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"Io sono il buon pastore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono"

Testi: Giovanni 10, 11
         Ezechiele 34, 12 - 16

 

Gesù dice : "Io sono il buon pastore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna" Giovanni 10, 11


Ezechiele 34 12 Come un pastore va in cerca del suo gregge il giorno che si trova in mezzo alle sue pecore disperse, così io andrò in cerca delle mie pecore e le ricondurrò da tutti i luoghi dove sono state disperse in un giorno di nuvole e di tenebre; 13 le farò uscire dai popoli, le radunerò dai diversi paesi e le ricondurrò sul loro suolo; le pascerò sui monti d' Israele, lungo i ruscelli e in tutti i luoghi abitati del paese.  14 Io le pascerò in buoni pascoli e i loro ovili saranno sugli alti monti d' Israele; esse riposeranno là in buoni ovili e pascoleranno in grassi pascoli sui monti d' Israele. 15 Io stesso pascerò le mie pecore, io stesso le farò riposare, dice DIO, il Signore. 16 Io cercherò la perduta, ricondurrò la smarrita, fascerò la ferita, rafforzerò la malata, ma distruggerò la grassa e la forte: io le pascerò con giustizia.

Il giorno di nuvole e di tenebre ha un che di inaspettato e di improvviso.  I meteorologi più esperti sanno dirti con un buon margine di verità il tempo di domani, anche se non è facile spiegare il perché. Le ragioni possono essere tante, troppe da enumerare. A volte sembra che nella storia degli umani si preparino tempeste esattamente come avviene quando enormi masse di aria calda e fredda si incontrano e scontrano tra loro formando vortici e tornado in grado di spazzar via ogni cosa.   Il profeta è come il meteorologo. Scruta l'orizzonte, con una vista più acuta, e da un piccolo vapore è in grado di  riconoscere il fronte di una perturbazione che ha forza distruttiva e devastante. Sì proprio come un meteorologo, di cui ci si fa beffe: "Per ogni nuvola annunci un disastro. Cuciti la bocca, profeta di sventura. Più che il verbo di Dio sai portare solamente iella! E' di messaggi ottimisti che abbiamo bisogno"

Ma poi la tempesta, puntuale arriva.

Si sommano tra loro le correnti della corruzione endemica, con il fanatismo religioso, l'ambizione militare di dittatori che sperimentano nuovi ordigni con la xenofobia;  e poi il cinismo di politici che come iene si buttano su ogni ucciso per strappare un lembo di carne per il proprio pacchetto di voti, si somma all'umore  dei Mercati, che si scrive con la M maiuscola, proprio come Mammona, perché dietro alla apparente logica dei numeri e dei pareggi di bilancio rivela la capricciosità e la crudeltà di un idolo mai sazio di sacrifici umani.  Il giorno di nebbia e di tenebre arriva e il gregge si disperde. E' tutto un fuggi, fuggi.  Questo è il giorno in cui il vero pastore si riconosce dal mercenario. Il secondo bada alla sua vita. Aveva già operato per pascere se stesso, adesso elabora strategie per mettere in salvo, "in un paradiso fiscale", il bottino della sua ricchezza indebita.

Che grande sventura quando un paese è condotto da simili pastori! Quando la voce del vero pastore non è più distinguibile da quella del mercenario. E' tempo di grandi solitudini. E' tempo di agguati. E' tempo di giustizia sommaria e di esecuzioni senza processo.

Come si esce dalla nebbia? Come ritrovare un pascolo protetto dove le pecore possano figliare e allattare i propri cuccioli? Come alzare gli occhi e scorgere un orizzonte più lontano della punta del proprio naso?

