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“La tua fede ti ha salvata. Va in pace” – Gente di risurrezione Marco 5, 25-34

Una donna ammalata da 12 anni ritrova l’integrità del suo corpo e il coraggio di tornare a vivere insieme agli altri a testa alta.
Una vedova che stava morendo di fame con il suo unico figlio per una carestia dona l’ultima focaccia al profeta che gliela chiede e da quel giorno la farina non si esaurì e l’olio nel vasetto non calò.
Sono le due storie bibliche che abbiamo letto oggi.

Amiamo storie così. Di salvezza. Di redenzione. La storia di persone la cui vita aveva imboccato vie chiuse, sbarrate, vicoli ciechi, strade senza uscita e che poi si aprono. Insperatamente. Si aprono non su abissi di morte, ma su paesaggi nuovi, pieni di colore. Si aprono a nuova vita.

Forse molti di noi avrebbero una storia simile da raccontare. Forse qualcuno fra noi viene da questa medesima esperienza. Pensiamoci un attimo. Ognuno di noi può aver attraversato la oscura valle dell’ombra della morte – come recita il salmo più amato – e aver pensato di non uscirne mai più…

E allora siamo forse noi quella donna presa nel groviglio della violenza subìta che trova in Gesù un nome nuovo che le insegna ad amare la vita.
O qualcuno di noi è quell’uomo che non contava che sulla sua astuzia,  e che invece apprende giorno dopo giorno a fidarsi e ad affidarsi.
O quell’altro la cui vita era buttata via in qualche angolo di periferia nell’assuefazione di alcol o perduta nella pornografia o nell’ossessione del gioco, ma poi trova qualcuno che gli infonde il pensiero che per lui è ancora possibile uscire dal baratro della distruzione e pian piano davvero ne esce.

Potremmo continuare e ciascuno di noi provare in una sola frase a sintetizzare i percorsi di vita smarrita e ritrovata. Un racconto più o meno drammatico, non importa, ma ciascuno e ciascuna di noi, scrivere il suo telegramma di salvezza alla gloria di Dio!

Ma le nostre vite non sono telegrammi, come non lo fu la vita di questa donna. Dodici anni di emarginazione e solitudine sono lunghi. Aveva sofferto tanto e speso un patrimonio per curarsi. Senza risultati. “…anzi era piuttosto peggiorata – annota l’evangelista descrivendo così la delusione che si andava sedimentando in lei anno dopo anno. La perdita di sangue anche simbolicamente era perdita graduale di vita, ogni giorno un pochino, gli anni passavano e lei sembrava condannata alla sterilità, alla solitudine, impossibilitata ad un rapporto affettivo stabile. Era per legge esclusa dal culto. Quell’inarrestabile perdita di sangue non era solo malattia del corpo, dunque, ma anche malattia dell’anima. Maledizione, stato non scelto, subìto, combattuto con tutte le armi possibili.
E questa donna aveva dalla sua una grande tenacia. Non si rassegnava. Cosa la condusse quel giorno fra la folla che si accalcava intorno a Gesù sulle sponde del lago di Galilea non lo sappiamo. Sappiamo solo che aveva udito parlare di Gesù e che era uscita di proposito per incontrarlo.
Sembra sentire quella canzone di Ornella Vanoni:
E' uno di quei giorni che ti prende la malinconia che fino a sera non ti lascia più
la mia fede è troppo scossa ormai ma prego e penso fra di me: proviamo anche con dio non si sa mai…
Aveva questa donna accompagnato i suoi sforzi per la guarigione anche con la preghiera? Non lo sappiamo. Forse sì. Proviamo anche con dio, proviamo con questo Gesù, non si sa mai…

