma quello del mondo intero. Scritto da dentro e da fuori, con caratteri fitti e senza spazi, non tralascia nessun dettaglio, nessuna pena, nessun dolore.

 Il tempo in cui Giovanni ha questa visione, non è un tempo in cui ci si aspetta che nel libro ci siano scritte meravigliose realizzazioni.

Nerone aveva già cominciato le persecuzioni dei cristiani a Roma, accusandoli di essere nemici di Roma, e la indisponibilità a sottomettersi al Culto dell'Imperatore da parte dei cristiani, lasciava presagire persecuzioni ancora più violente anche in Asia Minore contri i credenti delle chiese a cui il visionario-profeta si rivolge.

Il futuro era a tinte fosche.

La gente guardava al domani con angoscia e con timore.

Non vi erano certezze.

Non era facile progettare la vita.

Massimo Giannini in un articolo apparso su "Repubblica" lo scorso martedì, in riferimento al nostro tempo parla di uno stato di  "DISPERANZA". Chiama così questa condizione intermedia di chi non si fa più illusioni, non riesce più a essere ottimista, sente di non aver appigli a credere che il domani possa essere migliore dell'oggi.  Questa non è ancora vera e propria DISPERAZIONE, ma può diventarlo se le cose continuano così.

 La disperazione giunge anche a piccole dosi e può entrare nel circolo metabolico anche della vita spirituale spingendoci a vivere come se oggi fosse l'ultimo giorno, e a consumare la vita e le risorse nostre e del pianeta come se non dovesse esserci più nessuna generazione dopo di noi.

Forse questa "disperanza" potrebbe anche diventare nuova speranza, non più fondata su illusioni fallaci. Perché questo accada ci vuole un nuovo fondamento per consentire un rinnovamento della speranza.

 Cosa racconta il nostro testo?

Dice che non si trovava nessuno in grado di leggere quel libro. Anzi il testo dice che non si trova una sola persona "DEGNA" di farlo. Chi può dire qualcosa sul futuro senza essere un venditore di fumo, un illusionista, un demagogo?

Dove sta una persona "DEGNA", vale a dire credibile, affidabile, veritiera che possa sottrarre i giovani, e non solo loro, alla china della disperazione e dell'autolesionismo?

 Nessuno sembra in grado di rispondere a questa urgenza. E questa è anche la situazione di oggi.

Il futuro resta sigillato e minaccioso, non si apre alla vita, ma incombe contro di essa.

 Giovanni piange a dirotto. E' inconsolabile. Il futuro come illusione non è più possibile, almeno per lui. E lui sente che sta scivolando verso il nonsenso, l'assurdo, il nichilismo.

 Una voce viene in suo soccorso.

"Si è trovato qualcuno!, Sta di buon animo!", sembra suggerire.

«Non piangere; ecco, il leone della tribù di Giuda, il discendente di Davide, ha vinto per aprire il libro e i suoi sette sigilli».

Chi è questo Leone della tribù di Giuda che vince?

E' il Messia di cui parlano i profeti, ad esempio in Isaia 11. Il Messia è colui che proclama la giustizia, ma anche ha il potere di affermarla. Ecco cosa c'è da aspettarsi dal futuro.

Ma il testo non si ferma al versetto 5 esso diviene più specifico nel rivelare l'identità di questo Leone-che-vince: Egli sta in mezzo al trono di Dio come un Agnello sacrificato (immolato, sgozzato) che sta in piedi.

 Ecco il centro della predicazione della Apocalisse cristiana di Giovanni.

Ecco il fondamento di una speranza che non si fa illusioni  

Il Leone che vince non è altri che l'Agnello sgozzato. Ma l'Agnello sgozzato "sta in piedi".

Gesù Cristo crocifisso, ha dato la sua vita per affermare la giustizia. Egli ha vinto, infatti è "in piedi", è risorto. Egli ha vinto! Ma non come vincono i potenti della terra, sostituendo una dittatura con un'altra, un potere distruttivo con un altro potere distruttivo.

Egli è il Leone che è anche Agnello.

Con Lui vince l'amore, la nonviolenza, la gentilezza. Vince la mitezza. Vince la giustizia.

 Una grande visione quella di Giovanni che afferma che la nostra "disperanza" di oggi, non deve necessariamente diventare la disperazione di domani.

Essa potrà diventare speranza senza illusioni.

La fede non alimenta illusioni o false speranze.

Ogni volta che l'Agnello apre un sigillo, nelle pagine successive, c'è una catastrofe, un disastro. La fede non può e non deve illuderci che le cose andranno sempre nel verso che vorremmo noi. La Storia non procede in maniera lineare. Questa non è la speranza cristiana, ma illusione o ideologia.

 La speranza sa guardare dentro le situazioni di dolore del mondo senza rimanere intrappolata dalla disperazione, perché sa che Colui che è degno di aprire il libro è l'Agnello immolato, che sta in piedi. Lui ha vinto e nella sua vittoria c'è la vera speranza di tutti.

Un ultimo dettaglio, che mi viene dalla lettura del bel commento di Giampiero Comolli.

Egli osserva che nell'Apocalisse viene detto che l'Agnello toglie i sigilli, perché egli ha il potere sul futuro. Ma non è affatto detto che l'Agnello legga a tutti noi il contenuto del libro.

Il mistero resta.

Non è bene e non è utile che noi sappiamo passo per passo quello che accadrà. Lasciare uno spazio al mistero della vita è costitutivo della vita stessa. Quello che conta è che l'Agnello ci strappa dall'angoscia del futuro, dal suo potere sinistro e negativo e dalle illusioni dei venditori di fumo.

 Non è dunque necessario cercare di sapere ogni cosa. Possiamo imparare a vivere da uomini e donne di speranza, ponendo la nostra fiducia in Colui che vince, che dice l'ultima parola, perché noi sappiamo che il nostro futuro non è il nostro ma l'AVVENTO di Dio, nella storia e nella nostra vita.

"Raise!", "Sorgi!" dice anche quest'anno, lo slogan breve ed efficace di questa giornata mondiale di preghiera delle donne battiste.

E' infatti il Risorto che ci rivolge questo invito e questo incoraggiamento.

Non abbiamo paura di vivere! Non lasciamoci abbindolare dai falsi profeti che dicono che "tutto va bene", né dai profeti di sventura e che vorrebbero tenerci legati con una fede pavida.

Noi siamo in cammino verso il Mondo Nuovo, la Nuova Gerusalemme.

Crediamo nell'Amore che vince, nella Giustizia che trionfa.

"Sorgiamo" fratelli e sorelle, e andiamo incontro al nostro futuro, che non è il nostro ma l'Avvento del Regno di Dio.