Questo sito web utilizza cookie per fornirti la migliore esperienza di navigazione.

La provvidenza di Dio si manifesta attraverso la nostra operosità

Testo: Rut 3,1-18

C’è una famosa storia di un uomo che ha chiesto a Dio di salvarlo da un’inondazione. Prima sono venuti i vigili del fuoco, ma l’uomo si è rifiutato di entrare nella loro barca perché aveva chiesto aiuto a Dio. Poi è arrivata la protezione civile, ma neanche nella loro imbarcazione l’uomo osa entrare, perché è a Dio che ha chiesto aiuto. Infine viene raggiunto da un elicottero della polizia, ma l’uomo si rifiuta ancora una volta. Quando muore, l’uomo va in cielo e chiede a Dio: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Al che Dio risponde: “Uomo, ti ho mandato prima i pompieri, poi la protezione civile e infine la polizia, e tu li hai rifiutati tutti!”
Questa storia popolare richiede una maggiore comprensione della provvidenza di Dio da parte nostra. Tutto il libro di Ruth ruota intorno alla “provvidenza”; ma che significato ha nel testo e soprattutto per noi oggi? Come si riceve la provvidenza di Dio? Attendendo forse seduti in attesa di qualche segno?  Oppure sfogliando la Bibbia e pescando casualmente un versetto convincendoci che sia una risposta di Dio? Quali sono invece le nostre responsabilità di fronte alla Sua provvidenza? Il terzo capitolo del nostro racconto farà luce proprio su quest’ultimo interrogativo. Come credenti siamo chiamati a guardare alla nostra vita e all’agire di Dio non nella nostra oziosità ma nella nostra operosità. Dio chiede il nostro impegno per poter realizzare quello che è più giusto per noi. Cercando opportunità nelle nostre vite possiamo vedere la provvidenza di Dio. Ci chiama a non imitare il comportamento della formica nel libro dei Proverbi , pigro e dormiente, ma operoso, saggio e previdente.
Naomi, Rut e Boaz sono espressione di un’operosità fiduciosa del compimento della provvidenza divina. Dietro il loro agire possiamo scrutare la mano discreta di Dio; un Dio che rimane in incognito all’interno di tutto il libro, che lavora dietro le quinte.  Questo capitolo è il punto di svolta dell'intera storia. Eppure è un passaggio molto difficile con tutto ciò che accade tra il tramonto e l'alba di un solo giorno. La maggior parte degli eventi di questo capitolo avviene al buio. L’operosità dei nostri personaggi si traduce in una serie di “strategie”, tema cardine di tutto il terzo capitolo.
Incontriamo Boaz, uomo retto agli occhi di Dio; Ruth, una donna nata di nuovo, convertitasi alla fede Yawista, e Naomi, che incomincia a riprendere le proprie forze, credendo e sperando nel futuro. Tutti e tre i protagonisti sviluppano dei piani strategici per ottenere ciò che è più giusto per loro; sempre però (voglio sottolinearlo!) tenendo conto di quello che penserebbe Dio di tali scelte. Ruth, Naomi e Boaz mostrano, anche se implicitamente nel nostro testo, un timor di Dio. Timor di Dio inteso non come “terrore”, ma come “rispetto”; considerando che Dio è sovrano su tutto e tutti ed è misericordioso. Le strategie con una finalità volta al miglioramento della loro vita portano Ruth, Naomi e Boaz a sperare. La speranza li aiuta a sognare; la speranza li aiuta a fare il bene; la speranza li aiuta a perseguire le loro imprese con virtù ed integrità. Quindi la speranza, fondata sulla fiducia di Dio, dà un impulso emozionale che potremmo chiamare “strategia positiva”.
Il racconto si sviluppa in un clima sereno, nella tranquillità della casa di Naomi. Fin da quando Ruth ha deciso di seguire Nomi, quest’ultima ha fatto da madre e da padre, e per questo adesso pensa ad un possibile e proficuo matrimonio di Ruth; un matrimonio che la renda felice, perché sicuramente una nuora così lo merita. Naomi ha tutte le preoccupazioni di una madre e di una vedova di Israele. A quei tempi, il luogo di riposo di una giovane vedova non è altro che una casa propria, ossia la casa di suo marito. Ricordiamo a tal proposito quello che si diceva nel primo capitolo: “E Naomi disse alle sue due nuore: «Andate, tornate ciascuna a casa di sua madre; il SIGNORE sia buono con voi, come voi siete state con quelli che sono morti, e con me! Il SIGNORE dia a ciascuna di voi di trovare riposo in casa di un marito!» Le baciò; e quelle si misero a piangere ad alta voce” . La differenza tra quest’ultimo passaggio e il nostro racconto è che nel primo il riposo di Ruth deve venire dal Signore, mentre nel secondo il riposo per Ruth non viene dal Signore ma da Naomi e dal suo piano strategico. Quindi l’autore del nostro testo è caduto in contraddizione? Assolutamente no, egli sa bene che Dio agisce per mezzo delle sue creature; in questo caso, quindi, nell’azione di Naomi bisogna riconoscere l’azione di Dio. Ruth, svincolata dalla legge del levirato, poteva sposare qualsiasi uomo che le offrisse delle garanzie per la sua futura felicità, e perciò decise di scegliere Boaz non soltanto perché si è dimostrato generoso, buono ed affettuoso con lei nel corso della mietitura, ma anche perché, pensava di dare nuova discendenza legale a Naomi. La strategia ideata da Naomi affinché Ruth conquisti Boaz entra nella fase pratica. Naomi dice a Ruth di farsi il più bella possibile, di andare nell’aia di Boaz, e dopo che Boaz sarà andato a dormire , di sdraiarsi ai suoi piedi. Ruth concorda pienamente con il progetto di Naomi. La giovane ascolta i consigli della donna più anziana, ma non ubbidisce mai in modo automatico: Ruth agisce sempre nella piena consapevolezza di quel che fa, interpretando tutto a modo suo e in maniera flessibile e originale.
