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Bzzz Bzzz... il prodigio della zanzara

Testo: Genesi 9,9-17

Bzzzzz, bzzzz, bzzzz, 

prov… prov… prova microfono…

Non è una questione tecnica. E’ un prodigio.

Io sono una zanzara e per un portento del Creatore, mi è data facoltà, per il lasso di tempo di questa meditazione di leggere, comprendere e annunciare la Parola di Dio, per quanto questo mi sia dato dallo Spirito.

La cosa a quanti hanno dimestichezza con la Scrittura non dovrebbe sorprendere. 

E’ documentato biblicamente l’esempio del serpente nell’Eden e di un’asina, quella di Balam, alla quale fu concessa la parola da parte di Dio. E da allora, ma questa è una battuta nota, molti altri somari hanno parlato in nome suo.

Lo so che per voi umani sono un insetto fastidioso, ché specie nelle notti estive ma ancora in questa stagione, vengo a disturbare il vostro sonno. Fastidioso e anche pericoloso, se si considera che con le mie punture, ancora oggi, mieto milioni di vittime. Qui, in verità, le responsabilità sarebbero da chiarire. Io sarei anche pronta ad assumermi la mia parte, ma visto che di malaria e malattie simili si muore quasi solo nei paesi poveri, devono esserci anche altri responsabili.

 

Lo so che non ricevete con molto favore che la Parola di Dio vi sia porta questa mattina per bocca di una zanzara. Dovendo accettare una bestia, avreste preferito forse un animale domestico, un cane un gattino. Ma non sapete quale pericolo avreste corso se avesse davvero preso la parola uno di questi animali che frequenta da anni casa vostra. 

 

In alternativa avreste accettato un animale della savana: una giraffa, un elefante, oppure un bellissimo esemplare di tigre del Bengala. Embè, che volete farci, dovete arrangiarvi con me, insondabile mistero dei prodigi divini. Consolatevi col fatto che anche io sono tigrata!

Perché è vero, mettiamo le carte in tavola, non solo mi considerate fastidiosa, ma addirittura nutrite a tratti un sentimento di odio puro verso di me. Godete, nel cuore della notte, a vedermi schiacciata contro un muro.

 

Eppure io sono ecumenica e inclusiva. La gente ti giudica dal ceto sociale, dai soldi che hai, da come vesti, dal colore della pelle e da chi frequenti. Io no. Non faccio distinzioni tra uomini e donne, tra neri e bianchi, tra etero e omo, e tra cattolici e ortodossi. E mi vanno bene perfino i protestanti notoriamente di pelle molto dura.

 

Ma veniamo al nostro testo, anche se, a vostra insaputa, io ho già cominciato a farne l’esegesi.

Dio stabilisce un “patto” con tutti gli esseri umani, ma anche, e questa è odore di plasma alla mia proboscide, con tutte le creature viventi. Col-nefesh ha-hayat e col-basar, non sono semplicemente “tutte le anime” e “ogni carne”, ma una maniera per designare ogni creatura vivente, ogni creatura che ha respiro.

Lo so che la sola idea vi indigna, ma non posso farci niente. E’ così.

Vi indigna perché da sempre vi considerate superiori al resto della creazione, col pieno diritto di disporne come meglio preferite, non semplicemente per i vostri bisogni fondamentali, ma anche per il vostro diletto, e mi riferisco ad esempio al gusto con cui praticate la caccia o svolgete pratiche ludiche come la corrida.

Un patto per la salvezza di tutti da ogni “tentazione” divina di ripetere il diluvio.

Dunque, capite bene, voi non vi salvate dalle zanzare, ma voi vi salvate assieme a loro…

 

Non siate raccapricciati dall’idea di vivere in eterno, nel Regno di Dio insieme con noi.      Vi prometto che se voi smetterete  di nutrirvi del sangue e della vita altrui, anche noi potremmo cambiare preferenze alimentari.

D’altra parte, questo testo richiede un vostro bagno di umiltà, una sobria presa d’atto che siete meno indispensabili di quel che credete. Non vi dispiaccia sentire che voi esseri umani, con tutta la vostra civiltà e tecnologia, siete nella notte dell’universo, meno del ronzio di una zanzara. 

O forse ignorate che siete fatti della stessa sostanza del creato? Avete con gli scimpanzé più del 98% del Dna, (e di questo gli scimpanzé non si lamentano). E quasi la metà del vostro dna lo avete in comune con una banana. Sì, proprio così! Anzi, senza volervi offendere, permettetemi che per il breve lasso di tempo di questo prodigio io vi chiami non esseri umani, come fate voi, ma mezzebanane.

Con i maiali, care mezzebanane, avete affinità genetiche impressionanti. E con questo non voglio fare nessuna facile insinuazione morale sul vostro conto.

