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Viva la libertà!

Testo: Galati 5: 1

Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi;
state dunque saldi e non vi lasciate porre di nuovo sotto il giogo della schiavitù (5,1)

Quello che vale è la fede che opera per mezzo dell’amore (5, 6b)

La lettura comunitaria della lettera ai Galati è stata un’esperienza bella! Bella perché abbiamo cercato di capire cosa voleva dire Paolo cercando di ricostruire per quanto possibile i contesti. Una lettera importante perché ci offre uno spaccato delle comunità del primo secolo e dei problemi che quelle comunità giovanissime si trovavano ad affrontare. Abbiamo capito dal linguaggio spesso molto duro che Paolo la scrisse soffrendo. Attaccato da persone di cui non sappiamo i nomi, deve ricordare ai fratelli e sorelle di Galazia l’affetto e la stima che li legava all’apostolo dal primo giorno, quando avevano accolto Paolo e lo avevano curato per una malattia con amorevole trasporto.

L’argomento principale è la libertà ed è per questo che questa lettera era lo scritto del Nuovo Testamento preferito da Lutero che la chiamava “La mia Caterina Von Bora”! Sua moglie.
E’ la lettera della libertà “spiata”, cioè la libertà cristiana che qualcuno voleva limitare o addirittura annullare ed è per questo che Paolo se la prende così a cuore.

Qual era il problema detto in poche parole? Alcuni credenti di origine giudaica avevano visitato la chiesa che era formata in gran parte da pagani convertiti e avevano messo in discussione un aspetto importante della predicazione di Paolo, cercando di convincere la comunità che la circoncisione fosse necessaria per conservare la comunione con le altre chiese di origine giudaica.
Ecco il problema dibattuto con passione nelle comunità delle origini: bisogna diventare giudei per diventare (o per restare) cristiani? O è sufficiente la fede in Cristo? Detto così è ovvio che il problema sembra non riguardarci più. Nessun cristiano proporrebbe la circoncisione ai nostri uomini con una qualche probabilità di successo!!!! Ma andando più in profondità quale era il grave pericolo che Paolo intravvedeva in questa proposta? Paolo non aveva certo paura di proporre ai cristiani qualcosa di costoso in sé. Non era per questo che aveva reagito in modo così forte. No! Lui aveva timore che fosse messa in discussione la croce di Cristo come rivelazione dell’amore di Dio e unica fonte di salvezza. Scrisse a un certo punto: “Io non annullo la grazia di Dio, perché se la giustizia si ottenesse per mezzo della legge, Cristo sarebbe dunque morto inutilmente”.

Dio è sempre l’origine e il fondamento della libertà dell’uomo e della donna.
Lo fu al principio nel giardino dell’Eden.
Lo fu nell’esodo prendendo l’iniziativa per liberare il popolo d’Israele dalla schiavitù d’Egitto.
E lo fu con Cristo che Dio mandò nel mondo per liberare non solo Israele ma tutto il mondo dal peccato e dalla morte. L’obbedienza alla legge di Mosè, simboleggiata dalla circoncisione, non avrebbe potuto aggiungere nulla a ciò che in Cristo era già pienamene compiuto.
Paolo si fa custode di quella libertà che solo la fede, la fiducia totale e assoluta in Cristo rende possibile.
Ma libertà da che? Libertà da chi? Libertà per che cosa? La libertà si declina in molti modi.

Libertà da che?
Possiamo dire prima di tutto libertà dal peccato. Una volta ho conosciuto una donna, un’insegnante coscienziosa, dedita ai suoi giovani alunni del Carcere minorile. Lei mi disse una volta che viveva una vita di tristezza profonda perché si sentiva sempre in colpa. Forse oggi è un’eccezione, non so. Forse viviamo un’epoca in cui si è poco consapevoli delle proprie colpe o almeno si fa finta che sia così. Eppure uno sguardo introspettivo serio porta a galla questi pesi che a volte si fanno insopportabili. Ecco, credere all’amore di Cristo sulla croce significa mettere ai piedi della croce il peso dei nostri scrupoli, il peso dei nostri errori, dei nostri fallimenti. E’ un atto di fiducia profondo che può compiersi nella contemplazione della croce. Basta una preghiera, un affidamento, assoluto, totale. Io dissi alla mia amica: “ Nulla, neanche la tua colpa può mai essere più grande dell’amore sovrabbondante di Dio”. Solo credere in questo può portare la pace. Può cambiarci la vita, trasformarla completamente. Liberarla.
Ma è libertà anche dal rancore, dal desiderio di vendetta. Anche il torto ricevuto può diventare un peso grandissimo. E invece nel Cristo crocifisso il perdono ricevuto può diventare perdono donato. Se riceviamo il primo a cuore aperto, il secondo sboccerà in noi quasi spontaneamente. Il perdono è uno dei frutti più succosi, più profumati della grazia. Ti perdono perché sono stata perdonata.
E poi libertà dalla paura. Solo se non ci sentiamo più incatenati al nostro passato e ai nostri errori, solo se il rancore non ci paralizza siamo liberi di agire e di decidere. Sappiamo che possiamo sbagliare, sappiamo che possiamo di nuovo cadere ma non siamo bloccati. Abbiamo fiducia in Cristo che ci aiuterà a rialzarci.

