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Un culto - Una parola

Testo: Luca 19, 1-10
1 Gesù, entrato in Gerico, attraversava la città. 2 Un uomo, di nome Zaccheo, il quale era capo dei pubblicani ed era ricco, 3 cercava di vedere chi era Gesù, ma non poteva a motivo della folla, perché era piccolo di statura. 4 Allora per vederlo, corse avanti, e salì sopra un sicomoro, perché egli doveva passare per quella via. 5 Quando Gesù giunse in quel luogo, alzati gli occhi, gli disse: «Zaccheo, scendi, presto, perché oggi debbo fermarmi a casa tua». 6 Egli si affrettò a scendere e lo accolse con gioia. 7 Veduto questo, tutti mormoravano, dicendo: «È andato ad alloggiare in casa di un peccatore!» 8 Ma Zaccheo si fece avanti e disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; se ho frodato qualcuno di qualcosa gli rendo il quadruplo». 9 Gesù gli disse: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, poiché anche questo è figlio d'Abraamo; 10 perché il Figlio dell'uomo
è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto».

Meditazione 1: la curiosità
Zaccheo cercava di vedere chi era Gesù, ma non poteva a motivo della folla, perché era piccolo di statura. Allora per vederlo, corse avanti, e salì sopra un sicomoro, perché egli doveva passare per quella via.
 
La curiosità è senza dubbio una delle più importanti caratteristiche dell’essere umano. La curiosità porta i bimbi ad esplorare, a provare, a sperimentare. Se non si ha curiosità nulla è stimolante e nulla può essere appreso in forma autonoma. La curiosità prelude all’apprendimento. A volte è una spinta tanto forte che può portare a fare cose pericolose, come sanno molto bene genitori e nonni di bambini piccoli. Ma lo sappiamo anche come lettori della Bibbia. La spinta ad andare oltre, a trasgredire fu anche di Adamo ed Eva che vollero conoscere il frutto sul quale erano stati messi in guardia e lo fecero perché quel frutto, proprio quello, era bello da vedere, buono da nutrirsi, desiderabile per acquisire conoscenza (Genesi 3, 6). Insomma la curiosità è una spinta importante per la conoscenza ma ha un carattere ambivalente. Così avviene per la scienza. Non ci sarebbe scoperta scientifica senza la spinta ad andare oltre i propri limiti. Ma questa spinta ad andare oltre può essere pericolosa e produrre disastri come dimostra il progresso dell’industria delle armi che produce armi sempre più micidiali. Anche nella Bibbia la curiosità è ambivalente. C’è quella di Adamo ed Eva ma c’è anche quella di Mosè. Lui sulla montagna di Oreb vide un cespuglio in fiamme che il fuoco non riusciva a consumare e allora si avvicinò “per vedere questa grande visione e come mai il cespuglio non si consumava” (Esodo 3, 3).
Essere curioso in quel caso lo portò ad avvicinarsi a Dio che lo incontrò e gli parlò e nulla fu più come prima nella sua vita personale e nella sorte del suo popolo, schiavo in Egitto.
Ecco, Zaccheo è curioso, vuole vedere Gesù ma è piccolo di statura. Molto raramente la Bibbia dà al lettore particolari sull’aspetto fisico dei personaggi. Se ci pensate di Gesù non offre alcuna descrizione. Da questo punto di vista la nostra umana curiosità resta inappagata. Ma di Zaccheo si dicono varie cose oltre il nome: è piccolo di statura ed è il capo dei pubblicani, cioè degli esattori delle tasse per conto dei romani ed è perciò molto ricco. Era ricco e molto basso. Cosa porta il ricco Zaccheo a lasciare il suo posto di lavoro e a “correre avanti” e ad arrampicarsi su un albero per vedere Gesù? Non lo sappiamo. Solo curiosità? O c’era dell’altro? Era già una persona in ricerca? Era insoddisfatto della sua agiata vita di complicità con gli occupanti romani? Noi non lo sappiamo. Quello che sappiamo è che le sue azioni dimostrano che ha chiaro l’obiettivo: vuole vedere Gesù e per questo agisce per superare la sua bassa statura, noncurante del ridicolo che le sue azioni avrebbero potuto produrre nella gente. Zaccheo conosce i suoi limiti, non li nasconde, fa qualcosa per superarli, sale su un albero per vedere Gesù. E’ curioso... e non solo.