E’ lecito domandarsi se sia giusta la strategia di Naomi di cercare di convincere Boaz a sposare Ruth e se sia giusto che Naomi invogli Ruth a “mettersi ai piedi” di Boaz. Non è chiaro perché dovrebbe andare in giro così. Perché non una semplice conversazione invece di questo espediente notturno altamente suggestiva e rischiosa? Naomi era indifferente alla possibilità che Boaz potesse guidare Ruth in indignazione morale o che potesse cedere alla tentazione di avere rapporti sessuali con lei?  Naomi ha voluto che succedesse? O forse Naomi era così sicura di Boaz e Ruth che sapeva che avrebbero trattato l'un l'altro con purezza perfetta? L'autore del nostro racconto non ci dice nulla sul perché abbia scelto questa strategia. Sicuramente la risposta più plausibile sta proprio nell’ultima domanda formulata: la certezza che entrambi avrebbero trattato l’un l’altro con purezza perfetta.
Quando Ruth rivela a Boaz che su di lei egli ha un diritto di riscatto, poteva cioè sposarla, Boaz la benedice e la loda per non aver scelto un uomo più giovane di lui ed inoltre perché è stata una donna virtuosa per tutta la cittadina di Betlemme. Boaz le promette di andare incontro al suo desiderio, ma per fare ciò bisognava risolvere un problema di ordine legale: prima di lui c'è un altro parente che può esercitare il diritto di riscatto. La correttezza morale di Boaz gli impone di accertarsi riguardo le intenzioni di quest'altro parente. E solo dopo che quest’ultimo avrà rinunziato, egli potrà mantenere la promessa di riscattare Ruth e farla sua sposa. Boaz, dopo il colloquio notturno, congeda Ruth donandole sei misure d'orzo, come regalo di nozze probabilmente. Gliele mette sulle forti spalle e Ruth torna da Naomi, che è in trepida attesa di conoscere come è andata la “faccenda”. Naomi capisce perfettamente che il messaggio inviatole da Boaz, tramite Ruth, è una risposta al suo piano, e passa dall’apprensione iniziale all’assoluta tranquillità e sicurezza, desiderando al tempo stesso trasmettere la sua pace a Ruth: “stai tranquilla figlia mia!”. In effetti, più che al presente l’espressione sembra guardare al futuro, giacché, finora, la giovane non ha mai manifestato né ansia né inquietudine. L’autore molto probabilmente intende trasmettere questa certezza anche ai lettori e agli ascoltatori: “la faccenda”,  oggetto centrale del piano di Naomi, si concluderà nel breve lasso di tempo di un giorno , perché lo stesso Boaz si è impegnato in tal senso. 
La saggezza lungimirante di Naomi e la fedeltà di Ruth a Naomi e a Dio sono due elementi concomitanti per realizzare questa meravigliosa storia della grazia e provvidenza di Dio. Questo vale anche per noi oggi quando si parla della provvidenza di Dio; non dobbiamo restare oziosi come la formica del libro dei Proverbi, ma dobbiamo imitare la saggezza di Naomi, la fedeltà di Ruth e il rispetto di Boaz. Davanti alle tempeste della vita Dio ci invita a non piegarci su noi stessi o fissando il cielo da mattina a sera, in attesa di un segno, di una risposta, di un cambiamento. Ricordiamo che Dio opera attraverso le nostre azioni, le nostre scelte, anche quando non sono prive di rischi, persino quando sono sbagliate. Non stanchiamoci di domandare a Dio saggezza e discernimento. Sempre nel libro dei Proverbi leggiamo: “ Figlio mio, se ricevi le mie parole e serbi con cura i miei comandamenti, prestando orecchio alla saggezza e inclinando il cuore all'intelligenza; sì, se chiami il discernimento e rivolgi la tua voce all'intelligenza, se la cerchi come l'argento e ti dai a scavarla come un tesoro, allora comprenderai il timore del SIGNORE e troverai la scienza di Dio. Il SIGNORE infatti dà la saggezza” . Riconosciamo l’opera di Dio, la Sua provvidenza, anche e soprattutto quando viene in nostro soccorso, riprendendo la storia iniziale, attraverso barche ed elicotteri; facciamo attenzione a non lasciarli andare via. La provvidenza di Dio si manifesta sì attraverso il nostro agire ma anche attraverso l’azione dei nostri fratelli e sorelle, che in quel momento diventano strumenti di Dio. Concludo con le parole del salmista: “Ecco quant'è buono e quant'è piacevole che i fratelli vivano insieme!”