Vedete, a volte l’incontro con Gesù ha luogo in maniera inattesa. Conosci una persona che ti sembra un marziano perché parla un linguaggio d’amore, di riconciliazione, di perdono, ti offre un abbraccio, una stretta di mano sincera,  ti offre del suo tempo. Ti ascolta per ore, così, disinteressatamente. Si prende cura di te come nessuno prima. E tu pian piano pur non capendo quella lingua di marziani riconosci che ne sei intimamente attratto e senza accorgertene cerchi proprio quei momenti, aspetti quel tempo, aneli quello sguardo leale, quegli abbracci…
Altre volte hai sentito parlare di Gesù ma non sai neppure come e quando. Forse qualcuno te ne aveva parlato da piccolo. Così viene il momento in cui ti alzi, ti vesti e decidi di andarlo a cercare.
Altre volte ancora ti senti chiamare. Senti proprio il tuo nome nel segreto del cuore. A quella voce vagamente familiare che avevi sentito altre volte e tutte le volte avevi ignorato, a quella voce che conosce il tuo nome decidi quella volta di dare ascolto. E dici: “Eccomi, sono qua, ho capito che sei Tu, parlami!”.
Altre volte non hai semplicemente nulla da perdere e allora pensi “se ha funzionato con altri potrebbe funzionare anche con me” ed elabori una strategia di avvicinamento che non ti esponga troppo. Quante volte ti sei esposto e ne hai ricevuto solo umiliazioni!
La strategia di questa donna era un po’ quest’ultima, la speranza del massimo vantaggio con la minima esposizione. Così, - annota il testo – “venne dietro fra la folla e gli toccò la veste perché diceva: ‘Se riesco almeno a toccare le sue vesti sarò salva’”. E questa volta funziona!!! Per la prima volta dopo tanti tentativi sente nel suo corpo agire un’energia che la sana dal profondo. Per la prima volta dopo tanti anni si sente veramente bene.
Ancora scombussolata sente la voce di Gesù e il suo sguardo che cerca proprio lei. Aveva pensato di andarsene via e scomparire – che importanza poteva avere la sua insignificante vita al cospetto dei grandi disegni di un personaggio importante come Gesù - ma Gesù la cerca, vuole ascoltare la sua storia, vuole stabilire con lei un dialogo. Così “la donna paurosa e tremante, ben sapendo quello che era avvenuto in lei, venne gli si gettò ai piedi e gli disse tutta la verità”.  La verità. La verità era la malattia che l’aveva resa ritualmente impura da tanto tempo, la verità era il suo piano di rimaner nascosta e di “rubare” un miracolo di cui non si sentiva degna. La verità erano le tante delusioni, gli anni di solitudine, l’esclusione, la vergogna, il marchio cucitole addosso. La verità era aver toccato Gesù e tutti gli altri rendendo tutti impuri perché lei era impura. Si aspettava così un nuovo rimprovero, una nuova umiliazione, si aspettava di essere cacciata via ancora una volta… Invece Gesù l’accoglie come non l’aveva mai accolta nessuno prima: “Figliola, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male!”. 
Tu  volevi rubare un miracolo, pensavi di non valere nulla, la vita ti aveva quasi uccisa ma Gesù ti dice: Sei una figlia di Dio! Sei figlia, non bastarda, figlia amata. Figlia accolta. Gesù le dice qualcosa che le restituisce la dignità perduta da tanto tempo: “La tua fede ti ha salvata”.
Questa frase contiene un meraviglioso mistero. Gesù innalza un’azione messa in campo nel bisogno e nella miseria, qualcosa che lei aveva fatto per strappare con i denti un po’ di vita. Non sottolinea il bisogno e la miseria, sottolinea la fiducia. Nel bisogno hai avuto fiducia. Questo ti ha salvata, figlia mia. Il mistero della fede  sta in questo intreccio fra riconoscimento del bisogno estremo e il totale affidamento. Mi fido di te, non ho altri, mi fido di te. L’atto di accoglienza generosa di Gesù sta nel non sottolineare che noi nel bisogno estremo lo consideriamo forse come l’ultima spiaggia – proviamo anche con Dio, non si sa mai! – Non importa.  Gesù accoglie questa piccola, misera fede senza offendersi. Hai avuto fiducia? Mi basta. Ti basta.
Sono sola, mi fido di te.
Sono malato, mi fido di te.
La mia vita è un fallimento, ma mi fido di te.
Non ho un lavoro stabile che mi valorizzi. Mi fido di te.
Sono in un vicolo cieco, ho desiderato la morte più della vita. Ma mi fido di te.
Sono caduto in un pantano e sono sporco dalla testa ai piedi, ma mi fido di te.
Ho preso strade di morte, ho fatto del male anche a chi mi amava, non ho più nessuno, ma ora mi fido di te. 
Ho creduto nelle mie sole forze, ho pensato di bastare a me stessa, ora non ce la faccio neppure a guardarmi allo specchio e non ho più nessuno,  ma voglio fidarmi di te.
Figlio mio, figlia mia la tua fede ti ha salvato.
Fede è arrenderti, è mettere la tua vita nella mani di Cristo, fede è desiderare con tutte le tue forze che “una potenza di vita esca da Lui e ti guarisca” una volta per tutte e poi inginocchiarti e dire senza più nasconderti tutta la verità. Perché forse avevi cercato in posti e in persone sbagliate la soluzione ai tuoi problemi, forse avevi ingrassato altri con la tua fame di vita, altri ti avevano usato e ti avevano tradito o forse  tu li avevi usati e poi traditi, non ti fidavi più di nessuno perché non ti fidavi più neppure di te stessa, anzi soprattutto di te stessa. Ma ora basta. Non hai più voglia di nascondere tutta la verità. Ora sai che lui ti accoglie così come sei. Sì, tu ci accogli così come siamo. Ci fidiamo di te.

