Questo sito web utilizza cookie per fornirti la migliore esperienza di navigazione.

Il Caravaggio e la Cena di Emmaus

Testo: Luca 24, 13-34

 

 

Caravaggio non dipinge una scena, ma un attimo, un istante, un minuscolo intervallo di tempo.
Il pittore non riprende un luogo, una situazione, ma un respiro dell’anima, in cui si compie qualcosa di straordinario e ineffabile.
Qualunque altro momento avesse scelto da ritrarre di tutta la storia raccontata da Luca, non sarebbe stato efficace, cruciale, come questo.
 
   1. Un istante prima di questa scena, l’uomo che spezza il pane, é uno straniero, un istante dopo, scompare "ai loro occhi", e in mezzo, nel momento decisivo, è Gesù crocifisso e risorto.
   2. Un istante prima c’è la nostalgia, l’incredulità, la tristezza dei due discepoli, un istante dopo ci sono due missionari, due evangelisti, e in mezzo, la nascita della fede.
   3. Un istante prima di questa scena c’è un oste che  serve ai tavoli gente sconosciuta, un istante dopo, un uomo che ricorderà che in quella osteria, quella sera, accadde qualcosa di straordinario, e in mezzo, in sospensione, c’è la testimonianza di un evento che potrebbe trasformare la sua vita.
 
Ecco, sta qui, in questo intervallo di tempo infinitesimale, ma carico di possibilità, il capolavoro, anche esegetico, di Caravaggio, la sua mirabile predicazione
 
Andiamo per ordine:
 
1. Il racconto comincia con la annotazione «i loro occhi erano impediti a tal punto che non lo riconoscevano» o come traduce la tilc «i loro occhi erano come accecati».
Gesù appare come uno straniero. Uno straniero non informato sui fatti.
Questa estraneità di Gesù dura fino al momento sospeso rappresentato da Caravaggio.
Egli è l’unico a non sapere...
Ma egli non è solo straniero, è anche strano. Sì strano, in quella sua abilità di ascoltare con un ascolto attivo, capace di tirar fuori informazioni, notizie, ma anche lo stato d’animo dei due viandanti. Straniero, strano, stravagante in quel suo modo di piombare nella vita di questi due uomini, mentre se ne tornano mesti e sconfitti al loro villaggio.
Ma stranezza e stravaganza lasciano il posto alla straordinarietà. 
Egli dal «non sapere» mostra di sapere, eccome! Il suo non è il sapere della chiacchiera che corre di bocca in bocca in paese, ma la conoscenza di chi indaga e conosce le Scritture, le fonti; di chi sa leggere il tempo, e sa collocare l’evento in rapporto agli antichi profeti e alle moderne attese del Messia, alla sua sofferenza "necessaria" e alla sua gloria a venire...
Sarebbe dovuto bastare questo a far cadere le scaglie dai loro occhi?
Si, sarebbe dovuto bastare. Ma non bastò. Lo Straniero restò tale. Non lo riconobbero.
Ma nell’istante in cui a tavola egli ebbe benedetto il pane, qualcosa accadde: «I loro occhi furono aperti!».
Nel discepolo a destra della scena, quello con la conchiglia, il riconoscimento si esprime con una postura singolare.
E’ la postura della memoria ritrovata. Egli sembra dire: «Ma questi è proprio quello che abbiamo visto crocifisso. E’ la stessa persona!» L’altro nel gesto di alzarsi, sta forse per assumere la posizione riverente dell’orante nel tempio.
Lui, lo straniero, è Cristo. E’ il Risorto. E Caravaggio rende chiaro il concetto non solo col mirabile gioco di luce che illumina il suo volto, ma anche col fatto che il volto di Cristo è quello del Risorto dipinto da Michelangelo nel Giudizio Universale della Cappella Sistina. Siamo davanti ad una citazione.  E’ il volto del Cristo glorioso che torna al Padre, libero dai lacci della morte, caratterizzato dal fatto che non ha la barba.
Lo svelamento è l’atto con cui Dio toglie le scaglie dagli occhi dei discepoli che solo adesso, lo riconoscono.
 
2. Ma in quel magico istante si compie una trasformazione esistenziale dei due discepoli. Da persone demotivate, essi vengono trasformati in due missionari.
Il gesto delle braccia larghe, infatti, può anche essere interpretato come un invito a chi guarda il quadro. Una mano, in effetti, si protende fuori e sembra dire "vieni!" e l’altra si stende verso  Gesù. «Venite a conoscere colui che abbiamo ri-conosciuto anche noi.»
L’altro, in quel gesto di volersi sollevare dalla sedia, è come se dicesse che adesso è il momento di andare con urgenza,  a Gerusalemme, per dirlo ai discepoli e a Simone.
E anche la mano di Gesù, non quella bassa che benedice il pane, ma l’altra, sembra indicare un invio verso l’annuncio della Buona Notizia. Annunciare l’evangelo è raccontare con una vita, quanto ci è accaduto in un momento.
Possiamo cercare in molti modi di trasmettere la fede, ad esempio istruendo le nuove generazioni nelle storie bibliche, ma il sorgere della fede, in ultima analisi, non dipende da tutto questo. E’ una esperienza, il dono di un istante, che vale la vita eterna.
 
3. Infine, non presente nel racconto evangelico, c’è nel quadro, l’oste e la mensa da lui apparecchiata e traboccante di doni.
Nell’arco di un istante, da spettatore del tutto casuale, egli diviene destinatario della testimonianza di Cristo da parte dei discepoli.
La Cena non è frugale. Il cibo è sovrabbondante. Osservate il cestino di frutta che sporge dal tavolo! La frutta sta letteralmente precipitando "fuori", come traboccano i frutti da una cornucopia. L’immagine non si fissa sul pane (quante interminabili e talvolta oziose discussioni sono state fatte sul pane e sul vino!) ma sui frutti dello Spirito che ti/ci vengono porti, proprio come la ricca testimonianza è offerta all’oste.
Bellissima questa rappresentazione della Cena che non è più l’ultima cena di Gesù  coi discepoli, nella sala di sopra, ma è, adesso, la prima Cena offerta al mondo e a te.
 
Il quadro pone  un interrogativo per ciascuno.
In che "posizione" sei rispetto in questo momento cruciale?
Sei un discepolo deluso?
Conosci la Bibbia che hai letto da quando eri bambino, ma è come se non riuscissi a trovarne più il significato?
Oppure avendo conosciuto e riconosciuto Cristo, fai ancora fatica a sollevarti dalla panca, per compiere quel che è urgente e necessario ora?
Riconosci nella Cena un memoriale, che è molto di più che semplice ricordo? Provi stupore nel riconoscere Colui  che era, é, e che sarà: Jahvè, come il suo stesso nome dice?
Oppure sei capitato qui stamattina, senza sapere neanche perché, ed hai ricevuto, come l’oste, una testimonianza inaspettata, che merita di essere ricordata, perché promette di ri-dare  senso alla vita?
 
Il quadro, come il testo, è un invito al movimento.
- Se sei seduto, alzati. E' ora di andare. 
- Se sei in piedi,  siediti.  E' il momento di ascoltare la sua Parola.
- Se  sei rassegnato, stupisciti di nuovo.
- Se sei stanco, ritrova nuovo vigore.
Cristo ti è apparso. Egli ha tolto il velo dai tuoi occhi, ma è anche scomparso alla tua vista, cioè si è RI-VELATO,  per lasciarti lo spazio, la libertà, il tempo, di vivere la tua vita come un seguace della sua.