Preghiera della bassa statura
Siamo uomini e donne di bassa statura. Bassa statura politica,
in un momento che richiederebbe visione e coraggio.
Bassa statura morale,
in un momento in cui sarebbe importante
dare un buon esempio
alle nuove generazioni.
Bassa statura spirituale,
giacché siamo divenuti incapaci di una fede
salda e semplice.

Questa mattina ci arrampichiamo
sull'albero della Parola,
per avere un orizzonte più lungo;
per comprendere meglio
in senso della nostra fede; per ritrovare la passione per la giustizia e il bene comune.
Riceviamo la buona notizia
di essere elevati alla statura di Cristo ma solo per il dono della tua grazia. Vieni, Signore, e abita in casa nostra Amen

Inno: Aprimi gli occhi del cuore 103 (CR)

Meditazione 2: la grazia
Gesù alzati gli occhi gli disse: “Zaccheo scendi presto perché oggi debbo fermarmi a casa tua”

Quest’aspetto della nostra storia è la più spiazzante. Zaccheo voleva vedere Gesù ma Gesù aveva già visto lui, lo chiama per nome, si invita a casa sua. Diceva Pascal che Dio ci dice: “Tu non mi cercheresti se non mi avessi già trovato!”. Ed è sicuramente così: Zaccheo cerca Gesù perché intuisce che proprio in Gesù ci sia la svolta della sua vita. Quindi lo cerca per averlo già trovato. Ma noi ci sentiamo di dire anche di più: Proprio quando cerchiamo Dio ci accorgiamo che è Lui ad averci già trovato. Dunque “Tu non mi cercheresti se IO non ti avessi già trovato”.Ed è quello che accadde a Zaccheo che voleva vedere Gesù ma Gesù non solo vide Zaccheo e lo chiamò per nome ma si invitò a casa sua, spiazzando ogni aspettativa, andando oltre ogni possibile desiderio dello stesso Zaccheo. Gesù acclamato come “Figlio di Davide”, cioè come messia atteso, potenziale eroe nazionale, si invitava a casa di un nemico della nazione. Quello che è detto con una sola frase nel testo - “E’ andato ad alloggiare in casa di un peccatore” - è sintomo di una critica pesante verso Gesù che in quel momento avrà coinvolto tanti. Molti avranno girato le spalle a Gesù e borbottando se ne saranno andati a casa senza dubbio.
Ma il Regno di cui Gesù era Re non esclude nessuno, nessuno davvero. E la proposta di Gesù a Zaccheo lo dimostra. Mentre cerchi di conoscere Gesù, ti accorgi che Lui ti stava cercando chissà da quando tempo e ti cercava perché voleva venire a casa tua. Vuole venire a trovarti là dove vivi, vuole varcare la soglia di casa tua, vuole conoscerti, stare con te, vivere con te.
E’ quello che accade. E’ accaduto a Zaccheo, è accaduto a tanti, tantissimi, anche a me, anche a te. E accade ancora. E’ l’ora della Grazia che illumina la nostra vita: Zaccheo - ma mettiamo pure il nostro nome - scendi presto, debbo fermarmi a casa tua.

Inno: Immensa grazia 33 (CR)

Meditazione 3: il coraggio
Zaccheo si fece avanti e disse al Signore: “Ecco Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; se ho frodato qualcuno di qualcosa gli rendo il quadruplo”.