Israele potrà ricordare con nostalgia i tempi in cui altri pastori lo conducevano per pascoli sicuri.   Abramo che attaccato al filo della parola di Dio, come un bambino a quello sottile dell'aquilone, fece della pastorizia il suo mestiere, cosciente che ogni terra è in prestito e che il Signore non chiamava a stabilire confini  ma  a superarli in nome della Promessa. Mosè che pascolando un gregge che non gli apparteneva, udì la voce e vide gli effetti della giustizia di Dio che, come un pruno che arde e mai si consuma, chiamò il suo popolo fuori dalla schiavitù d'Egitto. Davide che sebbene ragazzino, non si smarriva davanti al leone o al gigante nemico, facendo del coraggio e della buona mira la sua arma segreta.

Dove sono quei pastori?  Come reclutare  una nuova classe dirigente che sappia mettere insieme le doti sognatrici del credente-pastore che suona sulla cetra il canto nuovo scritto durante le notti di veglia, con la intelligenza di chi programma sviluppo e benessere per il proprio gregge?

Nel tempo della nebbia e delle tenebre padroneggia solo l'idolo dell'individuo: il dio per sé, l'esatto contrario del "Padre nostro".

Ma dice il nostro testo:

"Io stesso pascerò le mie pecore" "Io le farò riposare" "Io cercherò la perduta"  "Io ricondurrò la smarrita" "Io  fascerò la ferita" "Io rafforzerò la malata".

Chi è in grado di ripetere tante volte "io, io, io"? Un altro uomo della provvidenza?

C'è una buona notizia: "Dio stesso viene a raccogliere il suo popolo disperso. Egli viene a prendersi cura di chi è rimasto ferito. Egli viene a tutelare il più debole. Viene come un pastore, ma anche un padre e una madre. Egli sopraggiunge con una giustizia senza prepotenza e senza arbitrio;  con una pace senza gendarmeria a cavallo. Il vero pastore va in cerca del gregge e il gregge lo riconosce. La buona notizia sta nell'intreccio di queste due qualità: l'amore sconfinato di Dio e la rinnovata capacità di ascolto del suo popolo. "Io sono il buon pastore", disse Gesù. Gesù ripeté quell'"io" perché difese le pecore rimettendoci la vita. Non si da' alcuna vera liberazione, senza una disponibilità al sacrificio. Possiamo uscire dalle nebbie e salvarci dalle tenebre. E' possibile ritrovare il sentiero che riporta all'ovile, perché Dio, il Signore non ha mai smesso di aver premura per il popolo.

Gesù precisò che c'erano pecore di altri ovili che gli appartenevano, prefigurando il respiro universale del suo amore che oggi, sappiamo racchiudere non solo tutti i popoli della terra, ma anche i monti e i fiumi, gli animali e ogni vivente, l'aria, la terra e l'acqua. Gesù è il buon pastore,  il custode della vita, di tutti. A noi il compito di raccogliere l'appello.

Porgere l'orecchio e imparare a riconoscere la voce del vero pastore da tutte le sue grottesche imitazioni. A noi il compito di affinare l'udito e prestare ascolto non alla propaganda e a chi vuole, agitandosi,  intorbidire con i piedi quel che resta dell'acqua del gregge.  Oggi più che mai la via di un nuovo ritorno, di una nuova unità, di un rinnovato senso di giustizia, ha il fondamento nelle premure di Dio e nella capacità che il suo gregge avrà di riconoscere la sua voce.

Preghiera

Dice Amos il profeta: "Come il pastore strappa dalle fauci del leone due zampe e un pezzo d'orecchio, così scamperanno i figli d'Israele"

Tu che sei il buon pastore, salvaci dalle fauci del leone, come il pastore strappa dalla sua bocca due zampe e un pezzo d'orecchio di una pecora agguantata. Un pezzo d'orecchio può bastare per riconoscere la tua voce tra mille, per discernere la verità dalla menzogna, per distinguere il servizio dalla bramosia di potere, il bene comune dall'interesse privato. Due zampe possono essere sufficienti e anche se il nostro incedere sarà claudicante, potremo rimetterci in marcia per la patria ritrovata, per la terra rigenerata dalla solidarietà e bagnata dalla giustizia, per la casa in cui potremo dimorare al sicuro. Amen