Figlio mio, figlia mia la tua fede ti ha salvato. Va’ in pace e sii guarito, sii guarita dal tuo male.

La pace. La pace per il tuo cuore inquieto. La pace per te che sei sempre stato un uomo in fuga. La pace per te che hai sempre avuto paura di vivere. La pace per la tua coscienza tormentata dai sensi di colpa. La pace perché tu faccia finalmente pace con te stesso. La pace perché tu faccia pace con il fratello che per te era morto ma che invece è vivo e ti aspetta anche se forse neanche lo sa. La pace è quello che non avevi avuto mai. La pace che da oggi ti calma il cuore e ti fa dire la sera, prima di chiudere gli occhi: “In pace mi coricherò e in pace dormirò, perché tu solo Signore mi fai abitare al sicuro” (Salmo 4, 8)

Dovunque tu sia, non si tratta di rubare un miracolo. Non aver paura di essere giudicato. Gesù ti cerca, in mezzo alla folla si è accorto di te, della tua fame di amore, del tuo bisogno di essere accolto, abbracciata, accarezzato. Gesù conosce la tua miseria e il tuo bisogno ma non ti vuole umiliare. Gesù non ti respinge, non ti disprezza, vuole solo incontrare il tuo sguardo senza giudicarti per poterti chiamare “Figlio mio” “Figlia mia”.
Gesù vuole che tu stia bene, non c’è più bisogno di nasconderti, rialza lo sguardo, rialzati in piedi, la potenza del suo amore ti arriva dentro e guarisce le tue ferite anche quelle che ti fanno più male, anche quelle che sanguinano ancora. Gesù ti dà la sua pace. Nessuno più può portartela via. Fidati!

Non c’è nessun altro più degno di fiducia di lui che quando si è trattato di decidere ha scelto dare la sua vita per te e per me. Per amor nostro, non per farci sentire in colpa.
Lui uomo calunniato, tradito, rinnegato, umiliato, vilipeso e ucciso, al terzo giorno dalla morte infame della croce, fu rivisto vivo nella luce vera ed eterna della risurrezione. Quindi lui è Colui che ha affrontato il peggiore dei vicoli ciechi, la morte infamante della croce e da quel vicolo cieco Dio lo ha liberato, ha abbattuto l’ultimo muro, la morte e gli ha ridato vita.

Ecco perché noi siamo figli di risurrezione, noi siamo quelli che crediamo che non esistano vicoli ciechi ma che la nostra vita ha sempre sbocchi di luce eterna.

Gesù attraverso il suo Spirito che è Spirito del Cristo Risorto, ci restituisce oggi a noi stessi, ci offre una nuova famiglia. Figli suoi, ci dona gli uni agli altri come fratelli e sorelle, come la sua nuova famiglia. Diciamo nel nostro cuore: Gesù, io mi fido di Te. Grazie perché non hai mai smesso di cercarmi anche quando mi nascondevo a tutti. Grazie Signore!