E quando Gesù varca la soglia della nostra casa c’è un rivolgimento nella nostra vita e qualcosa di definitivo accade. Qualcosa che cambia tutto. Il testo ci dice che Zaccheo si fece avanti. Ecco abbiamo in questa frase individuato la terza parola di questo testo. La prima era “curiosità”, la curiosità che spinge a conoscere Gesù, a riconoscere e superare i nostri limiti per farlo. Per Zaccheo fu la sua statura ma anche la sua posizione sociale. E l’obiettivo della sua curiosità: voleva vedere Gesù. La seconda parola è la grazia, quell’iniziativa di Gesù che ci anticipa, ci supera, ci spiazza. Ma soprattutto ci accoglie senza condizioni. Gesù si invita a casa di Zaccheo incurante del fatto che la sua cattiva fama potesse coinvolgere anche lui stesso e Gesù potesse essere etichettato come amico dei peccatori. La terza parola che riassume questo “farsi avanti” di Zaccheo è “coraggio”. Farsi avanti per rendere pubblica la sua decisione di cambiare, di essere trasformato dalla grazia di Dio non è facile. Rendere pubblico il cambiamento di vita, la trasformazione che sentiamo già in azione nel nostro cuore è un atto coraggioso. Perché un impegno preso e non mantenuto aumenterebbe la nostra vergogna e la renderebbe pubblica. Dunque non ci vuole solo coraggio nel cambiare ma anche nel non nascondere la nostra trasformazione e le nostre intenzioni. E quali erano le intenzioni di Zaccheo? Dare la metà dei beni ai poveri e risarcire 4 volte tanto coloro che lui aveva frodato. In questo c’è nascosto un altro aspetto del coraggio della nuova fede di Zaccheo. Lui dice “se ho frodato qualcuno” e in questo “se” c’è la sua difficoltà a riconoscere le vittime dei suoi abusi. Sa di aver frodato ma non sa chi, quando e quanto. Dunque Zaccheo è disposto a restituire ma per restituire deve incontrare le sue vittime, deve ascoltarle, deve guardarle negli occhi, deve fidarsi dei loro racconti e dei loro conti. E’ una rivoluzione per Zaccheo ed è una rivoluzione pubblica. Per questo ci vuole coraggio.

In questa piccola frase c’è il cuore di cosa significa pentimento, in ebraico “shub”, ritorno, cambiamento di direzione.

E questo episodio è anche il cuore di quella che oggi chiamiamo “giustizia rigenerativa”, quel tipo di giustizia che non si accontenta di punire il colpevole infliggendo anni di carcere, ma che cerca di far incontrare le vittime con i loro carnefici e di rigenerare entrambi: i perpetratori, rendendoli coscienti del male commesso, portandoli al pentimento e quando è possibile alla riparazione, e le vittime, guidandole in un processo in cui esprimere il loro dolore e liberarsi da paralizzanti sentimenti di vendetta.

Alla fine di questo episodio la gioia è veramente grande e si esprime in questa frase di Gesù che arriva dolce alle nostre orecchie:
«Oggi la salvezza è entrata in questa casa, poiché anche questo è figlio d'Abraamo; perché il Figlio dell'uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto».Zaccheo era figlio di Abramo, ecco la notizia che udì Zaccheo dalla bocca di Gesù, figlio della promessa, figlio di benedizione. Lui lo aveva dimenticato, lo aveva contraddetto con il suo comportamento, aveva tradito il popolo e il suo Dio. Ma Dio non l’aveva dimenticato. Dio non ci dimentica mai, né ci tradisce, nonostante noi. Per questo mandò Gesù a Gerico a chiamare Zaccheo arrampicato su un sicomoro e manda il suo Spirito oggi anche in mezzo a noi. Se siamo qui per curiosità oggi Dio non disprezza il nostro affacciarci ma vuole stupirci. Ha bussato tante volte alla nostra porta e noi nemmeno l’avevamo sentito. Gesù parla con noi, pronuncia il nostro nome, non si vergogna di noi, ci riconosce. E’ pura grazia! E’ qui che ci vuole coraggio! Il coraggio di dire: ora che mi sono fatto/a trovare da te, ti prego trasforma la mia vita con gesti e atti concreti che mi costino. Ho compreso che non sono un figlio di nessuno, sono anch’io figlio e figlia della promessa, parte del popolo di Dio. La gioia mi inonda. Gioia è la sorella gemella della parola “salvezza”.