Libertà da chi?
Libertà da se stessi in primo luogo e libertà dalla dipendenza degli altri.
Nel seminario che il past. Volpe ha tenuto sabato della scorsa settimana lui ci ha presentato nei miti di Narciso e Eco due tipi umani. Narciso che si innamora della sua immagine e la ninfa Eco che è sempre dipendente da altri in quello che dice.
Libertà da se stessi, cioè libertà dal proprio egocentrismo per il quale sono sempre continuamente io, il mio benessere, la mia famiglia, il mio interesse al centro delle mie preoccupazioni.
E anche all’opposto libertà dal conformismo, libertà dal dipendere da altri, dalle loro critiche, dal loro parere, dal loro modo di pensare, liberi dalle mode e dalla maggioranze. Liberi dal trend dominante.
Né totalmente centrati su di noi, né totalmente decentrati fino a sparire.
Narcisismo e Eco-ismo sono entrambi schiavitù e segni di infantilismo.
Quando Paolo parla di libertà parla di una condizione pienamente possibile solo nella maggior età. Nell’infanzia  si ricevono direttive a cui obbedire. La libertà che viene da Cristo invece si riceve come un’eredità e va amministrata con responsabilità.
Un esempio semplice ma efficace è venuto fuori dalla condivisione in gruppo. Una sorella per educare i suoi figli a rendersi utili in casa mette dei fogliettini sugli elettrodomestici con le sue direttive. Per esempio: mettere in funzione o svuotare la lavastoviglie. Oppure: apparecchiare o sparecchiare la tavola o altro. Ecco la libertà adulta nell’amore l’ha vista spuntare quando un bel giorno ha constatato che alcune cose venivano eseguite senza bisogno di mettere più foglietti in giro per casa. La libertà è quando non hai più bisogno dei “bigliettini” (cioè nel linguaggio paolino, non si ha più bisogno di leggi e precetti)  per servire gli altri nell’amore.

E questo ci porta al terzo punto: libertà per cosa? La risposta può sembrare paradossale ma è questa: libertà per servire! Lutero enunciò nel 1520 nel suo libro “La libertà del cristiano” proprio questa verità paradossale. Riascoltiamola:
Un cristiano è un libero signore sopra ogni cosa e non è sottoposto a nessuno.
Un cristiano è un servo volenteroso in ogni cosa e sottoposto ad ognuno.
E ancora:
“Un cristiano vive non in se stesso, ma in Cristo e nel suo prossimo: in Cristo  per la fede; nel prossimo nell’amore. Per la fede sale al di sopra di sé in Dio; da Dio torna a scendere al di sotto di sé per l’amore; e rimane pur sempre in Dio e nel divino amore. (…) Ecco, questa è la vera libertà spirituale, cristiana, che fa libero il cuore da tutti i peccati, le leggi e i comandamenti; che supera ogni altra libertà, come il cielo la terra”.

La libertà è una vocazione ed è un cammino. La libertà la si può ricevere come una grazia immeritata ma la si può anche perdere sia perché diventiamo troppo concentrati su noi stessi, sia se diventiamo troppo dipendenti dagli altri. Per questo bisogna vigilare.
Ci sarebbe ancora tanto da dire ma dico ancora solo una cosa che in gruppo abbiamo sottolineato: l’epistola ai Galati fu scritta a una comunità, quindi la libertà non ha solo una dimensione individuale ma ha un’ineludibile dimensione comunitaria. Noi tutti, fratelli e sorelle, siamo accomunati da questa libertà che Cristo ci offre con il suo amore. Una libertà che ci rende pieni di gioia e che dobbiamo apprezzare tutti i giorni ma della quale non dobbiamo abusare. A questo proposito ascoltiamo ancora un altro testo prezioso da questa lettera:
6, 13 Perché, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un'occasione per vivere secondo il vostro egoismo, ma per mezzo dell'amore servite gli uni agli altri; 14 poiché tutta la legge è adempiuta in quest'unica parola: «Ama il tuo prossimo come te stesso».