 

Ma non fatemi distrarre dal testo…

Dicevamo un patto di Dio con tutte le creature viventi. Non solo quelle che ammirate e di cui vi servite, ma tutte. Un patto unilaterale, evidentemente, in cui Dio è il contraente, ma anche colui che lo garantisce. Vi pare illogico? Forse, ma questa sembra che sia stata l’unica maniera trovata da Dio per consentire a questo patto di durare. Infatti se fosse dipeso anche da voi, ce ne sarebbe stato non solo per un diluvio, ma per dieci, cento, mille.

Infatti il testo fa capire che Dio stesso è tentato.

Da cosa? Da chi? Dalla ingiustizia umana. Dinanzi alla vostra violenza, dal vostro sangue versato, Egli potrebbe dimenticarsi del patto e decidere di far continuare il mondo senza di voi, perché pare che voi siate meno indispensabili alla vita degli altri di quanto la vita degli altri sia per voi.

Dio stesso, nei versetti appena precedenti aveva dovuto porre un limite al vostro uso del sangue. Si tratta degli animali che dovete macellare con cura, ma anche del sangue dei vostri simili. Perché, ascoltate quello che vi dice una zanzara ispirata: voi fate con gli uomini come con le zanzare. Li dichiarate esseri inferiori e fastidiosi, li tenete lontano da voi con barriere fisiche, con ogni sorta di zanzariere, e poi, verso quelli che riescono egualmente a introdursi in camera vostra, non mostrate alcuna pietà. Dimenticando che il sangue delle zanzare non è altro che il vostro sangue…

Dunque Dio ha bisogno lui stesso di un promemoria di questo nuovo “Berit”. Egli o ella guarderà all’arco deposto tra le nuvole e si ricorderà della sua misericordia, proprio quando stava sul punto di perdere la pazienza. Perché questo è il patto fondato non sulla vostra giustizia, ma sulla sua benignità. Egli ha deposto l’arco, si è disarmato in nome dell’amore, della grazia.

Lo so che a questo punto la vostra domanda, quella religiosa, da cui non riuscite proprio a trattenervi è : “e noi? Cosa dobbiamo fare, noi? Dobbiamo offrire qualche sacrificio? Dobbiamo elaborare qualche particolare liturgia? Dobbiamo assumerci una nuova strategia etica per la difesa del creato?”

Mi dispiace, ma dal testo risulta chiaro che voi non dovete fare niente. Ecco, è meglio che non fate niente. 

Non dovete fare niente: né tagliare boschi, né fare buchi nella terra, trivellandola. Non dovete fare niente: né continuare a bruciare carbone, né inquinare l’ aria, la terra, le falde acquifere o dare fuoco alle foreste. In questo patto voi avete il dovere di non far nulla. Non cementificare, non sradicare, non saccheggiare, non estrarre, non bruciare, non consumare, non speculare.

Lo sappiamo bene zanzare che per la civiltà dell’homo faber, questo non far nulla è il più difficile dei comandamenti. Allora, tanto per cominciare, potreste astenervi da qualcosa che è ben più minaccioso del diluvio e di ogni terremoto ed eruzione vulcanica mai solo minacciata: potreste semplicemente e finalmente smettere di fare la guerra.

Poi, caro Mezzabanana, lo dico ad alcune Mezzebanane tra voi che sono perfino diventati capi di Stato, sarebbe il caso di rispettare quell’accordo di Parigi, per contenere l’innalzamento del clima al di sotto dei due gradi centigradi, perché ricordatevi, vi salverete solo insieme alla creazione e non a suo discapito.

 

Lasciate che vi ricordi, infine, ciò che quel testo non dice, ma che è scritto altrove: quell’arcobaleno, nel Nuovo Patto, ha per voi cristiani, un nome. La croce di Cristo è il luogo del disarmo divino e di un patto eterno basato sulla misericordia. Un patto di grazia, anzi di Sola Gratia!

Dal modo di stare al mondo di quel nazareno, potete apprendere una modalità nonviolenta e ecosostenibile dell’essere umanità.

Lui vi ha insegnato che quando entrate nella cameretta per parlare a tu per tu con Dio, vi rivolgiate a lui dicendo “Padre nostro”. E nel “nostro” ci sono tutti: il prossimo simile, il prossimo diverso, il connazionale e lo straniero, il correligionario e quello che adora in modo diverso. E adesso, spero abbiate capito che ci sono anche gli animali, i pesci, i rettili, le creature degli abissi, gli insetti e tra questi anche io.

Temo che qualcosa del prodigio stia venendo meno. La voce, la voce…

Prova microfono, prova, prov, pro, bzzz, bzzz, bzzz.

 

Bzzzzz.